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Distretto Catanese

Questo piccolo distretto si identifica con il corso del Simeto, il principale fiume isolano per estensione del bacino idrografico che nasce sui monti Nebrodi per sfociare nel mar Ionio poco a sud di Catania. I substrati sono prevalentemente argillosi o vulcanici in un territorio con scarse elevazioni e comprendente la piana di Catania, la più grande pianura della Sicilia. L’area, intesamente popolata, risulta dal punto di vista naturalistico decisamente compromessa sia nelle zone costiere che all’interno.

Clima

Il clima varia lievemente secondo la distanza dal mare, ma in genere presenta dei valori pluviometrici annui di 450-650 mm, mentre le temperature annue si attestano intorno i 16-18° C. E' inoltre l'area in cui sono state registrate le più alte temperature europee, con un picco di quasi 49°C a Catenanuova.

Endemismi esclusivi del distretto Catanese

Limonium catanense, Linum catanense.

 

Specie non endemiche in Sicilia esclusive del distretto Catanese

​Carduus acicularis, Cerastium diffusum subsp. gussonei, Corispermum leptopterum, Crucianella latifolia, Dichantium  ann_

1. LA FASCIA TERMOMEDITERRANEA

Tutto il distretto può essere riferito al bioclima termomediterraneo. L'originaria copertura forestale è riferibile al querceto caducifoglio termofilo dell'Oleo-Quercetum virgilianae, che però  è stato integralmente sostituito da vari aspetti di degradazione.

 

1.1 Il litorale sabbioso

L’area costiera annoverava in passato una flora particolarmente interessante per la presenza di alcune specie rare a livello regionale come Juniperus phoeniea, Linum catanense e Limonium catanense, tutte ormai estinte dall’area. La flora psammofila si conserva solo alla foce del Simeto e del San Leonardo, benchè si tratti comunque di aspetti molto degradati. Superata la zona abiotica, si insediano le  comunità   pioniere  del  Salsolo-Cakiletum maritimae,  del  Salsolo-Euphorbietum

 

 

 

Etna visto dalla spiaggia alla foce del Simeto

 

paraliae o del Cakilo-Xanthietum italici, a cui seguono verso l'interno le formazioni tipiche delle dune embrionali, rappresentate dal Cypero mucronati-Agropyretum farcti. Ad Agropyron junceum si associano diverse entità anche abbastanza rare come Ipomea imperati, Sporobolus arenarius, Matthiola sinuata, Cyperus kaIli, Othanthus maritimus, Launaea resedifolia, Eryngium maritimum, Pancratium maritimum, ecc.. Segue sulle dune un pò più stabili il Medicagini marinae-Ammophiletum australis. Nella zona retrodunale si insedia invece il Centaureo-Ononidetum ramosissimae.  Nelle schiarite di questa formazioni, talvolta si insediano aspetti terofitici riferibili all'Onobrychido-Cerastietum gussonei, differenziato dalla presenza del raro Cerastium gussonei. La macchia di Juniperus macrocarpa, che originariamente doveva occupare le dune più consolidate. è ormai del tutto scomparsa.

ulatum, Ipomea imperati, Leontodon muelleri, Ononis pubescens,  Puccinellia fasciculata, Stenotaphrum secundatum, Valerianella rimosa.

Dune alla foce del San Leonardo                                                                                            Lembi di Agropyretum alla foce del San Leonardo

Dune alla foce del Simeto                                                                                                        Centauretum sonchifoliae alla foce del Simeto

 

 

1.2 La vegetazione della costa rocciosa

Sulle coste rocciose si rinvengono aspetti molto impoveriti dominati da Crithmum maritimum, spesso invasi da piante nitrofile. In questi ambiti, vicino Catania, cresceva l'ormai estinto Limonium catanense. Nei tratti costieri rocciosi più disturbati, generalmente vicino i centri abitati, si insedia il Centauretum sonchifoliae, una cenosi nitrofila dominata da Centaurea sonchifolia, che predilige i substrati vulcanici.

