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Distretto Etneo

L’Etna rappresenta una delle aree di maggiore interesse naturalistico della Sicilia grazie alla sua natura vulcanica e alla notevole altitudine raggiunta con i suoi 3343 m di quota. Naturalmente la vegetazione risente notevolmente di queste caratteristiche determinando una grande varietà di specie vegetali, compresi alcuni endemismi esclusivi che hanno trovato specifici adattamenti alla vita sul vulcano differenziandosi in maniera più o meno spinta dalla specie originaria. La copertura forestale si è fortemente ridotta alle quote più basse, mentre presenta ancora un notevole interesse alle quote più elevate. In Sicilia solo sull’Etna si raggiunge una vera e propria fascia al di sopra delle vegetazione arborea, rappresentata dalla formazioni pulvinanti di Astragalus siculus che raggiungono i 2400-2500 m, venendo sostituiti da una vegetazione sempre più rarefatta sino a giungere al deserto vulcanico a partire dai 3000 m con la totale scomporsa di piante vascolari sia per ragioni climatiche che per l’attività del vulcano. A causa della natura vulcanica piuttosto recente (600.000 anni), l'Etna non ospita specie relitte di periodi precedenti, nè ha potuto differenziare un grande numero di endemismi, tuttavia presenta diversi neoendemismi e alcune entità in via di differenziazione, inoltre offre la possibilità di osservare i differenti stadi di colonizzazione vegetale delle lave.

Clima

Nonostante la ridotta estensione del territorio il clima è molto variabile soprattutto per le precipitazioni, che si mantengono più elevate nei versanti nord ed est, mentre sono molto inferiori nei versanti sud ed ovest. in particolare il versante orientale presenta la piovosità più elevata di tutta la Sicilia, con valori di 750 mm già sulla costa, e fino a 1400 mm nelle zone submontane e montane. Il versante occidentale si presenta molto più arido, con appena 500-600 mm a 900 mslm. Le temperature invece variano soprattutto con l'altitudine, passando dai 17°C medi annui delle coste ai 5°C delle zone cacuminali. Sopra i 1000 mslm la neve cade abbondante in inverno, mentre sopra i 2500 mslm può resistere sino a Luglio e anche di più nelle zone riparate come le grotte, in cui è nota anche la presenza di un piccolo ghiacciaio perenne.

 

Endemismi esclusivi del distretto Etneo

Adenocarpus bivonae, Allium aetnense, Anthemis aetnensis, Asparagus aetnensis, Astragalus siculus, Bellardiochloa variegata subsp. aetnensis, Betula aetnensis, Buglossoides splitbergeri, Centaurea giardinae, Celtis aetnensis (qualche esemplare anche sui Nebrodi orientali), Erysimum aetnense, Hieracium aetnense, Hieracium pallidum, Kali basalticum, Linaria multicaulis subsp. aetnensis, Rumex aetnensis, Scleranthus aetnensis, Scleranthus vulcanicus, Senecio aetnensis, Senecio ambiguus, Senecio glaber, Sternbergia colchiciflora subsp. aetnensis, Tillaea basaltica, Viola aethnensis.

Specie non endemiche in Sicilia esclusive del distretto Etneo

Acer platanoides, Alyssum minutum, Asplenium septentrionale, Bombycilaena erecta, Calamagrostis epigejos, Cardamine glauca, Chenopodium hybridum, Epilobium angustifolium, Epipactis meridionalis, Epipactis placentina, Genista aetnensis, Micropyrum tenellum, Pinus nigra subsp. calabrica, Populus traemula, Potentilla argentea, Ranunculus penicillatus, Robertia taraxacoides, Sedum aetnense, Teesdalea nudicaulis, Thalictrum minus subsp. minus.

1. LA FASCIA TERMOMEDITERRANEA

La fascia termomediterranea non è molto estesa, limitandosi alle zone costiere e a quelle collinari, in cui già da 350-400 m le elevate precipitazioni portano allo sviluppo di una vegetazione più mesofila. Tutte le zone basali dell' Etna versano in uno stato critico di conservazione, con l'oriignaria copertura forestale ormai ridotta a piccoli lembi e l'incalzante sviluppo urbano che ha lasciato pochissimi spazi naturali sulla costa.

1.1 Il litorale sabbioso

I pochi tratti sabbiosi sono stati ampiamente manomessi, tanto che oggi ben poco resta della tipica vegetazione psammofila. Da rilevare solo le comunità pioniere del Cakilo-Xanthietum italici e del Salsolo-Euphorbietum paraliae. Sono inoltre presenti pochissimi individui di Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa a Marina di Cottone, a testimoniare la presenza nel passato della tipica macchia delle dune più consolidate.

