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 Distretto Drepano-Panormitano

In questo distretto ricade un territorio molto ampio comprendente diverse piccole catene montuose di natura calcarea (Monti di Palermo, Monti Sicani, Rocca Busambra e I Monti di Trapani), il litorale tirrenico nord-occidentale nonché la porzione più occidentale della costa meridionale ricadente nella provincia di Trapani e l’isola di Ustica. L’altitudine maggiore è raggiunta da Rocca Busambra con 1613 m, seguita da Monte Cammarata (1578 m) cima dei Monti Sicani, mentre i monti di Palermo e Trapani non vanno oltre i 1300 m.  Tutto il territorio si presenta fortemente degradato dal punto di vista forestale, ma conserva comunque un notevole contingente di specie rare e endemiche, talvolta con distribuzione puntiforme, localizzate per lo più sulle rupi calcaree.

Clima

Visto la significativa estensione del distretto, il clima risulta ben diversificato secondo l'altitudine e la distanza dal mare. Le zone costiere presentano un regime termico piuttosto uniforme con temperature medie annue lievemente superiori ai 18 C° Le precipitazioni vanno invece a diminuire verso ovest, passando dai 600 mm di Palermo ai 400 mm della zona sud occidentale tra Marsala e Mazara del Vallo. All'aumentare dell'altitudine le temperature tendono a scendere e le precipitazioni a salire, tuttavia le zone più interne risultano piuttosto secche indipendentemente dall'altitudine,  ad esempio Prizzi ad  oltre 1000 mslm

registra accumuli annuali di soli 500 mm. Le zone più  piovose  sono  invece  localizzate  nei  monti  retrostanti  Palermo con accumuli sino a 1100 mm annui. Valori superiori ai 700 mm si ritrovano anche in alcuni alti rilievi costieri del trapanese.

Endemismi esclusivi del distretto Drepano-Panormitano

Allium panormitanum, Anthemis ismelia, Aria busambarensis, Armeria gussonei, Botriochloa panormitana, Brassica rupestris subsp. hispida Brassica rupestris subsp. monilifera, Brassica tardarae, Brassica trichocarpa, Brassica villosa subsp. bivoniana, Brassica villosa subsp. brevisiliqua, Brassica villosa subsp. drepanensis, Brassica villosa subsp. villosa, Calendula maritima, Celtis asperrima, Centaurea erycina, Centaurea macracantha, Centaurea panormitana subsp. todari, Centaurea panormitana subsp. ucriae, Centaurea panormitana subsp.  umbrosa, Centaurea saccensis, Centaurea sicana, Clinopodium raimondoi, Crepis spathulata, Dianthus borbonicus, Dianthus paniculatus, Erica sicula subsp. sicula, Erodium soluntinum, Eryngium crinitum, Gagea lacaitae, Galium litorale, Galium pallidum, Genista gasparrinii, Helichrysum panormitanus,  Helichrysum preslianum, Hieracium busambarense, Hieracium cophanense, Hieracium lucidum, Isoetes todaroana, Limonium cophanense, Limonium densiflorum, Limonium flagellare, Limonium furnarii, Limonium halophilum, Limonium lylibeum, Limonium mazarae, Limonium melancholicum, Limonium panormitanum, Limonium poimenum, Limonium selinunthinum, Limonium todaroanum, Muscari lafarinae, Ophrys pallida, Ptilostemon greuteri, Pyrus sicanorum, Schoenoplectus philippi, Scilla cupani, Silene crassiuscula, Silene erycina, Silene kemoniana, Silene nefelites, Solenopsis mothiana, Thymus paronychioides, Valantia deltoidea, Verbascum siculum, Viola tineorum, Viola ucriana.

Specie non endemiche in Sicilia esclusive del distretto Drepano-Panormitano

Allium subvillosum, Alyssum siculum, Anemone palmata, Arabis hirsuta, Aristida coerulescens, Bassia laniflora, Buglossoides minima, Calendula arvensis subsp. hydruntina, Cardopatum corymbosum, Carex panormitana, Centaurea aspera, Cephalaria joppensis, Cerastium lacaitae, Chaenorhinum rubrifolium, Cicendia filiformis, Convolvulus cneorum, Crepis spathulata, Cynomorium coccineum, Cyperus michelianus, Damasomium polyspermum, Damasonium bourgaei, Delphinum emarginatum subsp. emarginatum, Desmazeria sicula, Euphorbia bivonae, Filaginella uliginosa subsp. prostrata, Gagea ambliopetala, Gagea chrysantha, Gagea granatellii, Gagea mauritanica, Halocnemum strobilaceum, Helianthemum intermedium, Hippocrepis glauca, Hymenolobus pauciflorus, Hymenolobus procumbens, Ipomea saggitata, Jasminum fruticans, Jonopsidium albiflorum, Ligustrum vulgaris, Limonium avei, Lonas annua, Lotus biflorus, Lotus coniugatus, Medicago muricoleptis, Minuartia verna subsp. verna, Parapholis marginata, Parietaria mauritanica, Petasites pyrenaicus, Phagnalon metlesicsii, Phagnalon sordidum, Polygonum equisetiforme, Pycnocomon rutaefolia, Quercus trojana, Scrophularia frutescens, Scrophularia umbrosa, Smyrnium dimartinoi, Spergularia tunetana subsp. appendiculata, Stipa barbata, Trifolium brutium, Trifolium jasminianum, Trifolium ornithopodioides, Typha lexmanni, Valerianella echinata, Xeranthemum cylindraceum.

1. LA FASCIA TERMOMEDITERRANEA

Tutte le zone costiere e le colline fino a 500-600 m ricadono nel bioclima termomediterraneo, con precipitazioni inferiori a 700 mm e temperature annue superiori ai 16°C.  In questo zona la vegetazione forestale è quasi del tutto scomparsa, venendo sostituita da varie forme di degradazione, tra cui spiccano gli ampelodesmeti diffusissimi in tutto il territorio. Il tratto costiero è molto esteso e vario alternando litorali sabbiosi, coste rocciose e ambienti umidi.

1.1 Il litorale sabbioso

Gli ambienti dunali, un tempo molto pregevoli, oggi si presentano alquanto frammentari e impoveriti. Si hanno comunque formazioni significative tra Alcamo Marina e Balestrate e soprattutto alla Foce del Belice.

Spiaggia di Tonnarella dell'Uzzo (Zingaro)

 

Nella fascia più prossima al mare si insediano le tipiche cenosi di  piante alo-nitrofile attribuita al  Salsolo-Cakiletum maritimae, con la presenza di Cakile maritima, Salsola kali, Euphorbia peplis ecc., mentre in presenza di un maggiore apporto organico si insedia il Salsolo-Euphorbietum paraliae dove predomina Euphorbia paralias. Alle spalle di queste formazioni sulle sabbie pianeggianti che ricevono un buon quantitativo di materia organica, si insedia lo Sporoboletum arenarii, dove prevale Sporobolus arenarius.  Sulle dune embrionali, si sviluppa una comunità fisionomizzata da Elytrigia juncea ssp. mediterranea che svolge un ruolo importante nello stabilizzare il substrato sabbioso, permettendo lo sviluppo di altre specie quali Calystegia soldanella, Matthiola tricuspidata  Euphorbia paralias, Eryngium maritimum, Anthemis maritima, Polygonum maritimum, Heliotropium curassavicum e Pancratium maritimum. Queste cenosi sono riferite al Cypero mucronati-Agropyretum farcti.

 

 

Spiaggia alla foce del Belice                                                                                                 Popolazione di Achillea maritima sulle dune alla foce del Belice

Dune embrionali con Anthemis maritima a Balestrate                                                           Cypero mucronati-Agropyretum farcti ad Alcamo Marina

Questa associazione viene sostituita solo in pochissime spiagge del trapanese caratterizzate dall' abbondante accumulo di materiale organico (soprattutto foglie di Poseidonia oceanica spiaggiate dalle onde) dal Calendulo maritimae-Elytrigietum junceae, una comunità nitrofila fisionomizzata dall'endemica Calendula maritima. Continuando ad allontanarsi dalla linea di battiggia solo nei sistemi dunali meglio conservati, si incontrano le dune consolidate dove si insedia il Medicagini marinae-Ammophiletum australis. In questo consorzio prevale Ammophila arenaria ssp. australis a cui si accompagnano varie specie psammofile come Echinophora spinosa, Medicago marina, Euphorbia terracina, Silene nicaeensis ecc. Sulle dune interne più o meno stabilizzate si riscontra il Pycnocomo rutifolii-Crucianelletum maritimae, una rara cenosi esclusiva sella punta sud-occidentale della Sicilia e in particolare nei pressi di Selinunte.  Le specie più caratteristiche sono considerate Scabiosa rutaefolia e Scrophularia frutescens, oltre che Crucianella maritima. Sulle sabbie retrodunali si insedia il Centaureo-Ononidetum ramosissimae, dove dominano Ononis nattrix subsp. ramosissima e Centaurea sphaerocephala. Una formazione affine, nota solo all' isola Grande dello Stagnone e tra Balestrate ed Alcamo Marina, è il Centaureo sphaerocephalae-Anthemidetum maritimae, dove prevale Anthemis maritima. Queste formazioni risultano inoltre frammiste a consorzi di terofite inquadrabili nella classe Tuberarietea guttatae, tra le quali si possono ricordare Scabiosetum rutifoliae, Sileno coloratae-Ononidetum variegatae, Sileno nicaeensis-Chamaemeletum mixti e solo su sabbie umide il Tuberario-Anemonetum palmatae. Tra le specie più caratteristiche della Sicilia occidentale si possono citare Anemone palmata, Scabiosa rutaefolia, Chamaemelum fuscatum, Anthemis mixta, Silene colorata, Ononis variegata ecc. Le dune stabili più interne dovrebbero ospitare le tipiche macchie di Juniperus oxycedrus e Juniperus turbinata, ma di fatto questa vegetazione risulta del tutto scomparsa se si esclude un piccolo residuo di una grande macchia a Juniperus phoenicea tra Balestrate e Alcamo Marina. Tale formazione, ormai invasa dai rimboschimenti,  vede anche la presenza di Prasium majus e soprattutto Ephedra fragilis, ben più comune nei sistemi dunali della Sicilia sud-orientale ed è ascrivibile all' Ephedro-Juniperetum macrocarpae negli aspetti prettamente psammofili e probabilmente all'Oleo-Juniperetum turbinatae più all'interno.  Sono infine da segnalare, nella estrema parte occidentale del territorio, alcuni piccoli popolamenti di Retama raetam subsp. gussonei, specie caratteristica delle dune della Sicilia sud-orientale.

Dune alla foce del Modione                                                                                                  Pycnocomo rutifoli-Crucianelletum maritimae a Selinunte

Calendulo maritimae-Elytrigietum juncae a Ronciglio (Trapani)                                            Vegetazione di terofite con Chamaemelum fuscatum a Marsala

1.2  I pantani, le saline e le lagune salmastre

​Gli ambienti umidi costieri sono rappresentati solamente nel trapanese, ad esempio nella saline di Trapani, Capo Feto, isole delle Stagnone, Gorghi tondi ecc. La vegetazione sommersa delle acque salmastre è rappresentata solo da poche entità quali Ruppia drapanensis, Ruppia maritima ssp. spiralata, Althenia orientalis e alcune piante marine come Poseidonia oceanica e Cymodacea nodosa nei bacini più profondi. Queste formazioni sono attribuite al Ruppietum spiralis e Ruppietum drepanensis. In acque solo debolmente salmastre si insedia il Potametum pectinati, dove prevale Potamogeton pectinatus. Al margine degli specchi d'acqua in ambiente frequentemente inondato si sviluppano cenosi attribuite allo Juncetum maritimi-acuti, dominate da grossi cespi di Juncus acutus e Juncus maritimus. Sul bordo degli stagni, che si mantengono sempre umidi, si insediano delle comunità di terofite succulente che si avvantagiano dell'abbondanza di sostanze organiche e trovano il loro massimo sviluppo nel periodo estivo. Si tratta di varie associazioni della classe Thero-Salicornietea, come Suadetum maritimae, Salsoletum sodae, Cressetum creticae, Halopeplidetum amplexicaulis e Salicornietum emerici. Prevalgono le chenopodiaceae come Arthrocnemum macrostachyum, Sarcocornia perennis, Sarcocornia fruticosa, Halopeplis amplexicaulis, Suaeda maritima, Salsola soda, Salicornia patula e più sporadicamente Cressa cretica.  Altre formazioni effimere di terofite riferite alla classe Saginetea maritimae si rinvengono in suoli salsi sottoposti a immersione solo nel periodo invernale e aridi in estate.