 

1.3 Gli ambienti salmastri costieri

In passato lungo il tratto di costa compreso tra la foce del Simeto e del S. Leonardo si sviluppava un esteso ambiente umido, ormai ridotto a dei piccoli pantani posti nella zona retrodunale della foce del Simeto. La vegetazione sommersa è rappresentata solo da rari popolamenti di Potamogeton crispus. Verso l'interno del pantano, sulle superfici inondate per periodi prolungati, si insedia l'Arthrocnemo-Salicornietum emerici, un popolamento quasi monofitico di Salicornia emerici. In situazioni simili, ma con una maggiore presenza di cloruri, si rinviene l'Aeluropo lagopoidis-Sarcocornietum perennis, cenosi differenziata dalla presenza di Sarcocornia fruticosa e Aeluropus lagopoides. Sulle superfici sommerse per un periodo più breve, le precedenti sono sotituite dall'Arthrocnemo-Juncetum subulati, dove prevalgono Arthrocnemum glaucum, Juncus subulatus, Limonium narbonense e Suaeda vera. Sui substrati argilloso-limosi soggetti a brevi periodi di inondamento, si sviluppa il Festuco-Agropyretum pungentis, dominato da Elytrigia atherica  e Festuca arundinacea, a cui si associano Limonium narbonense, Juncus subulatus, Inula crithmoides, Halimione portulacoides. In stazioni periferiche, solo raramente interessate da inondamento, si sviluppa l'Agropyro scirpei-Inuletum crithmoidis, differenziato da Agropyron scirpeum, Inula crithmoides e Halimione portulacoides. In condizioni di maggiore disturbo, su superfici che sono inondate solo molto raramente, si insedia l'Halimonio-Suaedetum verae, dove dominano Halimonio portulacoides e Suaeda vera, a cui si accompagnano Limonium narbonense, Trachynia distachya, Hordeum leporinum, Moricandia arvenisis e Carlina lanata. Nelle depressioni retrodunali soggette a ristagno prolungato, si sviluppa lo Juncetum maritimo-acuti, dove prevale Juncus acutus, a cui si accompagna Juncus maritimus, Aster tripolium, Carex estensa, Holoschoenus australis, Limonium narbonense e Inula crithmoides. Nelle stazioni sottoposte a ristagni particolarmente lunghe di acque debolmente salse, si rinviene l'Inulo-Juncetum maritimi, differenziato dalla presenza di Inula crithmoides, associata a varie alofite come Limonium narbonense, Aster tripolium, Carex extensa, Sarcocornia fruticosa. Nei tratti più rialzati la precedente è sostituita dal Caricetum divisae, dove prevale Carex divisa. Nelle depressioni retrodunali più profonde, si sviluppa l'Holoschoenetum globiferi, dove domina Holoschoenus globifer, accompagnato da Juncus maritimus e Juncus acutus. Un altro bacino che in passato aveva un grandissimo rilievo era il Biviere di Lentini, del tutto prosciugato a metà del novecento, è stato poi ricreato pochi decenni dopo e sta lentamente riacquisendo caratteri di naturalità. E' ancora piuttosto interessante la flora sommersa, rappresentata dal Lemnetum gibbae, dove sono presenti Potamogeton pectinatus, Potamogeton crispus, Cerathophyllum demersum ed Utricularia vulgaris.

 

 

 

 

 

 

 

 

​1.4 La vegetazione erbacea

Nelle zone costiere sono diffusi aspetti di prateria riferibili al Ferulo-Hyparrhenietum, che solo nei pressi di Catania sono invase dall'esotico Pennisetum setaceum che permette di ascrivere questi aspetti al Penniseto setacei-Hyparrhenietum hirtae. Gli ampelodesmeti prevalgono nelle aree meno xeriche e sono inquadrabili nel Seselio-Ampelodesmetum mauritanici, ampiamente diffuso in tutta la Sicilia centrale. Gli ampelodesmeti sono invece limitati alle zone più fresche e spesso vedono la presenza di Cynoglossum cheirifolium.