 

Marina di Cottone (Foce Fiumefreddo)                     

1.2 La costa rocciosa

Le scogliere laviche del tratto costiero dell'Etna presentano un grande valore paesaggistico, ma dal punto di vista floristico sono piuttosto povere, anche a causa del disturbo antropico che ha per messo la penetrazione pure in questi ambienti di specie nitrofile. Si rinvengono comunque aspetti impoveriti del Crithmo-Limonietea, a dominanza di Crithmum maritimum e Reichardia picroides var. maritima e nelle zone più distanti dal mare anche Dianthus rupicola subsp. rupicola. Nelle piccole depressioni talvolta inondate, si insedia l' Atriplici halimi-Halimionietum portulacoidis, dove prevalgono Haliminone portulacoides, Parapholis incurva, Atriplex halimus, Suaeda fruticosa, Limonium virgatum e Crithmum maritimum. Sulle falesie con substrati marnosi o calcarei (ad esempio sull'Isola Lachea) si insedia una vegetazione alo-nitrofila riferita all'Atriplici halimi-Suaedetum verae, dove dominano Suaeda vera e Atriplex halimus.

Crithmum maritimum nelle scogliere di Santa Tecla                                                              Spiaggia di Aci Castello 

 

1.3 La vegetazione erbacea

Le praterie più diffuse nelle zone costiere sono dominate da Hyparrhenia hirta, alla quale si associano  Ferula communis, Asphodelus microcarpus, Brachypodium distachyum, Carlina corymbosa, Verbascum sinuatum, Stipa tortillis. Dal punto di vista fitosociologico si tratta del Ferulo-Hyparrhenietum. Sui substrati basaltici si insediano inoltre delle caratteristiche comunità di terofite della classe Tuberarietea guttatae, dove è di grande interesse la presenza di Aphanes minutiflora e Tillaea basaltica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Atriplici halimi-Suaedetum verae sulle falesie dell'isola Lachea                                           Macchia di Euphorbia dendroides a San Gregorio

 

 

 

1.4 La vegetazione arbustiva

L'unica forma di macchia mediterranea rappresentata è l'Oleo-Euphorbietum dendroidis, che svolge un ruolo primario solo in condizioni subrupestri, mentre in contesti meno acclivi è da considerarsi secondaria in seguito alla distruzione del querceto caducifoglio. Si tratta di una formazione dominata da Euphorbia dendroides, a cui si associano Anagyiris foetida, Artemisia arborescens, Rhamnus alaternus, Prasium majus, Asparagus albus, Asparagus acutifolius, Smilax aspera, Clematis cirrhosa, Calicotome infesta, Spartium junceum, Olea europea var. sylvestris. Gli esempi migliori di questa vegetazione sone presenti tra la Timpa di Acireale e Santa Tecla. Sulle lave recenti si insedia una vegetazione pioniera dominata da Spartium junceum, Helichrysum italicum subsp. siculum e più sporadicamente Rhamnus alaternus ed Euphorbia dendroides.

 

1.5 La vegetazione forestale

L'area etnea offre pontenzialmente le condizioni climatiche che permettono lo sviluppo della vegetazione forestale fin dal livello del mare e in particolare i querceti caducifogli termofili dell'Oleo-Quercetum virgilianae. In questa formazione lo strato arboreo è dominato da Quercus virgiliana a cui si associano Fraxinus ornus, Celtis australis e raramente Quercus ilex e Laurus nobilis, mentre nel sottobosco sono presenti Pistacia terebinthus, Rhamnus alaternus, Olea europea var. silvestris, Ceratonia siliqua, Phillyrea latifoglia, Prasium majus, Euphorbia dendroides, Asparagus acutifolius, Smilax aspera. Nello strato erbaceo Cyclamen hederifolium, ecc. Oggi restano solo dei picccoli lembi di quella che era una grande foresta che copriva gran parte delle basse pendici orientali del vulcano, conosciuta come Bosco d'Aci.

Oleo-Quercetum virgilianae presso Santa Veneretta                                           Bosco di Santa Maria la Stella

 

 

 

2. LA FASCIA MESOMEDITERRANEA

Nel versante orientale e settentrionale, a partire dai 400-500 si afferma un bioclima mesomediterraneo, con temperature medie annue sotto i 16°C e precipitazioni oltre i 1000 mm. Nel versante occidentale e meridionale la fascia termomediterranea può arrivare anche a 800 m e quindi i limiti del mesomediterraneo sono più in alto. Sono rappresentati diversi aspetti forestali come leccete e querceti caducifogli.