 

Saline all'Isola Grande dello Stagnone                                                                                 Saline allo Stagnone di Marsala

Saline di Trapani                                                                                                                               Saline dello Stagnone presso Marsala

 

Tra le associazioni più diffuse si possono ricordare Parapholido-Frankenietum pulverulentae, Parapholidetum filiformis, Limonio avei-Parapholidetum marginatae, Spergulario rubrae-Limonietum avei, Isolepido-Saginetum maritimae, ecc.  Le specie più rappresentate sono Spergularia rubra,  Parapholis filiformis, Limonium avei, Anthemis secundiramea, Sagina maritima, Isolepis cernua ecc. Solo all' Isola grande dello Stagnone è inolre possibile individuare il Limonio avei-Hymenolobetum procumbentis, consorzio alo-nitrofilo caratterizzato dalla presenza di Hymenolobus procumbens, legato ai suoli più ricchi di componente sabbiosa posti ai bordi delle saline. Più esternamente all'ambiente umido si insediano più o meno estesi "salicornieti" arbusteti alofili costituiti da chenopodiaceae,  che si sviluppano su terreni argillosi inondati in inverno e aridi in estate.  Andando dall'interno verso l'esterno dell'ambiente salmastro è possibile distinguere una prima tipologia di salicornieto attribuibile all'Arthrocnemo macrostachyi-Halocnemetum cruciati dove dominano Arthrocnemum macrostachyum e Halocnemum cruciatum.  Segue l'Halocnemo-Parapholietum incurvae e ancora più esternamente il Limoniastro-Limonietum lilybei (o cenosi simili quali Sarcocornio fruticosae-Limonietum ferulacei e Limonio dubi-Lygetum spartii) dove prevale Limoniastrum monopetalum, a cui localmente si accompagnano  Limonium virgatum, Limonium lilybaeum (solo nell'isola grande dello Stagnone), Limonium densiflorum, Limonium ferulaceum, Limonium dubium ecc.  Spesso quest'ultima cenosi entra direttamente a contatto con le circostanti praterie di Lygeum spartum. In terreni solo di rado inondati e ricchi di azoto si rinviene una formazione nitrofila attribuita al Halimiono-Suaedetum verae dove prevalgono Halimione portulacoides e Suaeda vera. Raramente anche in terreni inondati per periodi più lunghi si rinvengono salicornieti dominati da Sarcocornia fruticosa riferiti all'Aeluropo lagopoidis-Sarcocornietum alpini, dove è significativa la presenza di Aeluropus lagopoides, o al Junco sabulati-Sarcocornietum fruticosae, differenziata dalla presenza di Juncus subulatus.  Localmente i salicornieti si arrichiscono di entità di grande interesse come Cynomorium coccineum, Daucus carota ssp. drepanensis, Hypericum pubescens, Triglochin bulbosum ssp. barrelieri, Mesembryanthemum nodiflorum,  Ipomea  sagittata,  Phyla nodiflora ecc.  Ai Gorghi Tondi, che però non sono dei veri e propri laghi costieri, si rinvengono inoltre aspetti di vegetazione igrofila a dominanza di grandi elofite della classe Phragmito-Magnocaricetea come il Caricetum hispidae dove domina Carex hispida, il Typhetum angustifoliae, il Thyphetum latifoliae e il Soncho-Cladietum marisci, dove si rinviene il raro Cladium mariscus.

Pantani salmastri a San Teodoro (Marsala)                                                                              Gorghi Tondi

 

1.3 Il litorale roccioso

Gli ambienti rocciosi, prevalentemente calcarei, sono diffusi speciamente nel litorale tirrenico, ma non mancano neppure nel litorale meridionale. Sono presenti varie specie endemiche di Limonium come Limonium bocconei (Da Monte Catalfano allo Zingaro), Limonium panormitanum (Capo Gallo), Limonium flaggelare (da Castellamare del Golfo a Balestrate), Limonium ponzoi (Trapani), Limonium melancholicum (Capo S. Marco), Limonium furnarii (Capo Granitola), Limonium mazarae (Capo Granitola e aree limitrofe), Limonium dubium (Trapani-Marsala), Limonium selinuntinum (Selinunte, ecc. Esse caratterizzano diverse cenosi della classe Crithmo-Limonietea quali Limonietum bocconei, Limonietum flaggelarisLimonietum selinuntini e Crithmo-Limonietum melancholici. In queste formazioni si rinvengono inoltre Crithmum maritimum, Pallenis maritima, Lotus cytisoides, Plantago macrorhiza, e Reichardia picroides var. maritima.  Solo a Capo Granitola si insedia il Limonietum mazarae, differenziato oltre che dall'endemico Limonium mazarae anche da Crucianella rupestris, del tutto assente nelle altre cenosi simili. Poco lontano dal mare sempre a Capo Granitola è possibile individuare una seconda fascia di vegetazione rupicola alofila riferita al  Thymelaeo-Helichrysetum siculi, caratterzzata da Thymelaea hirsuta e Helichrysum stoechas subsp. barrelieri. Nelle piccole porzioni di suolo pianeggianti, frammiste alle varie associazioni del Crtihmo-Limonietum, si rinvengono comunità effimere di specie alo-nitrofile riferibili alla classe Saginetea maritimae.

Limonietum bocconei a Capo Rama                                                                                       Scogliere con Limonium bocconei a Monte Cofano

 

PIù internamente si localizzano dei praterelli subalofili, che sui substrati nella Sicilia occidentale sono attribuite all'Anthemido- Desmazerietum siculae (classe Stipo-Trachynietea), dove dominano Anthemis secundiramea subsp. intermedia e Desmazeria sicula a cui si associano Senecio leucanthemifolius, Allium lehmannii, Spergularia rubra, Plantago sp., Hyoseris lucida, Romulea linaresii, Lonas annua, ecc. Il Camphorosmo monspeliacae-Frankenietum intermediae è invece limitato a poche stazioni nel palermitano, e vede la dominanza di Camphorosma monspeliaca a cui si accompagnano specie tipiche dell’alleanza Crithmo-Limonion come Daucus gingidium, Crithmum maritimum, Lotus cytisoides, Silene sedoides, ecc. ma anche alcune terofite che suggerirebbero l'inquadramento di questa cenosi nell’alleanza Plantagini-Catapodion marini

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Scogliere calcarenitiche presso Balestrate con aspetti di Limonietum flaggelaris             Limonietum bocconei con Pallenis maritima a Punta Barcarello

 

1.4 La vegetazione erbacea

La vegetazione steppica rappresenta sicuramente l'aspetto vegetazionale dominante in tutta l'area, ma nella maggior parte dei casi è interpretabile come una forma secondaria dovuta al massiccio disboscamento. Sui versanti più xerici esposti a sud, spesso in stazioni subrupestri, si insedia l' Hyparrhenietum hirto-pubescentis, dove domina Hyparrhenia hirta, a cui si associano Scorpiurus muricatus, Phagnalon saxatile, Lathyrus articulatus, Ajuga iva, Convolvulus althaeoides, Trachynia distachya, Psoralea bituminosa, Mandragora autumnalis, Reichardia picroides, Carlina sicula, Trifolium sp.,  Biscutella maritima, Micromeria graeca, M. fruticulosa, Asphodelus microcarpus, Gagea granatelli, ecc. Nelle aree più disturbate del Palermitano (per es. Monte Pellegrino) la prateria è invasa dall'esotico Pennisetum setaceum, che occupando la stessa nicchia di Hyparrhenia hirta rende a competere con questa. Tale nuova formazione dominata dalle due graminacee è stata ascritta all'associazione Penniseto setacei-Hyparrhenietum hirtae. Altri aspetti di ifarrenieto particolarmente xerofilo, con localizzazione puntiforme, sono il Cenchro ciliari-Hyparhenietum hirtae e il Botriochloo panormitanae-Hyparrhenietum hirtae, dove è di grande interesse la presenza di graminacee con areale nord africano o medio-orientale, quali Aristida coerulescens, Botriochloa panormitana, Cenchrus ciliaris, Heteropogon contortus e Megathyrsus bivonianus. Molto raramente, solo su suoli sabbiosi, si sviluppa lo Stipo gussonei-Hyparrhenietum hirtae, differenziato dalla presenza di due rare specie, quali Stipa gussonei ed Echinophora tenuifolia.

Ampelodesmeto con lembi di gariga alla Riserva ello Zingaro                                              Ifarrenieto con Pennisetum setaceum nel versante sud di Monte Pellegrino

In suoli che riescono a trattenere meglio l'acqua, mantenendosi relativamente umidi anche in estate, l'ifarrenieto si arricchisce di Panicum repens che caratterizza il Panico repentis-Hyparrhenietum hirtae. Solo nel trapanese è presente una cenosi legata a substrati argillosi su superfici pianeggianti, periodicamente inondate. Si tratta del Phalarido coerulescentis-Hyparrhenietum hirtae, differenziato dalla presenza di Phalaris coerulescens. In condizioni leggermente meno xeriche, dal livello del mare sin otlre i 1000 mslm, in genere sui versanti esposti a nord, su suoli molti poveri e superficiali con elevata pendenza, si sviluppa l'ampelodesmeto, ascrivibile al Helictotricho-Ampelodesmetum mauritanici. Queste formazioni svolgono un ruolo importante nel consolidamento dei versanti e potenzialmente nel reinsediarsi dela vegetazione legnosa, benchè generalmente sembrano aver raggiunto un certo equilibrio in funzione del disturbo antropico. Inoltre floristicamente si presentano abbastanza ricche, si rinvengono infatti Helictotrichon convolutum, Avenula cincinnata, Ornithogalum narbonense, Ferula communis, Leucojum autumnale, Verbascum creticum, Eryngium siculum, Ranunculus millefoliatus, Asphodeline lutea, Kundmannia sicula, Ajuga chamaepitys, Erica multiflora, Vicia sicula, Foeniculum vulgare, Thapsia garganica, Reichardia picroides, Serratula cichoracea subsp. mucronata, Allium lehmani, Scorzonera deliciosa, Iris planifolia, Atractylis gommifera, Pallenis spinosa, Ononis minutissima, Scilla autumnalis, Crocus longiflorus, Ornithogalum montanum, Narcissus obsoletus, Narcissus elegans, Dactylis hispanica, Delphinium emarginatum, D. halteratum, Ononis pusilla, Coris monspeliensis, Scorzonera villosa, Pimpinella anisoides, Convolvolus cantabrica, Ambrosinia bassii, Lathyrus amphicarpos, Andropogon panormitanus, Micromeria fruticulosa, Himantoglossum robertianum,  Himantoglossum hircinuml, Ophrys panormitana, O. bertolonii, O. pallida, O. speculum, O. fusca, O. lanulata, Orchis provincialis, O. longicornu, O. papilionacea, O. lactea, O. brancifortii ecc. In presenza di una forte pressione antropica e in particolare di un pascolo eccessivo l'ampelodesmeto è sostituito da una cenosi dominata da Ferula communis, riferita al Carlino siculae-Feruletum communis, che annovera tra le altre specie comuni Carlina sicula, Cynoglossum creticum, Iris planifolia, Asphodelus ramosus, Mandragora autumnalis e Rumex thyrsoides. Tale associazione rappresenta anche uno dei primi stadi di vegetazione erbacea a qui tendono ad evolvere gli incolti permanenti. In seguito alla presenza di frequenti incendi o a un improvviso aumento del pascolo la prateria viena sostituita da formazioni molto impoverite a dominanza di Eryngium campestre e Atractylis gummifera o da aspetti caratterizzati da geofite quali Asphodelus ramosus, Asphodeline lutea e Urginea maritima. Nell'entroterra in condizioni particolarmente xeriche su substrati con forti pendenze e poveri di suolo, l'ampelodesmeto è rappresentato dall'Astragalo huetii-Ampelodesmetum mauritanici, differenziato dalla presenza dell'endemico Astragalus huetii. Sui calanchi e nei substrati argillosi aridi delle zone interne si rinviene un altro tipo di prateria xerofila dominata da Lygeum spartum, riferibile all' Eryngio dichotomi-Lygetum sparti. Altri aspetti erbacei sono dominati da specie perenni di grossa taglia come Magydaris pastinacea e sono riferiti al Sanguisorbo verrucosae-Magydaretum pastinacae, che si insedia sul fondo delle valli ricche di materiale grossolano derivante dall'erosione delle pareti rocciose sovrastanti. L' Helminthotheco aculeatae-Brachypodietum retusi è invece caratteristico dei ghiaioni posti alla base delle pareti rocciose sui monti costieri del trapanese e del palermitano, presentandosi  come un denso prato di Brachypodium retusum, a cui si associano Helimnthotheca aculeata, Allium lehmannii e molto raramente Simethis mattiazzi.  Una formazone affine, esclusiva del trapanese, e differenziata da Dianthus graminifolius, è il Diantho graminifoli-Brachypodietum retusi, che colonizza pendii ricchi di detriti e affioramenti rocciosi, sempre di natura calcarea.