 

 

 

 

 

Praterie con Pennisetum setaceum nell'oasi del Simeto

Ampelodesmeto con Cynoglossum cheirifolium su calcare                                              Etna da Castel di Judica

Etna da Adrano                                                                                                                        Praterie vicino Adrano

1.5 La vegetazione arbustiva

La forma di macchia più diffusa è l'Oleo-Euphorbietum dendroidis, che predilige stazione subrupestri dove rappresenta un aspetto primario, Le formazioni arbustive alo-nitrofile della classe Pegano-Salsoletea, sono rappresentate dal Capparido siculae-Salsoletum oppositifoliae. Si tratta di una cenosi dominata da Capparis sicula, Suaeda vera e Salsola verticillata che si insedia sulle superfici argillose pianeggianti con un buon contenuto di cloruri. In terreni più ricchi di nitrati si insedia l'Atriplici halimi-Artemisietum arborescentis subass. halimionetosum portulacoidis, dove prevalgono Artemisia arborescens, Atriplex halimus ed Halimione portulacoides. Nelle zone collinari su substrati rocciosi quarzarenitici, si rinviene una macchia ascrivibile al Pistacio lentisci-Calicotometum villosae, che di norma si insedia nella fase post incendio. Prevalgono Calicotome villosa e Pistacia lentiscus, a cui si accompagnano Asparagus stipularis, A. acutifolius e Olea europea var. oleaster. Infine sono presenti aspetti di arbusteto dominati da Spartium junceum che tendono a progredire verso la ricostituzione della foresta.

2. LA VEGETAZIONE AZONALE

2.1 La vegetazione ripariale

Il Simeto presenta diversi interessanti aspetti di flora ripariale, rappresentati da formazioni di ripisilva e da aspetti dominati da elofite. Fra quest'lutimi la cenosi più diffusa è il Phragmitetum communis, che si presenta come un denso popolamento di Phragmites australis ed è presente nel tratto terminale del fiume e in alcuni canali laterali. Nei tratti impaludati, con acque più profonde, si sviluppa il Scirpo-Phragmitetum, dominato da Schoenoplectus lacustris e Typha angustifolia, spesso associati a Phragmites australis. In presenza di un maggiore periodo di sommersione nelle depressinoi più profonde, prevale Typha angustifolia che caratterizza il Typhetum angustifoliae. La precedente sui tratti più rialzati è sostituita dal Typho- Schoenoplectetum tabernaemontani, differenziato dalla domin​anza di Schoenoplectus tabernaemontanus, a cui si associano Typha angustifolia, Rumex conglomeratus, Festuca arundinacea e Scirpus maritimus var. compactus. Nei tratti più esterni al corso d'acqua sottoposti a brevi periodi di disseccamento, marginalmente rispetto il Phragmitetum communis, si insedia il Scirpetum maritimo-compacti, caratterizzato dalla presenza di Scirpus maritimus var. compactus, cui si associano Carex otrubae, Phragmites australis, Juncus subulatus, Agrostis castellana.  Sui greti ciottolosi del tratto mediano del Simeto si rinviene una vegetazione glareicola, ascrivibile al Loto-Helichrysetum italici. Nei tratti più a monte si rinvengono invece aspetti glareicoli dominati da specie nitrofile pioniere come Persicaria lapathifolia, Xanthium orientale subsp. italicum, Bidens tripartita, Echinochloa crus-galli, Amaranthus retroflexus, Artemisia verlotorum, Urtica dioica, Symphyotrichum squamatus, ecc. In alcuni tratti con acque basse si insediano praterelli di Paspalum distichum direttamente sull'acqua. Si tratta del Paspalo paspaloidis-Polypogonetum viridis.

