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Ziziphus lotus (L.) Lam.

 

Famiglia: Rhamnaceae

 

Forma biologica: P caesp

 

Descrizione: Arbusto molto ramificato, a zig-zag, alto sino a 3 m, con due spine per nodo, lunghe sino a 1,2 cm. Le foglie sono di 11-24 X 7-16 mm, alterne, caduche, ovato-ellittiche, oscuramente dentellate o crenate verso l'apice, con breve picciolo, glabre, coriacee. L'infiorescenza è in piccole cime o in glomeruli ascellari. I fiori sono ermafroditi, 5meri, verdi-giallastri. Il frutto è una drupa di 1-2 cm, elittica, giallo-rossastra.

 

Biologia: Fiorisce tra maggio e luglio.


Ecologia: Pietraie aridissime, incolti (0-300 mslm).

 


 

Corologia: Sudmedit.-Sahariana.

 

Distribuzione nazionale: Sicilia.

 

Distribuzione regionale: Raro, solo nei pressi di Palermo a Monte Pellegrino, inoltre a Mazara del Vallo e nel Siracusano.

 

Si tratta di una specie tipica delle zone aride del Nord Africa, dove si spinge sino alle regioni sahariane, del Medio Oriente e della Penisola Arabica. E' invece molto rara in Europa dove risulta segnalata unicamente nella Spagna meridionale (nei pressi di Almeria in Andalucia), in Grecia, a Cipro e in Sicilia. Il suo indigenato in Sicilia resta controverso, in quanto la specie attualmente si rinviene in maniera estremamente frammentaria in contesti alquanto antropizzati e sotto condizioni bioclimatiche piuttosto mesiche per la specie, soprattutto per quanto riguarda la stazione in cui la specie raggiunge la sua maggiore concentrazione e cioè il versante nord-occidentale di Monte Pellegrino (Addaura). La sua coltivazione potrebbe essere stata giustificata dall'utilizzo come porta innesto per il giuggiolo coltivato (Ziziphus jujuba Mill.), come pianta da frutto o da siepe, forse introdotta dagli Arabi. A sostegno del suo indigenato vanno considerati gli aspetti fitogeografici, del tutto compatibili con la presenza naturale della specie nell'isola, la notevole vitalità mostrata dalle popolazioni attuali e il fatto che la specie fosse stata osservata in Sicilia ed in particolare nella stazione di Monte Pellegrino già alla fine del 1600.

Copyright © 2012​

Foto e testo di Salvatore Cambria

cambria_salvatore@yahoo.it

 

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