Cenchro ciliari-Hyppharenietum hirtae  a Capo Zafferano                                                Helictotricho-Ampelodesmetum a Capo Gallo

Sui ghiaioni caratterizzati da una granulometria grossolana, si insedia invece il Cachryo siculae-Brachypodietum retusi, caratterizzata da Cachrys sicula. Altri aspetti erbacei comuni sui bordi strada e negli incolti sono il Centrantho-Euphorbietum ceratocarpae e in condizioni più xeriche il Dauco maximi-Oryzopsietum miliaceae, mentre in suoli aridi e ricchi di materia organica si sviluppa il Diplotaxio tenuifoliae-Oryzopsietum miliaceae, dove prevalgono Piptatherum miliaceum subsp. miliaceum e Diplotaxis tenuifolia. Una cenosi più caratteristica, ristretta a pochi siti nel trapanese, è l'Euphorbietum cupanii, che colonizza suoli argillosi o marnosi, in contesti molto disturbati spesso al margine delle strade.  Prevale decisamente la subendemica Euphorbia cupanii.

Ifarrenieto alla spiaggia delle Solette (Porto Palo di Menfi)                                                Euphorbietum cupanii a Marsala

Astragalo huetii-Ampelodesmetum mauritanici a Monte della Meta (Mazara)                   Helminthotheco aculeatae-Brachypodietum retusi a Monte Erice

1.5 La vegetazione arbustiva

L' aspetto di "macchia mediterranea" meglio rappresentato nelle zone costiere della Sicilia nord-occidentale, e che ne caraterizza il paesaggio costiero in alcune aree come a Capo Gallo o alla Riserva dello Zingaro, è il Pistacio lentisci-Chamaeropetum humilis. SI tratta di una formazione arbustiva che si insedia in ambienti rocciosi calcarei e vede la dominanza di Chamaerops humilis e Pistacia lentiscus. Spesso la netta prevalenza di Chamaerops humilis è interpretabile come un effetto dell'azione umana che ha favorito la prevalenza di questa specie, che in passato aveva diversi utilizzi, rispetto alle altre componenti della macchia. Si rinvengono inoltre Teucrium fruticans, Prasium majus, Asparagus albus, Asparagus acutifolius, Calicotome infesta, Smilax aspera, Arisarum vulgaris, Ephedra fragilis, ecc. Un aspetto di palmeto particolarmente termofilo si localizza nel settore meridionale del distretto ed in particolare tra Selinunte e Portopalo di Menfi, colonizzando substrati argillosi o calcarenitici, in stazioni vicino il mare. La cenosi, riferita all'Asparago pastoriani-Chamaeropetum humilis, è caratterizzata dalla presenza del raro Asparagus pastorianus. Radi palmeti di Chamaerops humilis si rinvengono nelle cosidette "sciare",  un peculiare ambiente assimilabile a un deserto sassoso (serir) con un substrato costituito prevalentemente da pietrisco calcareo e terre rosse, localizzate nell'estremo lembo occidentale dell’isola, tra Marsala e Mazara del Vallo in zone pianeggianti non molto distanti dal mare. In questi ambiti è di rilievo tra i cespi di Chamaerops humilis la presenza dell'endemico Galium litorale.

Pistacio lentisci-Chamaeropetum humilis a Capo Rama                                                      Lembi di gariga e praterie a Monte Cofano

Asparago pastoriani-Chamaeropetum humilis a Menfi                                                        Radi palmeti con Galium litorale a Mazara del Vallo

 

Solo nella valle dell'Oreto sono presenti aspetti di macchia attribuibili al Myrto communis-Pistacietum lentisci, mentre esclusivamente sul versante nord di Monte Pellegrino, in siti non lontani dal mare, su suoli calcarei ricchi di materia organica, si insedia una macchia a dominanza di Ziziphus lotus, che caratterizza l'Asparago acutifolii-Ziziphetum loti. Si rinvengono inoltre Artemisia arborescens e Asparagus acutifolius. Questa formazione presenta un certe interesse, poichè solitamente le macchie di Ziziphus lotus sono limitati ai contesti più aridi del Mediterraneo, mentre in Sicilia si localizza in siti con un clima più moderato. Un' altra cenosi molto pregevole,  ma decisamente localizzata probabilmente a causa dell' attività umana, è il Chamaeropo humilis-Quercetum calliprini. La macchia di quercia spinosa, forse da considerare un' espressione climax nelle aree troppo xeriche per la lecceta, si presenta come una formazione alto-arbustiva di Quercus calliprinos, alternata a Chamaerops humilis, con un corteggio costituito da Asparagus acutifolius, Smilax aspera, Rhamnus lycioides, Teucrium fruticans, Prasium majus, Phillyrea latifolia ecc. Il Pyro amygdaliformis-Calicotometum infestae rappresenta invece una forma di degradazione della lecceta o del querceto caducifoglio e vede la dominanza di Calicotome infesta e Pyrus spinosa. Un altro aspetto di vegetazione arbustiva di origine secondaria è il Clematido cirrhosae-Rubetum ulmifolii subass. calystegietosum sylvaticae, che predilige le stazioni umide e ombrose alla base delle falesie calcaree, collegandosi dinamicante alle leccete del Rhamno-Quercetum. Si tratta di un denso roveto, che annovera oltre Rubus ulmifolius anche Clematis cirrhosa, Rosa sempervirens, Asparagus acutifolius, Hedera helix e Calystegia sylvatica. Una variante sono i sommacheti (subass. rhoetosum coriariae), dove domina Rhus coriaria, specie anticamente coltivata e ampiamente naturalizzata, colonizzando scarpate aride, pietraie, siepi ed ex-coltivi, dove svolge un ruolo pioniero.

Asparago acutifoli-Ziziphetum loti a Monte Pellegrino                                                         Chamaeropo humilis-Quercetum calliprini ai Gorghi Tondi

 

Anche qui, come nel resto dell'isola è ben rappresentato l'Oleo- Euphorbietum dendroidis, dove oltre Olea europaea var. sylvestris e Euphorbia dendroides (subass. typicum), si rinvengono alcune specie caratteristiche come Euphorbia bivonae (subass. euphorbiet osum bivonae), Rhamnus lycioides (subass. rhamnetosum oleoidis), Ephedra podostylax, Genista gasparrinii, Jasminum fruticans ed altre più ampiamente diffuse come Rhamnus alaternus, Erica multiflora, Ruta chalepensis, Teucrium flavum  ecc. Una formazione del tutto peculiare si rinviene nell'entrottera dei Monti Sicani, sulle rupi calcaree delle gole del Sosio, si tratta dell'Ampelodesmo mauritanici-Juniperetum turbinatae subass. cistetosum cretici, l'unica cenosi a dominanza di Juniperus turbinata diffusa nell'entroterra siciliano, considerata un relitto della vegetazione termo-xerofila pre-glaciale. Tra le specie tipiche di questa cenosi si ricordano inoltre Phyllirea latifolia, Ampelodesmos mauritanicus, Erica multiflora, Coronilla

Pistacio-Chamaeropetum humilis a Isulidda (San Vito Lo Capo)

Pistacio lentisci-Chamaeropetum humilis a Selinunte                                                      Pistacio lentisci-Chamaeropetum humilis a Selinunte

Oleo-Euphorbietum a Monte Palatimone                                                                         Erico-Micromerietum fruticulosae a Capo Gallo                                                  

emerus, Cistus creticus, Micromeria graeca subsp. graeca, Fumana laevipes. Aspetti di gariga sono diffusi nelle zone costiere come risultato del degrado della macchia, mentre  sono interpretabili come aspetti primari solo in corrispondenza degli affioramenti rocciosi. Prevalgono Micromeria fruticulosa ed Erica multiflora, a cui si associano Thymus capitatus, Thymelaea hirsuta, Fumana thymifolia, Cistus creticus ssp. eriocephalus, C. salvifolius, Cytinus clusii, Fumana laevipes,  Ononis  minutissima,  Calicotome  infesta,  Globularia alypium ecc., mentre sono assenti gli elementi orientali tipici della zona iblea. Dal punto di vista fitosociologico queste formazioni rientrano nella classe Cisto-Micromerietea e nell' associazione Erico-Micromerietum fruticulosae. Un particolare aspetto di gariga è il Genistetum gasparrinii, esclusivo di Capo Gallo, dove si insedia sulle rupi calcaree esposte a Nord o alla base delle stesse, vede la predominanza di Genista gasparrinii, associata a Micromeria fruticulosa, Klasea flavescens subsp. mucronata, Teucrium fruticans, Erica multiflora, Cistus creticus, Rhamnus alaternus, Chamaerops humilis, Teucrium flavum, Pistacia lentiscus, ecc.   Infine sui substrati ricchi di nitrati e con una certa salinita si insedia l' Atriplici halimi-Artemisietum arborescentis, in cui dominano Artemisia arborescens ed Atriplex halimus.

 

1.6 La vegetazione forestale

La copertura boschiva dell'area costiera e collinare è oggi del tutto compomessa, si può comunque ipotizzare la vegetazione climax della Sicilia nord-occidentale considerando i lembi di lecceta riscontrabili sui versanti settentrionali di alcuni promontori costieri calcarei come Capo Gallo e Monte Pellegrino. Tali aspetti sono riferiti al Rhamno alaterni-Quercetum ilicis, che più frequentemente si presenta come una macchia alta piuttosto che un vero bosco. Nello strato arboreo prevale Quercus ilex che si associa a Fraxinus ornus e a un ricco strato arbustivo di specie laurifilliche come Rhamnus alaternus, Laurus nobilis e Viburnum tinus. In condizion leggermente  più mesiche si aggiugono specie caducifoglie come Pistacia terebinthus, Fraxinus ornus, Celtis australis, Lonicera implexa, Rhus coriaria e talvolta Anagyris foetida.  Si sviluppa anche un significativo corteggio erbaceo costituito da Tamus communis, Smilax aspera, Arisarum vulgaris, Clematis cirrhosa, Ruscus aculeatus, Cyclamen hederifolium, Euphorbia characias, Rubia peregrina, Asplenium onopteris, Dryopteris pallida, Osyris alba ecc. Solo nei suoli calcarei molto erosi, spesso in corrispondenza di cenge rocciose e rupi esposte a sud, sono stati rilevati micro-boschi con Olea europaea var. sylvestris, riferiti al Ruto chalepensis-Oleetum sylvestris. Su substrati sabbioso-calcarenitici la precedentè comunità è vicariata dal Chamaeropo humilis-Oleetum sylvestris.

Rhamno alaterni-Quercetum ilicis all'Addaura (Monte Pellegrino)                                      Lecceta a Capo Gallo

Solo alle falde meridionali di Monte Pellegrino e alla Favorita si insedia un aspetto di lecceta  più termofilo riferibile alla subass. pistacietosum lentisci, differenziato da Pistacia lentiscus e Clematis cirrhosa. Solo nel trapanese ai Gorghi Tondi si insedia una lecceta ancor più xerofila riferita al Pistacio lentisci-Quercetum ilicis, caratterizzata dall' assenza di specie mesofile, mentre sono abbondanti Pistacia lentiscus, Daphne gnidum, Ruta chalepensis e Phyllirea latifolia,. Sulle creste di alcuni rilievi costieri del trapanese esposti a nord, la precedente cenosi è sostituita dalla subass. arbutetosum unedonis, differenziata da Arbutus unedo. Si tratta probabilmente di aspetti di lecceta termofili che colonizzano suoli lisciviati neutri o poco basici. Le sugherete sono invece alquanto rare vista la scarsa diffusione di substrati silicei, si rinvengono in maniera del tutto insolita alcuni esemplari di sughera su substrati calcarei,  forse  residui in seguito  alla  lisciviazione  del suolo.

Pistacio lentisci-Quercetum ilicis ai Gorghi Tondi

 

Delle vere formazioni boschive, anche se di modeste dimensioni, si trovano nel trapanese e in particolare a Calatafimi e nel bosco Scorace, mentre qualche esempio più maturo è presente anche nel palermitano al bosco Granza.  Si tratta di formazioni decisamente termofile, attribuibili al Genisto aristatae-Quercetum suberis subass. pistacietosum lentisci. Lo strato arboreo è dominato da Quercus suber, mentre nello strato arbustivo assumono un ruolo importante Pistacia lentiscus, Chamaerops humilis, Arbutus unedo, Lavandula stoechas, Erica arborea, Cytisus villosus, Teline monspessulana, Cistus creticus, Cistus salvifolius, Phillyrea latifolia e Ligustrum vulgaris solo nel bosco di S. Onofrio. Lo strato erbaceo presenta Eryngium bocconei, Trifolium bivonae, Osyris alba, Pulicaria odora, Limodorum abortivum, Selaginella denticulata, Asperula laevigata e Hypericum perforatum ecc.

Lembi di Sughereta alla Riserva dello Zingaro                                                                   Sughereta al Bosco Scorace

 

 

2. LA FASCIA MESOMEDITERRANEA

 

Il bioclima mesomediterraneo copre una fascia compresa tra i 600 e i 1100 mslm ed è caratterizzato da precipitazioni annue superiori a 700 mm e temperature medie annue inferiori ai 16 ° C. Dell'originaria copertura forestale resta ben poco, se si esclude il Bosco Ficuzza e alcune aree dei Sicani. Prevalgono  comunque estesi ampeldoesmeti a altri aspetti secondari.