Calanchi a Motta Sant'Anstasia                                                                                               Valle del Sieli (Motta S. Anastasia)

Tamaricetum gallicae sul fiume Simeto

 

Sui terrazzi alluvionali più rialzati di natura ciottoloso-ghiaiosa, in condizioni di minore disturbo da parte delle piene del fiume, il Loto-Helichrysetum italici evolve verso formazioni arbustive dominate da Nerium oleander, Spartium junceum, Calicotome infesta, Rubus ulmifolius e Tamarix africana. Questo tipo di vegetazione è riferibile allo Spartio-Nerietum oleandri. Nei siti più xerici, su substrati limoso-argillosi si insedia il Tamaricetum gallicae, dove prevalgono Tamarix africana e Tamarix gallica. Nei tratti in cui l'alveo si alalrga si sviluppano formazioni di ripisilva rappresentate dal Salicetum albo-purpureae, in cui prevalgono Salix alba, Populus nigra, Salix gussonei, Salix purpurea, con un ricco sottobosco di Hypericum hircinum, Rubus ulmifolius, Hedera helix e Calystegia silvatica, Equisetum telmateja, Carex remota, Rumex conglomeratus e Trifolium repens.

 

2.2 I calanchi

La vegetazione tipica dei substrati argillosi è ben sviluppata nell'interno e vede la dominanza delle praterie di Lygeum spartium, riferite al Lygeo-Eryngietum dichotomi. In queste cenosi sono presenti Eryngium dichotomum, Moricandia arvensis, Capparis sicula, Pallenis spinosa, Carlina hispanica ssp. globosa, ecc.. Nei calanchi del settore sud-occidentale dell'Etna si rinvengono particolari formazioni erbacee subaloigrofile riferibili al Chamaemelo fuscati-Leontodontetum muelleri dove domina Trisetaria aurea accompagnata dal raro Leontodon muelleri e al Sphenopo divaricati-Spergularietum diandrae, caratterizzata dalla presenza di Spergularia diandra e Sphenopus divaricatus. Entrambe queste cenosi prediligono le argille inclinate più umide dei calanchi. Sulle argille umide, in contesti molto disturbati, si insediano inoltre aspetti dominati da Dichantium annulatum, una graminacea nord-africana nota in Europa solo ad Adrano. Una comunità dal carattere igrofilo più accentuato è rappresentata dal Puccinellietum gussonei, una formazione dominata dall'endemica Puccinellia gussonei, che predilige i pendii poco acclivi alla base dei calanchi soggetti ad un breve scorrimento d'acqua durante il periodo invernale.

Forre laviche del Simeto

2.3 La vegetazione sinantropica

Nell'area si rinvengonoo diverse cenosi infestanti piuttosto caratteristiche, come il Capnophyllo peregrini-Medicaginetum ciliaris che predilige i campi di grano con substrato argilloso. Le specie più tipiche sono Capnophyllum peregrinum, Medicago ciliaris, Melilotus messanensis, Ranunculus trilobus, Scorpiurus vermiculatus, Medicago intertexta.In condiizoni più mesiche la precedente è sostituita dal Valerianello dentatae-Medicaginetum scutellatae, dove prevalgono Medicago scutellata, Lactuca serriola, Valerianella dentata. Soprattutto nelle colture di leguminose si insedia il Fumario densiflorae-Veronicetum hederifoliae, differenziato da Fumaria densiflora e Veronica hederifolia. Negli agrumeti sono invece frequenti aspetti del Setario ambiguae-Cyperetum rotundi, dove è considerato tipico Cyperus aureus. La precedente negli agrumeti più maturi è sostituita da una cenosi nitro-sciafila come il Fumario-Stellarietum neglectae, differenziato dalla presenza di Stellaria neglecta. Sulle colture di ortaggi prevale invece il Setario glaucae-Echinochloetum colonum. I campi abbbandonati da alcuni anni (soprattutto quelli prececedentemente coltivati a cereali) vengono colonizzati dal Plantago afrae-Galactitetum elegantis, una formazione piuttosto comune nell'area, caratterizzata dall'abbondante presenza di Galactites elegans associata a Plantago afra, Lolium multiflorum, Amni majus, Bellardia trixago, ecc..  In ambiente urbano ai margini di un piccolo corso d'acqua sono inoltre segnalate lo Xantio-Erigeronetum canadensis e l' Airo cupanianae-Bryetum argentei.