 

2.1 Le formazioni erbacee

Come già sottolineato gli ampelodesmeti sono ampiamente rappresentati nella fascia mesomediterranea, che rappresenta l' optimum per questa specie. Si tratta sempre di cenosi riferibili all'Helictotricho-Ampelodesmetum mauritanici, che alle quote più alte si arrichisce di Viola ucriana, Gagea sp., Bivonaea lutea, Erysimum bonannianum, Iris pseudopumila, Scilla cupanii, Dianthus siculus, Polygala preslii, Senecio siculus, Saxifraga carpetana subsp. graeca, Crepis  spathulata​, Ionopsidium albiflorum, Lolium perenne, Bonannia graeca, Cynara cardunculus, C. cardunculus var. zingaroensis, Salvia argentea, Odontites rigidifolia, Alyssum siculum, Carduncellus coeruleus, Leuzea conifera, Colchicum bivonae, C. cupanii, Cirsium echinatum, Carthamus lanatus, Phlomis herba-venti, Helianthemum cinereum, Sternbergia lutea, Petrorhagia saxifraga ssp. gasparrinii ecc. Lungo le creste rocciose e ventose si insedia una forma peculiare di ampelodesmeto, attribuita alla subass. stipetum appendiculatae, differenziata dalla presenza di Stipa barbata e Stipa austroitalica subsp. appendiculata. Solo sulle creste dei monti nelle zone interne l'ampelodesma ricopre un ruolo marginale, venendo sostituito da cenosi dominate da Stipa barbata e Avenula cincinnata che caratterizzano l' Avenulo cincinnatae-Stipetum barbatae. Un'altra tipologia di prateria secondaria è rappresentata dalle comunità dominate da Brachypodium rupestre, localizzate in stazioni mesiche con suoli abbastanza profondi. In particolare il Lolio pluriflori-Brachypodietum rupestris predilige le superfici con notevoli inclinazioni e suoli argillosi, venendo floristicamente caratterizzato dalla presenza del raro Lolium pluriflorum. In stazioni racciose, in prossimità di stazzi e stalle, limitatamente ai Sicani e ai monti di Palermo, si insediano aspetti subnitrofili erbaceo-arbustivi riferibili al Phlomido herba-venti - Nepetetum apuleii, cenosi diffusa ad altitudini comprese tra i 700 e i 1000 m e caratterizzata dalla presenza di Nepeta apulei, specie rara in Sicilia.

Ampelodesmeti a Monte Passo del Lupo                                                                         Helictotricho-Ampelodesmetum mauritanici a Monte Barraù

Pascoli tra le serre della Pizzuta                                                                                      Erico-Polygaletum preslii sui pendii calcareii di Cozzo Fratantoni

Garighe dell'Erico-polygaletum a Monte Cuccio

Oleo-Euphorbietum dendroidis subass. celtidetosum aetnensis sulle rocche di Caltabellotta

2.2 Le formazioni arbustive

Sono molto diffuse diverse forme di arbusteti, frutto del degrado della vegetazione climax,  talvolta dominati da Spartium junceum, Rhus coriaria o da alcune rosacee (Rubus ulmifolius, Pyrus spinosa, Pyrus sicanorum, Pyrus pyraster, Rosa canina ecc.). Queste ultime formazioni sono attribuibili al Roso-Rubetum ulmifolii. Altri arbusteti che colonizzano gli incolti e i bordistrada sono riferibili al Centrantho-Euphorbietum ceratocarpae, dove prevalgono Euphorbia ceratocarpa, Centranthus ruber e a volte  Jacobaea lycopifolia. Più caratteristica è una forma di gariga esclusiva dei monti di Palermo, che sostituisce sopra i 500 mslm le garighe costiere di Micromeria fruticulosa. Si tratta dell'Erico-Polygaletum preslii, dove domina Erica multiflora a cui si accompagnano Polygala preslii, Leuzea conifera, Coris monspeliensis, Hippocrepis glauca, Viola ucriana, Silene kemoniana ed Ononis pusilla.  Tale  formazione presenta  quindi  un notevole interesse grazie alla presenza di specie rare ed endemiche, ma è tuttavia poco frequente a causa dei periodici incendi che favoriscono gli ampelodesmeti. L'Asparago albi-Artemisietum arborescentis è una macchia dal carattere subnitrofilo e pioniero, tipico degli affioramenti rocciosi xerici o dei pendii detritici sottostanti. La cenosi, nota soltanto per i Sicani, è chiaramente dominata da Artemisia arborescens, a cui si associano Ruta chalepensis, Asparagus albus, Euphorbia dendroides, Prasium majus, ecc. Nelle tasche di suolo di natura argillosa presenti negli affioramenti rocciosi carbonatici, dove si accumula una discreta quantità di materia organica, si sviluppa invece una densa macchia dominata da Anagyris foetida, a cui si associano poche altre specie quali Euphorbia characias, Phlomis fruticosa e Asparagus albus che caratterizzano l'Euphorbio characiae-Anagyridetum phoetidis subass. asparagetosum albae. Sopra gli 800 m le specie più termofile tendono a rarefarsi, mentre diventano frequenti Lonicera implexa e Melica ciliata, che permettono di differenziare la subass. loniceretosum implexae.

Negli impluvi, sui margini dei piccoli torrenti e nelle scarpate umide si insedia un denso arbusteto dominato da Rubus ulmifolius e Clematis vitalba, riferito all'Hyperico majoris-Rubetum ulmifolii. La vegetazione di mantello forestale è rappresentata da varie cenosi quali Roso corymbiferae-Rubetum ulmifolii, Euphorbio characiae-Prunetum spinosae e Roso siculae-Prunetum spinosae, rispettivamente collegate, dal punto di vista dinamico, a querceti caducifogli, leccete termofile e mesofile. Solo nel settore sud-occidentale dei Sicani e in particolare a Caltabellotta, in stazioni subrupestri si insedia l'Oleo-Euphorbietum dendroidis subass. celtidetosum aetnensis, dove ad Euphorbia dendroides si accompagna una discreta presenza di Celtis asperrima, Phlomis fruticosa e Prunus dulcis. Altri aspetti in cui Phlomis fruticosa risulta decisamente dominante sono stati riferiti al phlomidetosum fruticosae. Nelle aree con substrati quarzarenitici del trapanese si insediano diversi aspetti di degradazione della sughereta quali l'Erico arboreae-Arbutetum unedonis e il Calicotomo-Ericetum arboreae, dove manca del tutto Arbutus unedo.

Macchia con Phlomis fruticosa a Caltabellotta                                                               Arbusteti e praterie alle Punte di Cuti         

 Pistacio terebinthi-Celtidetum aetnensis a Rocca Busambra                                        Bosco di Ficuzza da Rocca Busambra

 

2.3 Le formazioni forestali

Le migliori espressioni forestali sono localizzate sui Monti Sicani e nel comprensorio di Ficuzza e Rocca Busambra e a causa della decisa prevalenza di substrati calcarei, consistono principalmente di leccete. Sui monti di Palermo e suI Sicani, gli aspetti di lecceta più comuni sui pendii esposti a nord tra i 450 e i 1000 sono riferiti all'Ampelodesmo mauritanici-Quercetum ilicis. Tale formazione forestale è contraddistinta dalla presenza di Quercus ilex, Fraxinus ornus, Quercus virgiliana, Emerus major e Lonicera implexa. Lo strato erbaceo è fisionomizzato da Ampelodesmos mauritanicus, abbondantemente presente anche negli aspetti di degradazione. Solo a S. Maria del Bosco e in poche altre stazioni sui Sicani nello strato arbustivo prevalgono Viburnum tinus e Arbutus unedo che permettono di individuare la subass. viburnetosum tini, tipica di pendii umidi e ombrosi, esposti a nord, in genere su suoli ricchi di detriti derivanti dall'erosione delle rocce sovrastanti. Sopra i 700-800 m si sviluppa il Sorbo torminalis-Quecretum ilicis, un'espressione dal carattere più marcatamente  mesofilo, generalmente relegata ai versanti più impervi sino alle zone cacuminali. Si tratta di una formazione vicariante l'Aceri-Quercetum ilicis presente sulle Madonie, che è differenziata dalla presenza di Sorbus torminalis, Quercus virgiliana, Euphorbia meuselii, Drymochloa drymeia, Asparagus acutifolius e Fraxinus ornus, mentre mancano del tutto Acer monspessulanum, Ulmus glabra e altre specie tipiche della cenosi madonita. Lo strato erbaceo annovera Lamium pubescens, Thalictrum calabricum, Viola alba subsp. dehnhardtii, Luzula forsteri, Cyclamem repandum, Paeonia mascula subsp. russii ecc. Sui monti di Palermo questa cenosi è vicariata dalla più termofila Aceri-Quercetum ilicis subass. helleboretosum bocconei, differenziata dalla presenza di Helleborus bocconei, a cui si accompagnano Symphytum gussonei, Galanthus regina-olgae, Mercurialis perennis ecc.​ Aspetti di lecceta molto affini, benchè meno tipici, si insediano anche nei rilievi più elevati del trapanese quali Monte Inici e M. Sparagio.

Ostryo carpinifoliae-Quercetum ilicis a Cammarata                                                          Lecceta nella valle del Sosio

Ampelodesmo mauritanici-Quercetum ilicis subass. viburnetosum tini                             Lecceta con Viburnum tinus a Monte Barraù

 

Solamente nelle valli più umide, su suoli ricchi di detriti, si insediano aspetti particolarmente esigenti attribuibili all'Ostryo carpinifoliae-Quercetum ilicis, dove a Quercus ilex si associa con una certa costanza Ostrya carpinifolia. Altre specie frequenti sono Ruscus aculeatus, Rubbia peregrina, Viola alba subsp. denhardhtii, Tamus communis, Asplenium onopteris, Smilax aspera, Euphorbia characias, Lonicera etrusca, Thalictrum calabricum, Cyclamen repandum, Paeonia mascula, Hedera helix, Clematis vitalba, Nectaroscordon siculum, Cnidium silaifolium, Cephalanthera longifolia, Cephalanthera longifolia, Sorbus torminalis, Daphne laureola, Melittis albida, Euphorbia amygdaloides ssp. arbuscula, Prunus mahaleb ecc. Le sugherete mesofile sono rappresentate prevalentemente a Ficuzza sotto i 900 m e si insediano su substrati quarzarenitici.  Si tratta di aspetti affini a quelli nebrodensi e madoniti e come questi sono riferiti al Genisto aristatae-Quercetum suberis subass. typicum. A Quercus suber nello strato arboreo si associano altre quercie (Quercus ilex, Q. congesta, Q. dalechampii, Q. amplifolia, Q. gussonei e Q. ×fontanesii). Lo strato arbustivo è caratterizzato da Erica arborea, Calicotome infesta, Cytisus villosus, Teline monspessulana, Ruscus aculeatus, Rosa sempervirens, Osyris alba, Daphne gnidium, Cistus salvifolius, C. monspeliensis.

Lembi di lecceto a Monte Passo del Lupo                                                                        Ampelodesmo-Quercetum ilicis subass. typicum a monte Barraù

 

Aceri-Quercetum ilicis subass. helleboretosum alle Punte di Cuti                                    Sugherete a Ficuzza

 

Acantho mollis-Lauretum nobilis nei pressi del Lago Arancio 

Nello strato erbaceo prevalgono Pulicaria odora, Poa sylvicola, Carex distachya, Rubia peregrina subsp. longifolia, Asplenium onopteris, Asperula laevigata, ecc. Sopra i 900 m la sughereta è sostituita dal lecceto acidofilo, riferiti al Teucrio siculi– Quercetum ilicis, differenziato da Teucrium siculum, Cytisus villosus, Erica arborea, Melica arrecta, Festuca exaltata, Carex distachya, Luzula forsteri e Viola alba ssp. dehnhardtii. Questa formazione nell'area in esame è tuttavia molto limitata, essendo nota solo per il bosco Ficuzza. Solo nei fondovalle più umidi sui Monti Sicani si localizza un altra formazione molto peculiare attribuibile all' Acantho mollis-Lauretum nobilis, dove domina Laurus nobilis, presente allo strato arboreo e altre specie laurifilliche come Rhamnus alaternus, Viburnum tinus, Hedera helix ecc. Nello strato erbaceo è invece rilevante la presenza di Acanthus mollis e Cyclamen hederifolium. 

Aspetti affini di limitata estensione si rinvengono anche sui monti di Palermo e di Trapani e vengono riferiti all'Hedero-Lauretum nobilis, differenziati dalla presenza di Iris foetidissima e Prunus mahaleb. Tali formazioni tendono ad evolvere verso formazioni del Lauro-Quercetum ilicis, del quale restano piccoli lembi a Erice e a Monte Bonifato. Infine i querceti caducifogli sono piuttosto rari nell'area essendo limitati a Ficuzza e ai Monti Sicani, ma è probabile che in passato occupassero spazi molto più ampi. Le cenosi più termofile sono riferibili all'Oleo oleaster-Quercetum virgilianae sui substrati calcarei, mentre in quelli silicei si insedia l'Erico arboreae-Quercetum virgilianae che è tuttavia rarissimo nell'area. In condizioni più mesiche si insedia il Sorbo torminalis-Quercetum virgilianae che predilige terreni profondi su substrati calcarei. E' una formazione limitata ai Monti Sicani tra 900 e 1400 m, in cui nello strato arboreo a Quercus virgiliana si affiancano Quercus ilex, Q. amplifolia, Fraxinus ornus, Acer campestre e Ostrya carpinifolia, mentre nello strato arbustivo prevale Sorbus torminalis. Tra le erbacee sono considerati tipici Physospermum verticillatum e Geocaryum cynapioides. Altri querceti caducifogli sono presenti solo al bosco di Ficuzza: si tratta del Quercetum leptobalani e del Quercetum gussonei.

Sorbo torminalis-Quercetum ilicis a Santa Maria del Bosco                                             Querceti caducifogli ai piedi di Rocca Busambra

Querceto caducifoglio a Rebuttone                                                                                  Quercetum leptobalani a Ficuzza

La prima formazione è dominata da Quercus leptobalanos ed è ben rappresentata in un ampio range altitudinale, insediandosi su substrati profondi debolmente acidi. Lo strato arboreo presenta inoltre Q. congesta, Acer campestre, Malus sylvestris, Quercus ilex e nelle condizioni più umide Fraxinus angustifolia. Nello strato arbustivo prevale Cytisus villosus, cui si aggiungono Crataegus monogyna, Lonicera etrusca, Prunus spinosa. Il bosco di Quercus gussonei rappresenta invece un eccezione per tutta la Sicilia occidentale, visto che tali formazioni al di fuori di Ficuzza, sono limitate ai Nebrodi. Il Quercetum gussonei si insedia su pendii con scarsa inclinazione caratterizzati da suoli profondi a reazione acida, tra 700 e 1000 mslm. Nello strato arboreo a Quercus gussonei si affiancano Quercus dalechampii, Quercus congesta, Fraxinus ornus e Quercus ×fontanesii. Lo strato arbustivo  consta di Daphne laureola, Mespilus germanica, Euonimus europaeus, Euphorbia characias, Cytisus villosus, mentre in quello erbaceo sono frequenti Asperula laevigata, Echinops siculus, Iris foetidissima, Luzula forsteri, Melittis albida, Nectaroscordum siculum, Paeonia mascula, Symphytum gussonei, Teucrium siculum, Thalictrum calabricum e Trifolium bivonae. Infine alla base delle rupi calcaree, sui pendii più ripidi, sui ghiaioni e in genere sui substrati soggetti all'attivo accumulo di detriti (ad esempio sui Sicani e a Rocca Busambra) si insedia il Pistacio terebinthi-Celtidetum aetnensisuna microcenosi forestale caratterizzata dalla presenza di Celtis asperrima, associata a Pistacia tarebinthus e a piante lianose come Smilax aspera e Clematis cirrhosa. Una variante di questa cenosi è rappresentata dalla subass. phlomidetosum fruticosae che si insedia sui coni detritici alla base di rupi calcaree ombrose colonizzate dall'Oleo-Euphorbietum subass. celtidetosum e si differenzia per l'abbondante presenza di Phlomis fruticosa.

Sorbo torminalis-Quercetum virgilianae a Monte Genuardo                                           Sorbo torminalis-Quercetum virgilianae al bosco della Quisquina       

Quercetum gussonei a Ficuzza                                                                                      Pistacio terebinthi-Celtidetum aetnensis a Pizzo Castelluzzo

3. LA FASCIA SUPRAMEDITERRANEA

La fascia supramedi terranea si estende dai 1100 m sino alle maggiori vette come Rocca Busambra (alta 1613 mslm) e Monte Cammarata (1578 m). La vegetazione forestale naturale è poco rappresentata e spess o ampiamente sostituita da rimboschimenti di Cedrus atlantica. Sono invece abbastanza ben rappresentate, soprattutto a Rocca busambra, delle peculiari formazioni erbacee.

3.1 La vegetazione erbacea

Oltre gli ampelodesmeti, che spesso trasgrediscono il loro consueto range altitudinale, si possono distinguere diverse formazioni prative montane. Negli ex coltivi si insediano i pascoli montani del Cynosuro-Leontodontetum siculi, che si presentano in aspetti impoveriti a Rocca Busambra e sulle zone sommitali dei Sicani e vedono la dominanza di Cynosurus cristatus, a cui si associano Leontodon siculus, Trifolium sp., Medicago sp. ecc.

Rocca Busambra                                                                                                               Pascoli montani a Rocca Busambra

 

In condizioni di minor disturbo gli ampeldoesmeti nelle zone sommitali tendono a essere sostituiti da praterie a dominanza di Helictotrichon convolutum, che si possono riferire al Seslerio siculae-Helictotrichetum convolutae. In presenza di maggiore distrubo antropico, come nel versante sud di Rocca Busambra sopra i 900 m, si insedia invece il Bonannietum graecae, una vegetazione subnitrofila dominata da Bonannia graeca, a cui si accompagnano Cynara cardunculus, Scolymus grandiflorus, Carduncellus caeruleus, Onopordum illyricum, Cirsium echinatum, Phlomis herba-venti, Carthamus lanatus, Eryngium campestre, Cichorium intybus, Carduus nutans, Marrubium vulgare, ecc. Solo nelle zone sommitali di Rocca Busambra e di alcune delle maggiori cime dei monti Sicani, su superfici fortemente erose e con ampi affioramenti calcarei,  si rinvengono lembi  del Cachryetum ferulaceae già descritto per le Madonie, ma qui presente con un corteggio estremamente impoverito. Una peculiare vegtazione erbaceo-camefitica presente su suoli pietrosi motlo superficiali con calcari poco compatti, è il Carduncello-Thymetum spinulosi. Dominano Thymus spinulosus e Carduncellus pinnatus, a cui si accompagnano Teucrium chamaedrys, Erysimum bonannianum, Polygala preslii, Scorzonera villosa subsp. columnae;  Helianthemum cinereum, Koeleria splendens, Dianthus paniculatus, Petrorhagia saxifraga subsp. gasparrinii, Anthyllis vulneraria subsp. maura, Avenula cincinnata, Centaurea parlatoris, Centaurea sicana ecc.

Cachyretum ferulaceae nelle aree sommitali di Monte Barraù                                          Carduncello-Thymetum spinulosi a Monte Barraù

Pascoli a Rocca Busambra                                                                                                Pascoli a monte delle Rose

 

Nelle piccole superfici di suolo lungo le creste erose si insediano aspetti erbacei riferibili al Festuco rubrae-Seslerietum siculae, con la presenza di Sesleria sicula e Festuca rubra. Nella parti più instabili del macereto si insedia una vegetazione pioniera dell’ associazione Scutellario-Melicetum cupanii, dove prevalgono Centranthus ruber,, Melica cupanii, Scutellaria rubicunda subsp. linnaeana, Rumex nebroides, Arrhenatherum nebrodense, Linaria purpurea, Secale strictum, Scrophularia bicolor, Senecio siculus, Lactuca viminea. Lo Scutellario-Melicetum cupanii verso l'esterno del macereto entra in contatto con il Senecionetum siculae, dove prevalgono Senecio siculus, Arrhenatherum nebrodense e Linaria purpurea.

3.2 Le formazioni arbustive

Gli arbusteti, generalmente di origine secondaria, sono simili a quelli della fascia mesomediterranea, benchè sporadicamente si aggiungano specie più orofile come Rhamnus saxatilis, Amelanchier ovalis, Prunus mahaleb, Prunus spinosa, Sorbus busambarensis e soprattutto Crataegus laciniata che permettono di ascrivere questi aspetti al Crataegetum laciniatae.

Visione su Rocca Busambra                                                                                               Arbusteti e lembi forestali a Rocca Busambra

3.3 La vegetazione forestale

L'unica formazione boschiva che può essere considerata tipica della fascia supramediterranea è il Sorbo graecae-Aceretum pseudoplatani, limitato ai brecciai consolidati e ai macereti di Rocca Busambra. Si sviluppa tra 1100 e 1400 mslm, venendo a contatto in basso con il lecceto mesofilo dell’Aceri campestris-Quercetum ilicis. Domina Acer pseudoplatanus, a cui si associano Sorbus busambarensis e Fraxinus ornus. Sono inoltre presenti sporadicamente Prunus cupaniana, Agropyron panormitanum, Hedera helix, Lamium pubescens, Daphne laureola, Sorbus torminalis, Acer campestre, Tamus communis, Clematis vitalba, Polystichum setiferum, Scilla bifolia, Corydalis solida, Primula communis, Anthriscus nemorosa, ecc.

Sorbo graecae-Aceretum pseudoplatani a Rocca Busambra

4. LA VEGETAZIONE AZONALE

4.1 La vegetazione delle rupi

Nell'area è ben rappresentata una flora casmofitica insediata a tutte le quote sulle rupi calcaree o gessose (nella Sicilia centro occidentale), caratterizzata da un elevato numero di endemismi, alcuni dei quali puntiformi o comunque ristretti a poche località. Le rupi, specialmente quelle calcaree, hanno inoltre rappresentato uno staordinario habitat di rifugio per specie considerate relittuali, che manifistano alcuni caratteri "primitivi", come l' habitus suffruticoso di molte casmofite in contrasto con la tendenza evolutiva verso un ciclo annuale di entità affini.  Tra le tante si possono ricordare Lithodora rosmarinifolia,  Iberis semperflorens, Centaurea ucriae, Centaurea erycina, Centaurea saccensis, Centaurea ucriae subsp. todari, Centaurea busambarensis, Anthemis ismelia, Anthemis cupaniana, Brassica rupestris, Brassica rupestris subsp. hispida, Brassica villosa ssp. brevisiliqua, Brassica villosa ssp. drepanensis, Brassica villosa ssp. bivoniana, Euphorbia papillaris, Asperula rupestris, Poa bivonae, Galium pallidum, Convolvulus cneorum, Ranunculus sp

Vegetazione casmofitica a Monte Pecoraro            

icatus subsp. rupestris, Hieracium lucidum, Hieracium cophanense, Limonium todaroanum, Arabis alpina ssp. caucasica, Ptilostemon greuteri, Genista gasparinii, Erica sicula, Cheilanthes pteridioides, Phyllitis saggitata, Cosentinia vellea, Simethis mattiazzi, Asplenium petrarchae, Valantia deltoidea, Helichrysum panormitanum, Helichrysum pendulum, Odontites bocconei subsp. bocconei, Micromeria fruticulosa, Phagnalon metlesicsii, Seseli bocconei, Melica minuta, Saxifraga hederifolia, Matthiola incana ssp. rupestris, Athamanta sicula, Matthiola fruticulosa, Erysimum metlesicsii, Scabiosa cretica, Dianthus rupicola, Dianthus busambarensis, Minuartia verna, Cymbalaria pubescems, Scutellaria rubicunda subsp. linneana, Pseudoscabiosa limonifolia, Silene fruticosa, Coronilla valentina, Ballota rupestris, Arenaria grandiflora), Armeria gussonei ecc. Dal punto di vista fitosociologico alla quote più basse si distingue lo Scabioso creticae-Centauretum ucriae, che in condizioni più mesiche è sostituito dall'Anthemido cupanianae-Centauretum busambarensis. Solo alle gole di Tarderia si insedia il Brassico rupestris-Centauretum saccensis.