 

3. LUOGHI DI PARTICOLARE INTERESSE BOTANICO

1) Foce del Simeto: Ambiente costiero di grande importanza, nonstante la manomissione dell'uomo che ha portato a un cambiamento nella posizione della foce stessa. Sono presenti interessanti formazioni dunali, seguite da rilevanti ambienti umidi e paludi salmastre. Tra le specie più interessanti si ricordano Cerastium gussonei, Damasonium alisma, Centaurea sonchifolia, ecc.

 

 

 

 

 

 

 

 

Foce del Simeto

2) Foce del San Leonardo: Tratto costiero poco a sud rispetto la foce del Simeto, presenta formazioni dunali molto degradate, in cui trova tuttavia spazio Ipomea imperati, nella sua unica stazione italiana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foce del Fiume San Leonardo

3) Calanchi di Adrano: I calanchi posti nel versante meridionale dell' Etna presentano un grande interesse per la presenza di particolari cenosi ricche di entità rare a livello nazionale come Leontodon muelleri e Spergularia diandra.

Calanchi nel territorio di Adrano

 

4) Fiume Simeto: Il Simeto nasce sui Nebrodi per poi sfociare poco a sud della piana di Catania. Lungo il suo corso attraversa ambienti molto diversi come i boschi dei Nebrodi, ripisilve, ambienti aridi dominati da chenopodiacee, sino agli ambienti dunali della foce. Sono presenti rilevanti aspetti ripariali rappresentati da formazioni arboree e ad elofite. Sono inoltre di grande interesse paesaggistico le forre laviche, poste tra Adrano e Paternò, impreziosite dalla presenza del "Ponte dei Saraceni".

Ponte dei Saraceni sul Simeto

 

 

 

​5) Monte Scalpello e calanchi di Centuripe: Interessante biotopo caratterizzato da rilievi costituiti da arenarie e roccie argillose situato a poca distanza dal versante sud-occidentale etneo. Di grande rilievo la flora dei calanchi che annovera specie relativamente infrequenti quali Lavatera agrigentina, Salsola vermiculata, Matthiola fruticulosa, ecc.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Etna da Centuripe

6) Lago di Pozzillo: Si tratta di un ampio bacino artificiale, derivante dallo sbarramento del fiume Salso, situato tra Ragalbuto ed Agira, in posizione panoramica ai piedi dell'Etna. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lago di Pozzillo

7) Calanchi di Agira: Area calanchiva posta nell'ennese, comprendente bassi rilievi facenti parte delle modeste ondulazioni dell'altopiano gessoso-solfifero della Sicilia centrale. Di grande interesse la presenza di Astragalus raphaelis. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Calanchi di Agira

8) Valle del Sieli: Sito posto tra Motta Sant'Anastasia e Misterbianco, interessante soprattutto per le estese formazioni calanchive e la vegetazione ripariale con Tamarix africana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Calanchi della valle del Sieli

Bibliografia

Blasi C. (ed.), 2010 - La vegetazione d'Italia. Palombi & Partner S.r.l. Roma.

Brullo C. et al., 2009- The Lygeo-Stipetea class in Sicily. Annali di Botanica, Roma.

Brullo S.  et al., 2007- A survey of the weedy communities of Sicily. Annali di Botanica, Roma.

Brullo S., Gianguzzi L., La Mantia A., Siracusa G..2008- La classe Quercetea ilicis in Sicilia. Bollettino Accademia Gioenia Sci. Nat.

 

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