Versante nord di Rocca Busambra                                                                                    Rupi calcaree a Capo Gallo

Capo Gallo                                                                                                                        Flora rupestre con Bassica rupestris e Iberis semperflorens

Pareti calcaree a Rocca Busambra

Rupi calcaree a Monte Erice

Gli aspetti casmo-nitrofili frequenti sulle rupi umide ed ombrose, sono invece ascrivibili all'alleanza Polypodion serrati che include varie associazioni come Polypodietum serrati, Polypodio-Ranunculetum rupestris, Polypodio serrulati-Cheilanthetum pterioides e Selaginello-Cymbalarietum pubescentis. Prevalgono diverse pteridofite come Polypodium cambricum, Selaginella denticulata, Cheilanthes pterioides, Asplenium petrarchae e alcune spermatofite come Cymbalaria pubescens e Ranunculus rupestris. Sulle rupi gessose rappresentate soprattutto nel settore centro meridionale del trapanese si rinvengono Brassica villosa subsp. tinaei, Diplotaxis crassifolia, Sedum caeruleum, Sedum gypsicola, Gypsophila arrostii, Capparis spinosa, Micromeria graeca, Chaenorhinum exile, Erysimum metlesicsii, Gypsophila arrostii, Matthiola fruticulosa, ecc. Si tratta di aspetti riferiti al Brassico tinei-Diplotaxietum  crassifoliae.  Solo sulle superfici gessose più acclivi, sulle tasche di corrosione, si insedia il Filagini-Chaenorhinetum rupestris, una peculiare microcenosi caratterizzata dalla presenza di Chaenorhinum rupestre, associata ad altre terofite. Sulle  rupi  basaltiche  dell’ isola  ​vulcanica di Ustica si rinviene inoltre il raro Asplenium balearicum. Una flora “rupestre” del tutto particolare si rinviene in alcune grotte umide sottoposte a stillicidio con la presenza di alcune felci come Adiantum capillus-veneris, Phyllitis scolopendrium, Phyllitis saggitata e di altre specie quali Cymbalaria pubescems e Hornungia procumbens subsp. pauciflorus solo su substrato ricco di nitrati. Si tratta di aspetti per lo più riferibili alla classe Adiantetea.

Rupi a Monte Cofano                                                                                                       Rupi ombrose con Hieracium cophanense a Monte Cofano

Brassico tinei-Diplotaxietum crassifoliae lungo le rupi gessose delle Rocche di Entella   Grotta del Garrone alla Pizzuta

4.2 La vegetazione dei corsi d'acqua

I corsi d’acqua nel versante settentrionale sono fondamentalmente dei torrenti a regime stagionale, mentre si hanno dei fiumi con una maggiora portata nella parte meridionale del settore come il Belice, il Platani e il Sosio. La vegetazione sommersa è pressochè assente, visto il carattere prevalentemente stagionale dei torrenti, ma nel Sosio e in pochi altri corsi d'acqua dei Sicani si rinviene lo Zannichellietum palustris, un popolamento monospecifico di Zannichellia palustris.  Inoltre solo in pochissimi torrenti sono noti aspetti poco tipificabili dominati da Potamogeton nodosus. Ai margini dei torrenti la formazione più diffusa è ascrivibile al Phragmitetum communis, un popolamento monofitico di Phragmites australis. In acque più eutrofiche e in suoli sottoposti a un periodo di sommersione più lunga, la precedente è sostituita dal Typhetum angustifoliae, dove prevale Typha angustifolia. In superfici impaludate com acque salse si sviluppa il Typho-Schoenoplectetum glauci, dove assume un ruolo importante Schoenoplectus tabernamontanus. Lungo le acque correnti più fresche e indisturbate (solo nel Trapanese al fiume Caldo e alle sorgenti termali di Segesta) si sviluppa il Polygono salicifolii-Phragmitetum, differenziata dalla presenza di Polygonum salicifolium, mentre nelle aree palustri o nelle anse dei torrenti con acque calme e poco profonde si sviluppa il Caricetum hispidae, fisionomizzato da Carex hispida o il Junco fontanesi-Agrostietum stoloniferae in stazioni collinari, una formazione quasi pura di Juncus fontanesii.   Aspetti più comuni sono presenti sulle superfici sottoposte a ristagno prolungato e vedono la dominanza di Apium nodiflorum, a cui si associano Nasturtium officinalis, Glyceria fluitans, Veronica anagallis-aquatica, Carex divisa, Mentha pulegium e Juncus articulatus. Si tratta dell' Helosciadietum nodiflori, cenosi che in acque melmose e debolmente salse è sostituita dall' Apio-Glycerietum plicatae, fisionomizzata dalla presenza di Glyceria plicata. Le anse fluviali sono invece colonizzate dal Cyperetum longi, dove prevale Cyperus longus.  Essa in suoli più ricchi di composti azotati è sostituita da popolamenti monospecifici di Bolboschoenus maritimus. In siti ricchi di nitrati e sottoposti a prosciugamento estivo si insedia il Calystegio sylvaticae-Arundinetum donacis, dove prevale nettamente Arundo donax, a cui si accompagnano poche specie quali Calystegia sepium, Galium aparine e Conyzanthus squamatus.

 

Cascata delle Due Rocche (Corleone)                                                                         Torrente Giardinello vicino Corleone

 

 

Fiume Oreto (Altofonte)                                                                                                 Vegetazione ripariale lungo il fiume Sosio

 

 

Ulmo canescentis-Salicetum pedicellatae al Fiume Sosio

Aspetti erbacei ben rappresentati in tutto il territorio ai margini dei corsi d' acqua, in siti ricchi di materia organica, sottoposti a inondamento invern ale e che mantengono una certa quantità di umidità anche in estate è il Paspalo-Polypogonetum viridis, dove alternativamente dominano Paspalum distichum e Polypogon viridis. Questi aspetti spesso entrano in contatto verso l'esterno con aspetti nitrofili del Bidentetea tripartitae. Lungo i bordi dei torrenti, nelle canalette di scolo e nei canali di drenaggio si svilluppano delle igrofile cenosi erbacee dominate da Mentha suaevolens, Pulicaria dysentherica e Juncus inflexus, attribuibili a varie associaizoni quali Cirsio-Eupatorietum cannabini, Carici otrubae-Juncetum inflexi e Epilobio hirsuti-Agropyretum repentis, benchè manchino spesso le specie più caratteristiche come Eupatorium cananbinum o Carex otrubae. Le formazioni arboree presenti lungo i corsi d'acqua sono rappresentate da ripisilve attribuite all’Ulmo canescentis-Salicetum  pedicellatae o al Salicetum albo-pedicellatae, dove dominano Salix pedicellata, Salix alba, Fraxinus angustifolia, Ulmus canescens, Populus nigra e Populus alba. Lo strato arbustivo vede la presenza di Rubus ulmifolius, Clematis vitalba, Tamus communis, Hypericum hircinum subsp. majus, Dorycnium rectum, Ficus carica var. caprificus, Hedera helix, ecc. Lo strato erbaceo si presenta piuttosto ricco con Carex pendula, Equisetum telmateja, Arum italicum, Agrimonia eupatoria, Rubia peregrina subsp. longifolia, Brachypodium sylvaticum e alcune rare felci solo a Ficuzza, quali Osmunda regalis e Phyllitis scolopendrium. Una formazione del tutto peculiare si rinviene nel Fiume Oreto con la presenza di Platanus orientalis, che qui raggiunge il limite occidentale del suo areale siciliano, che caratterizza il Platano-Salicetum pedicellatae. E' di rilievo la presenza in questa cenosi di Laurus nobilis e Petasites fragrans. Sempre sul fiume Oreto si rinviene un altra peculiare cenosi, descritta come Caricetum pendulo-panormitanae, che si caratterizza per la pr_

Caricetum pendulo-panormitanae sul basso corso del fiume Oreto

 

esenza di Carex panormitana, raro endemismo sardo-siculo, posizionandosi tra la vegetazione igrofila dell'Helosciadietum nodiflori e la ripisilva delle sponde, ad altitudini di 50-150 m. Nei corsi d'acqua con alveo ciottoloso si insedia lo Spartio-Nerietum oleandri, mentre nelle zone interne in condizioni molto xeriche si rinvengono aspetti dominati da Tamarix africana e Tamarix gallica, attribuiti al Tamaricetum gallicae. Infine la vegetazione arbustiva del Rubo ulmifolii-Dorycnietum recti è molto rara solo in alcuni stretti corsi d'acqua dell'area di Ficuzza, dove si mantiene un grado di umidità costante.

 

4.3 Gli ambienti lacustri                                                                                                                                                                     

Nella Sicilia nord occidentale sono praticamente assenti dei veri e propri laghi d'acqua dolce, mentre sono piuttosto diffusi in tutto il territorio, specie nell'interno, i bacini artificiali. La vegetazione rappresentata in questi ambiti è prevalentemente da riferire ad aspetti dominati da terofite nitrofile a sviluppo estivo, che si sviluppano grazie ad ampie fluttuazioni del livello delle acque. Sulle superfici più inclinate si insedia l' Heliotropio-Heleochloetum schoenoidis, dove dominano Heliotropium supinum, Heleochloa schoenoides ed Euphorbia chamaesyce, mentre nelle superfici pianeggianti la precedente è sostituita dal Glino-Verbenetum supini, fisionomizzata da Glinus lotoides e Verbena supina. Più sporadica la presenza di altre specie quali Eryngium barrelieri, Coronopus squamatus, Crypsis aculeata, Pulicaria sicula e solo nel lago di Piana degli Albanesi Cyperus michelianus e Filaginella uliginosa var. prostrata. Sono invece saltuariamente rappresentati alcuni piccoli stagni, soprattutto nei Monti Sicani ai Gorghi di Monte Carcaci e in maniera marginale sui monti di Palermo al Gorgo Rebbuttone, a Ficuzza (Gorgo Lungo) e nel trapanese allo Stagno di monte Cofano. La vegetazione acquatica  gallegiante alquanto rara, essendo rappresentata sporadicamente dal Lemnetum gibbae dove prevale Lemna gibba, adattata ad acque leggermente salmastre e che tendono a prosciugarsi in estate. Solo al Gorgo Cofano, uno stagno costiero effimero, si insedia una peculiare vegetazione igrofila fluttuante dominata da Ranunculus baudotii che forma popolamenti quasi monospecifici che caratterizzano il Ranunculetum baudoti. La vegetazione sommersa è presente in alcuni stagni dei Sicani e anche in alcuni bacini artificiali. Prevale Potamogeton natans che caratterizza il Polygono-Potametum natantis, mentre sono più sporadici Potamogeton coloratus, Potamogeton lucens, Potamogeton gramineus ecc. Sempre sui Sicani si rinvene il Groenlandietum densae, dove domina Groenlandia densa.

Gorghi di Monte Carcaci                                                                                               Stagno di Monte Cofano

Gorgo del Drago (Ficuzza)                                                                                            Gorgo Lungo (Ficuzza)

PIù esternamente si insediano aspetti semisommersi, riferibili all'Oenantho fistulosae-Glycerietum spicatae, caratterizzata da Alopecurus geniculatus e Oenanthe aquatica, cui si aggiungono Callitriche stagnalis, C. brutia, Ranunculus peltatus e R. omiophyllus. Al margine dei laghetti si insediano aspetti ad elofite dominati da Sparganium erectum o da Schoenoplectus lacustris, rispettivamente da attribuire alle associazioni Sparganietum erecti e Scirpetum lacustris. Solo sui Sicani si insedia anche l' Iridetum pseudoacori, differenziato dalla presenza di Iris pseudoacoris. I micro ambienti umidi legati a piccole depressioni inondate solo nel periodo invernale, sono colonizzati da aspetti riferibili alla classe Isoëto-Nanojunceteaea, caratterizzata da varie microfite quali Bulliarda vaillantii, Damasonium alisma, D. polyspermum, Isoëtes histrix, I. duriaei, I. todaroana, Isolepis cernua, Juncus bufonius, J. capitatus, J. hybridus, Lythrum borystenicum, L. hyssopifolia, Mentha pulegium,  Eryngium barrelieri,  Ophioglossum lusitan_

Gorghi di Monte Carcaci

icum, Pilularia minuta, Poa infirma, Romulea ramiflora, Elatine macropoda, Cicendia filiformis, Solenopsis laurentia, Crassula vaillantii, Anagallis parviflorus, Lotus preslii, Trifolium filiforme, Myosotis sicula, Ranunculus angulatus, Antinoria insularis, Coronopus squmatus ecc. Le associazioni rappresentate sono Elatinetum macropodae, Bellido-Solenopsidietum laurentiae, Kickxio-Solenopsietum laurentiae, Damasonio alismatis-Crypsietum aculeatae, Ranunculo-Antinorietum insularis. Alcuni aspetti molto peculiari si rinvengono nelle pozze temporanee, asciutte già a marzo-aprile, situate sulle piattaforme calcaree costiere del Trapanese (Monte Cofano, San Vito), interessate dalla presenza di terofite quali Damasonium alisma, Lythrum tribracteatum, Coronopus squamatus, mentre nelle radure delle sugherete di Angimbè e Bosco Scorace si localizzano interessanti cenosi igrofile con Isoetes hystrix e Lythrum borysthenicum.

 

Glino-Verbenetum supini al Lago di Piana degli Albanesi                                            Heliotropio-Heleochloetum schoenoidis al lago di Piana degli Albanesi            

Lago di Piana degli Albanesi                                                                                       Stagni temporanei con aspetti della classe Isoeto-Nanojuncetea

Calanchi nel settore meridionale dei Sicani

4.4 I calanchi

Il settore meridionale dei Sicani presente significative formazioni  calanchive, simili a quelle della Sicilia centrale. Sulle superfici poco inclinate si insedia l'Eryngio dichotomi-Lygetum sparti, una forma di prateria dominata da Lygeum spartum, a cui si accompagna Eryngium dichotom um, Moricandia arvensis, Capparis sicula, Podospermum canum, Catananche lutea, Diplotaxis erucoides var. hispidula, Centaurium pulchellum, Hedysarium capitatum, Erysimum metlesicsii, Nepeta apulei, Lathyrus odoratus e Ononis oligophylla ecc. Raramente nella parte meridionale dei Sicani e nei pressi di Mazzara del Vallo, si sviluppa il Lygeo-Lavateretum agrigentinae, dove assume un certo rilievo la presenza di Lavatera agrigentina.  In condizioni più mesiche, sui pendii argillosi più ripidi, si sviluppa l'Asteretum sorrentinii, una formazione a basso indice di ricoprimento, dove prevale Tripolium sorrentinoi a cui si affiancano poche specie come Podospermum canum, Diplotaxis erucoides var. hispidula e Centaurea pulchellum. I calanchi più degradati a causa di incendi, pascolo, calpestio e intensa erosione tendono ad essere occupati da popolamenti quasi puri di Cynara cardunculus.

4.5 La vegetazione sinantropica

Nelle colture si rinvengono diverse cenosi erbacee incluse nella classe Stellarietea mediae, in particolare nei vigneti, su substrati argillosi concimati, si insedia il Chamaemelo-Silenetum fuscatae, con la presenza di Silene fuscata, Chamaemelum fuscatum, Allium nigrum, Arum italicum ecc. Specialmente negli uliveti su terre rosse, si insedia il Diplotaxietum viminio-erucoidis, che nei substrati ricchi di componente sabbiosa è sostituito dal dal Vulpio-Tetragonolobetum biflori. Nei seminativi si rinvengono formazioni  attribuibili al  Legousio hybridae-Biforetum testiculati e al Chrozophoro tinctoriae-Kickxietum integrifoliae.

Mondello

 

Nella prima sono considerate tipiche Legousia hybrida, Bifora testiculata, Legousia falcata, Anacyclus tomentosus, Adonis microcarpa e Neslia paniculata, a cui si affiancano Ridolfia segetum, Gladiolus segetum, Scandix  pectenveneris,  Ranunculus arvensis, Papaver rhoeas e P. hybridum, ecc. La seconda ha uno sviluppo nel periodo estivo-autunnale e vede la prevalenza di Kickxia spuria ssp. integrifolia, Chrozophora tinctoria, Conyza bonariensis, Aster squamatus e molto raramente Teucrium spinosum.  Altre  formazioni molto comuni nel periodo estivo-autunnali sono rappresentate da aspetti dominati da Amaranthus sp. Chenopodium sp. e Setaria sp. Altre peculiari cenosi si insediano nelle culture irrigue come il Setario-Cyperetum rotondi.  Negli incolti temporanei è facilmente riscontrabile anche il Centauretum schouwii, dove prevalgono Centaurea schouwii e Haynaldia cylindrica, a cui si accompagnano Hedysarum coronarium, Urospermum picroides, Carlina lanata, Medicago ciliaris, Reichardia picroides ecc.  Gli incolti permanenti tendono invece a favorire l'insediamento di espressioni dell’alleanza Echio-Galactition tomentosae. Un associazione molto caratteristica che si insedia negli incolti subigrofili,  è l’Ononido-Vicietum siculae, caratterizzata da Vicia sicula, a cui si associano Ononis alopecuroides subsp. exalopecuroides, Daucus muricatus, Convolvulus cupanianus, Cerinthe major, Tetragonolobus purpureus, Geranium dissectum, Melilotus infesta, Fedia graciliflora, Brassica sylvestris, Medicago intertexta, Trisetaria parviflora, Ranunculus ficaria, Silene bellidifolia, Hedysarum coronarium, Bromus madritensis, Galactites tomentosa, Avena barbata, Avena sterilis, Hedypnois cretica, Dasypyrum villosum, Medicago hispida, Medicago ciliaris, Medicago truncatula, Hirschfeldia incana, Vicia villosa, Lotus ornithopodioides, Echium plantagineum, Helminthia echioides, Sonchus asper, Vicia sativa, Bromus sterilis, Malva parviflora, Sonchus oleraceus, Ammi majus, ecc. In seguito queste formazioni tendono ad evovlere verso popolamenti di Arundo plinii nei tratti con maggiore pendenza, mentre in quelli più pianeggianti verso formazioni dominate da Festuca arundinacea e Phalaris coerulescens. Aspetti erbacei più marcatamente igrofili che si insediano su suoli argillosi, tipici dei campi inondati in inverno particolarmente frequenti in alcune aree dell'entroterra Trapanese, sono caratterizzati da Polypogon monspeliensis, Juncus bufonius e Mentha pulegium. Gli incolti più xerofili tendono invece a costituire praterie subnitrofile, primo stadio nella costituzione delle praterie steppiche. Si tratta di aspetti dell'alleanza Bromo-Oryzopsion miliaceae, dominati da specie perenni come Piptatherum miliaceum e Dittrichia viscosa. Un associazione tipica del Palermitano è il Boerhaavio-Oryzopsietum miliaceae, comunità dominata da Boerhaavia repens subsp. viscosa, specie di origine saharo-nordafricana, che si va ad espandere in Sicilia. Nelle aree sottoposte ad una forte pressione di pascolo bovino ed ovino si sviluppano formazioni ipernitrofile, molto impoverite floristicamente e dominate da asteraceae spinose di grossa taglia. Si tratta di vari aspetti della classe Onopordetea acanthii, che include ad esempio il Silybo mariani-Urticetum piluliferae che si sviluppa in prossimità degli stazzi, nonchè vari aggruppamenti difficilmente inquadrabili dal punto di vista fitosociologico. I consorzi sciafili e nitrofili che si sviluppano all'ombra di alberi e arbusti vanno invece riferiti all'ordine Urtico-Scrophularietalia peregrinae. Tra le associazioni più comuni si può ricordare l'Acantho mollis-Smyrnietum olusatri, tipico di stazioni ombrose in prossimità dei muri o sotto la chioma degli alberi, mentre il Delphinio staphysagriae -Stellarietum cupanianae è una rara cenosi che predilige ambienti molto ombrosi dove i rami di grandi alberi (carrubi e olivi) arrivano sino al livello del suolo e con notevole apporto di sostanza organica dovuta alla sosta di bestiame.

 

Oliveto a Caltabellotta                                                                                                    Legousio hybridae-Biforetum testiculati a Corleone           

Risulta invece più diffuso sui substrati calcarei di tutto il territorio il Dauco maximi-Oryzopsietum miliaceae, dove dominano Piptatherum miliaceum e Dittrichia viscosa, a cui si accompagna Daucus carota ssp. maximus. Formazioni affini vedono invece la dominanza di Calendula suffruticosa  subsp. fulgida, limitatamente ai settori costieri del palermitano e del trapanese. I praterelli di terofite si presentano ancor più vari e sono interpretabili come estremo grado di degradazione della vegetazione climax, benchè nelle piccole zolle erbose in ambiti semirupestri possano essere considerati primari. Gli aspetti acidofili vengono attribuiti alla classe Tuberarietea guttatae, che tendono a insediarsi su suoli oligotrofici, scheletrici, poco evoluti, a tessitura sabbioso-limosa. Le specie più tipiche sono Aira caryiophyllea, A. cupaniana, A. elegans, Arabidopsis thaliana, Asterolinum linum-stellatum, Briza maxima, Cerastium semidecandrum, Coleostephus myconis, Evax asterisciflora, Linum tryginum, Phediimus stellatus, Plantago bellardi, Rumex bucephalophorus, Stachys arvensis, Trifolium arvense, T. cherleri, T. lappaceum, Tuberaria guttata, Vulpia bromoides, V. myuros. I praterelli basifili sono invece riferiti alla classe Stipo-Trachynietea, che sono sempre caratterizzati dalla dominanza di un ricco contingente di terofite, cui si accompagnano talora piccole geofite. Una cenosi di questo tipo, molto diffusa nel territorio e a volte caratterizante il paesaggio, è il Thero-Sedetum caerulei, dove si rinvengono Sedum caeruleum, S. rubens e Phedimus stellatus, cui si associano Plantago afra, Arenaria leptoclados, Trifolium scabrum, Evax pygmaea, Helianthemum salicifolium, Sagina apetala, Filago pyramidata, ecc. Negli ambiti più xerici e disturbati di quest'ultima cenosi  prevalgono  Sedum caeruleum, S. rubens, Arenaria leptoclados e Plantago afra, mentre In ambiti prettamente costieri e quindi sottoposti all’aerosol marino, è presente una subassociazione caratterizzata dalla dominanza di Sedum litoreum e Phedimus stellatus.  In contesti montani, soggetti a una forte insolazione, ma allo stesso tempo caratterizzati da una forte incidenza delle precipitazioni occulte, come nella parte cacuminali di alcuni rilievi costieri, si trovano aspetti che vanno inquadrati nella subass. saxifragetosu tridactylitis, differenziati dalla presenza di  Phedimus stellatus, Saxifraga tridactylites, Euphorbia peploides, Erophila verna, nonché Filago pyramidata, Arabis verna, Centanthus calcitrapa, Senecio vulgaris e sporadicamente  Minuartia hybrida, Arenaria leptoclados, ecc. Nei substrati con uno strato di terriccio più sviluppato si rinvengono aspetti terofitici attribuibili  all'associazione Vulpio-Trisetarietum aureae, dove si rinvengono Trisetaria aurea, Trifolium nigrescens, Plantago lagopus, Vulpia ligustica e V. geniculata, Hypochaeris achyrophorus, Trifolium scabrum, Medicago minima e Evax pygmaea. Un altro aspetto molto comune sopratutto nelle sciare del trapanese, è l'Ononido-Stipetum capensis, dove domina Stipa capensis, a cui si associano Ononis breviflora e un ricco corteggio di terofite.

Vegetazione nitrofila dell'Echio-Galactition tomentosae vicino Palermo                            Praterelli di terofite a S. Ninfa

 

Nei contesti più freschi e ventilati, si insediano praterelli terofitici più mesofili che vedono la presenza di Erophila verna, Bivonaea lutea, Ionopsidium albiflorum, Hornungia petrraea, Viola arvensis, Polygala monspeliaca, Trifolium scabrum, Hypochoeris achyrophorus, Linum bienne, Valantia muralis, Campanula erinus, ecc. Altre particolari formazioni vedono la predominanza di geofite a fioritura autunnale come Ranunculus bullatus, Prospero autunnalis, P. obtusifolium, Narcissus tazetta, N. obsoletus, Iris planifolia, Triglochin laxiflorus, mentre alcuni aspetti emicriptofitici sono contraddistinti da Crepis sprengeli. Sui muretti, nelle zone urbane, nei ruderi si insediano comunità a Parietaria judaica, riferite all' Oxalido-Parietarietum judaicae. Altri aspetti presenti nei contesti urbani sono riferibili agli ordini Chenopodietalia e Nicotiano glaucae-Ricinetalia communis, che annoverano rispettivamente tra le specie più caratteristiche Chenopodium sp. nel primo caso e Nicotiana glauca e Ricinus communis nel secondo. Altre comunità ruderali arbustive vedono la dominanza di Lavatera arborea e Lavatera cretica.  Nei substrati sottopsoti a frequente calpestio, come strade, viottoli o scalinate, prevalgono specie erbacee perenni o annuali con un tipico habitus prostrato o rosulato. Una cenosi abbastanza caratteristica della Sicilia occidentale è il Trisetario-Crepidetum bursifoliae, cenosi ad optimum tardo-primaverile-estivo, differenziata dall’endemica Crepis bursifolia. Altri aspetti sono riferibili all’Euphorbio-Oxalidetum corniculatae, fisionomizzata da Euphorbia chamaesyce ed Oxalis corniculata.

Incolti con Lathyrus odoratus a Pian del Leone                                                                    Incolti sulle rive del lago di Piana degli Albanesi

Praterelli di terofite mesofile con Bivonaea lutea                                                                  Incolti con Sulla coronaria sotto Pizzo Monaco (Castellamare del Golfo)  

5. LUOGHI DI PARTICOLARE INTERESSE BOTANICO                ​​​​​

 

1) Monte Pellegrino: Il promontorio di Monte Pellegrino con i suoi 600 m domina il golfo di Palermo e rappresenta un indubbio valore paesaggistico. Tuttavia la vicinanza alla città e l'assidua frequentazione umana lo hanno reso piuttosto degradato dal punto di vista naturalistico. Sicuramente più pregevole risulta il versante nord con lembi di lecceta e notevoli esempi di flora rupestre, mentre per il resto dominano nettamente i rimboschimenti e le specie aliene che hanno completamente stravolto la vegetazione naturale. Da segnalare inoltre un aspetto di macchia dominata da Ziziphus lotus, localizzato nel settore nord-occidentale del promontorio.

 

 

 

 

​Monte Pellegrino

 

 

2) Parco della Favorita: Situato all' interno di Palermo. a sud di Monte Pellegrino presenta prevalentemente una flora esotica, restano tuttavia gli unici lembi residui di lecceta della piana di Palermo, in cui è rilevante la presenza di Viburnum tinus.

 

 

 

 

 

​Lecceta al Parco della Favorita

3) Capo Gallo: Promontorio immediatamente a ovest di Monte Pellegrino, presenta formazioni relitte di lecceta e soprattutto rilevanti aspetti rupestri con la presenza di quattro endemismi esclusivi quali Genista gasparinii, Limonium panormitanum,  Hieracium lucidum ed Anthemis ismelia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rupi calcaree nel versante nord di Capo Gallo

 

4) Capo Rama: Piccolo promontorio a ovest di Palermo, interessante principalmente per le cenosi delle scogliere con Limonium bocconei e per un estesa macchia dominata da Chamaerops humilis e Ephedra fragilis. Da segnalare anche la presenza di pochi individui di Quercus calliprinos.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capo Rama

 

 

 

5) Capo Zafferano e Monte Catalfano: Rilievi costieri posti nel territorio di Bagheria, presentano una rilevante flora rupestre, in cui spicca per l'insolita abbondanza Convolvolus cneorum a Capo Zafferano, ma anche Centaurea todaroi, Brassica rupestris, Muscari lafarinae, ecc. A Monte Catalfano invece sono degni di menzione l'unica popolazione isolana di Lathyrus saxatilis e una peculiare macchia di Quercus calliprinos, in cui si rileva inoltre Quercus soluntina, un probabile ibrido naturale tra Q. ilex e Q. calliprinos.

 

 

 

 

 

 

​Capo Zafferano

 

 

 

6) Monte San Calogero: Rilievo calcareo alto 1326 m, posto sopra Termini imerese. La vegetazione forestale, un tempo ben rappresentata anche grazie a un microclima molto umido, è ridotta a pochi lembi di lecceta. Interessanti aspetti rupestri e montani si rinvengono nelle zone sommitali con Arenaria grandiflora e Onosma canescens. Altre specie rare sono Galanthus reginae-olgae subsp. reginae-olgae e Aquilegia sicula.

 

 

 

 

 

 

Monte San Calogero

 

7) Valle del fiume Oreto: Il fiume oreto si presenta degradato per gran parte del suo corso, solo nei pressi di Altofonte si rinvengono ancora asp etti di grande interesse botanico con una peculiare ripisilva con Platanus orientalis e Laurus nobilis. E' inoltre l'unica stazione siciliana di Carex panormitana.

8) Montagna Longa: Rilievo posto a monte di Terrasini e Carini, presenta lembi di lecceta abbarbicati nei pendii  più impervi, e interessanti ambienti rupestri benchè privi di grandi particolarità.

 

 

 

 

 

 

Fiume Oreto

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​​9) Lago di piana degli Albanesi: Nonostante si tratti di un bacino artificiale si rilevano aspetti interessanti con la presenza di Cyperus michelianum, Heliotropium supinum, Teucrium spinosum, Vicia melanops, Gnaphalium prostratum ecc.

 

 

 

 

 

 

​Lago di Piana degli Albanesi

 

 

10) Monte Pizzuta, Costa Carpineto e punte Moarda: Si tratta della parte più alta dei monti di Palermo, con i 1333 m della Pizzuta. Gli aspetti forestali sono piuttosto rari, mentre prevalgono gli ampelodesmeti e le garighe di Erica multiflora in cui si rinviene l'end emica Viola ucriana. Da rilevare inoltre residui popolamenti di Ilex aequifolium e Sorbus graeca e la presenza nella Grotta del Garrone di rare felci quali Phyllitis scolopendrium e P. saggitata.

 

 

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​Popolazione di Ilex aequifolium alla Pizzuta

 

 

​11) Boschi e gorghi di Rebuttone: Il sito, posto nel comune di Piana degli Albanesi, presenta interessanti lembi di formazioni boschive con Quercus virgiliana e un piccolo ambiente um ido (Gorgo di Reb uttone) che in passato ospitava l'unica stazione isolana di Elatine alsinastrum. E' stata invece accertata di recente la presenza di Trifolium ornithopodioides, mai segnalato in altri luoghi della Sicilia.

 

​Gorgo di Rebuttone

 

 

 

12) Bosco di Costalunga: Lecceta basifila con la rilevante presenza di Ostrya carpinifolia, rara sui monti di Palermo. altre specie interessanti sono Cornus sanguinea e Sorbus torminalis.

13) Monte Jato, Kumeta e Pizzo Parrino: Il sito dominato da Monte Kumeta (1233 m), una delle maggiori cime dei Monti di Palermo,  presenta estesi ampelodesmeti alternati a lembi forestali rappresentati da leccete e querceti caducifogli, nonchè dei rarissimi esempi di sughereta sui monti di Palermo.

14) Monte Matassaro, Monte Gradara e Monte Signota: Il sito posto nei monti di Palermo è dominato da Monte Signora, alto 1191 m. L' interesse dell'area è dato dalla presenza di lembi di lecceta e querceti caducifogli, nonchè da aspetti di ripisilva.

 

 

Lecceta di Costalunga​

 

15) Monte Cane, Pizzo Selva a mare e Monte Trigna: L' area fa parte di un piccolo complesso montuoso posto a est dei monti di Palermo, nel territorio di Trabbia, Termini imerese, Ventimiglia di Sicilia e culminante nei 1256 m di Pizzo Trigna. Oltre gli aspetti rupestri, sono presenti lembi boschivi, piccoli popolamenti di agrifoglio e particolari aspetti di sughereta fisionomizzata da Ligustrum vulgaris.  Unica per l'intera isola è la presenza in una grottta della rarissima Hornungia pauciflora.

Pizzo Trigna in Inverno

 

 

16) Lago di Caccamo: Bacino artificiale presente nei pressi di Caccamo, interessanti per la presenza di ambienti rupestri con il raro Erysimum metlesicsii. E' inoltre rilevante la presenza di orchidee in tutta l'area.

 

 

 

​Lago di Caccamo

 

 

17) San Martino: L'area posta sulle colline dietro Palermo, dal punto di vista botanico presenta lembi di lecceta nonchè interessantissimi aspetti di gariga ad Erica multiflora, che ospita specie rare come Silene kemoniana, Coris monspeliensis, Leuzea conifera e Hippocrepis glauca. Altre specie di un certo interesse sono Vicia ochroleuca, Trachelium caeruleum, Brassica villosa subsp. villosa e Petasites fragrans.

 

 

 

 

 

 

 

 

Rimboschimenti e leccete sui monti di San Martino

 

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18) Litorale tra Alcamo marina e Balestrate: Si tratta di una signficativa zona costiera che in passato ospitava le più importanti formazioni dunali dell'area. Negli ultimi decenni ha subito un notevole degrado, si rivengono comunque lembi di vegetazione psammofila in cui spicca Anthemis maritima e piccoli aspetti della macchia di Juniperus turbinata, un tempo presente con la più estesa formazione di tutta l'isola. I piccoli affioramenti calcarenitici costieri sono caratterizzati dalla presenza di Limonium flaggelaris.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

​Spiaggia di Balestrate

 

 

19) Monte Inici: Rilievo appartenente al gruppo dei monti di Trapani, si trova sopra Castellamare del golfo e conserva nelle zone più alte piccoli aspetti di lecceta mesofila con la presenza di Galanthus regina- olgae e Paeonia mascula, rare nell' area. Ma il vero gioiello del sito è rappresentato dalla flora rupestre con la presenza del rarissimo Ptilostemon greuteri.

 

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Stazione di Ptilostemon greuteri a Monte Inici​

 

 

20) Monte Bonifato: Rilievo isolato, alto 825 m, situato sopra Alcamo. Ospita una formazione boschiva nella parte sommitale, protetta come riserva naturale, costituita prevalentemente da rimboschimenti con abbondante presenza di specie indigene in fase di espansione, come Quercus ilex e Quercus virgiliana. Nel sottobosco sono presenti alcune specie poco frequenti nel Trapanese, quali Paeonia mascula, Myosotis sylvatica, Buglossoides purpureo-caerulea, ecc.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prati sulla cima di Monte Bonifato

 

21) Riserva naturale dello Zingaro: Tratto costiero compreso tra Scopello e San Vito Lo Capo, fortunatamente sfuggito all' espansione edilizia, presenta comunque prevalentemente aspetti di vegetazione secondaria quali praterie e soprattutto garighe dominate da Chamaerops humilis. Rari i lembi di sughereta e lecceta, mentre è di notevole interesse la flora rupestre dove spiccano due rari endemismi presenti a Monte Passo del Lupo, quali Hieracium cophanense e Limonium toadoranum.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

​Riserva dello Zingaro (Lato San Vito)

 

​22) Penisola di San Vito Lo Capo: Anche il resto della penisola di San Vito Lo Capo non incluso nella riserva dello Zingaro, presenta un grande interesse dovuto alla presenza di una ricca flora rupestre in cui spiccano Phyllitis saggitata e Brassica villosa subsp. brevisliqua.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cala Firriato

 

 

​​23) Monte Cofano: Rilievo costiero a est di Trapani, raggiunge i 659 m. Rappresenta uno dei più importanti ambienti rupestri della Sicilia, con rari endemismi quali Erica sicula, Hieracium cophanense, Phagnalon metlesicsii e altre specie rare come Ephedra podostylax, Convolvolus cneorum, Pseudoscabiosa limonifolia ecc.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Monte Cofano​

 

 

 

 

​​24) Saline di Trapani: Benchè si tratti di un ambiente prevalentemente artificiale, presenta tuttavia un grande interesse naturalistico per l'avifauna e per il suo patrimonio floristico che comprende un gran numero di specie rare legate a terreni salsi, come Cynomorium coccineum, Calendula maritima, Limoniastrum monopetalum, Limonium sp., Cressa cretica, nonchè varie Chenopodiaceae tra cui si possono ricordare Halocnemum strobiliaceum e Halopeplis amplexicaulis.

 

 

 

 

 

 

 

​Saline di Trapani

 

 

 

25) Monte San Giuliano: Il rilievo su cui sorge Erice, si erge isolato sopra Trapani raggiungendo circa 800 m. Sono presenti diverse entità endemiche come Brassica villosa subsp. drapanensis, Silene nefelites e Centaurea erycina, esclusive di questa montagna, nonchè Simethis mattiazzi presente soltanto in questa stazione in Sicilia. Sono inoltre di un certo interesse le residue cenosi forestali presenti sulle zone sommitali (leccete), ospitanti entità rare come Iris foetidissima, Vinca major, Viburnum tinus, Prunus mahaleb, che si avvantaggiano del clima particolarmente umido dovuto alle frequenti nebbie.

 

 

 

 

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​Castello di Erice in cima a Monte San Giuliano.

 

 

​​​26) Laguna dello Stagnone: Grande ambiente salmastro includente diverse piccole isole come Isola Grande dello Stagnone, Mozia e Santa Maria. Notevole il contigente di specie rare ed endemiche presenti soprattutto nell'isola Grande dello Stagnone includente Euphorbia cupanii, Limonium sp., Cicendia filiformis, Solenopsis mothiana, Anagallis parviflorus, Anemone palmata ecc.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spiaggia di San Teodoro

 

 

 

 

27) Vallone di castello della pietra: Piccola oasi naturale immersa negli estesi paesaggi agrari del trapanese, presenta alcuni aspetti igrofili legati a un corso d'acqua e lembi ridottissimi di querceto anche con un esemplare monumentale.  Di grande interesse sono alcuni ambienti umidi presenti sul pianoro sommitale caratterizzati da  Elatine macropoda.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vallone di Castello della Pietra ​

 

28) Riserva naturale della grotta di S. Ninfa: Nell'area, posta nell'entroterra del Trapanese, sono ben rappresentati aspetti di terofite, ma anche una flora specializzata per gli affioramenti gessosi (Brassica tinei) e una peculiare vegetazione di ripisilva fisionomizzata da Laurus nobilis.

 

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Riserva della Grotta di S. Ninfa

 

 

​​​​​29) Bosco Angimbè e Scorace: Posti tra Calatafimi e Buseto Palazzolo, si tratta dei migliori esempi di sughereta del trapanese, con un certo numero di entità rare nell'area come Arbutus unedo, Erica arborea, Lavandula stoechas ecc. Sono inoltre saltuariamente rappresentati nelle schiarite piccoli ambienti umidi stagionali che ospitano varie specie di Isoetes.
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Bosco Scorace

 

 

​30) Foce del fiume Belice:  Ambiente costiero posto nell'estremo sud occidentale della Sicilia, che include limitati aspetti legati alla vegetazione di scogliera con Limonium selinuntinum. Ma soprattutto sono presenti estesi sistemi dunali, che benchè piuttosto impoveriti presentano cenosi uniche in Sicilia con Pycnocomon rutaefolia e Scrophularia fruticosa.
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​Dune alla foce del fiume Belice

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