 

Versante orientale dell'Etna

 

2.1 Le formazioni erbacee

I principali aspetti erbacei sono rappresentati dalla vegetazione pioniera che si insedia sulle lave più recenti. Sono rappresentate sia formazioni di terofite che aspetti dominati da piante perenni come Centranthus ruber, Helichrysum italicum subsp. siculum, Senecio ambiguus, Euphorbia rigida, Scrophularia bicolor, Rumex scutatus, Linaria purpurea, Linaria simplex, Secale strictum, Lactuca viminea, Echium postulatum, Isatis canescens, Viola parvula, Saponaria officinalis, ecc. Si tratta del Centrantho-Senecionetum ambigui, un associazione inclusa nella classe Schrophulario-Helichrysetalia italici. Nelle aree più degradate, soggeette ad un intensa attività di pascolo, sono frequenti formazioni riferibili al Thapsio garganicae-Feruletum communis.

Centrantho-Senecionetum ambigui su lave recenti

2.3 Le formazioni forestali

Le formazioni boschive sono piuttosto diversificate soprattutto a causa delle differenti condizioni climatiche dei versanti etnei. Il più umido versante orientale vede l'affermarsi di diversi aspetti forestali dallo spiccato carattere mesico. Una delle più interessanti è l'Aceri obtusati-Ostryetum carpinifoliae subass. quercetosum congestae, una forma di bosco misto caducifoglio che necessita di un suolo profondo e umido, spesso presente sul fondo dei valloni. In questa cenosi prevalgono Acer obtusatum subsp. aetnensis, Ostrya carpinifolia e Fraxinus ornus a cui si associano alcune quercie caducifoglie, quali Quercus congesta e Quercus dalechampii e più raramente Acer campestre, Ulmus glabra e Acer platanoides. Questa cenosi presentano un grande interesse poichè rappresentano l'unica forma siciliana di bosco misto dominata dai generi Quercus, Acer e Tilia, che si è affermata nel Mediterraneo nella fase atlantica del postglaciale e si è pouta conservare solo nelle zone più umide dell'Etna, come la valle San Giacomo. Tuttavia sono più diffuse in tutto il versante orientale dell' Etna, le leccete riferite al Teucrio siculi-Quercetum ilicis, benchè spesso in forme molto impoverite. La cenosi, che si sviluppa tra 800 e 1200 mslm, è dominata da Quercus ilex, a cui si associano nello strato arboreo alcune querce caducifoglie come Quercus dalechampii e Quercus congesta. Lo strato arbustivo è caratterizzato da Erica arborea e Cytisus villosus, mentre quello erbaceo da diverse entità acidofile come Teucrium siculum, Clinopodium vulgare, Carex distachya, Viola alba subsp. dehnhardtii e Cnidium silaifolium.  Questa formazione è rappresentata anche nel versante occidentale sopra i 1000 m come sul Monte Minardo.

2.2 Le formazioni arbustive

Sono presenti diversi tipi di arbusteto, generalmente interpretabili come stadio di degradazione della copertura forestale. Tra le specie più comuni si ricordano Calicotome infesta, Spartium junceum, Cytiisus villosus e alle quote più alte Genista aetnensis.  Queste formazioni assumono spesso un carattere pioniero, colonizzando i substrati rocciosi o sabbiosi con suoli poco maturi.

 

 

 

 

 

 

​Arbusteti con Spartium junceum vicino Bronte

Celtido aetnensis-Quercetum virgilianae nei pressi di Ragalna                                             Castagneto a Monte San Leo

Querceti caducifogli sul versante nord dell'Etna                                             

Al di sotto di questa quota il versante occidentale è invece interessato da formazioni più xerofile come il Celtido aetnensis-Quercetum ilicis, dove a Quercus ilex si accompagna Celtis tournerfortii subsp. aetnensis e altre entià caducifoglie come Quercus virgiliana, Lonicera etrusca, Pistacia terebinthus, ecc​. In condizioni particolarmente xeriche, tra 700 e 900 mslm, su suoli profondi, si insedia una boscaglia discontinua dominata da Quercus virgiliana e Celtis tournerfortii subsp. aetnensis, riferita al Celtido aetnensis-Quercetum virgilianae. Questa cenosi sui substrati più superficiali e in particolare nelle fessure dei flussi lavici viene sostituita da una vegetazione forestale più rada riferita al Pistacio terebinthi-Celtidetum aetnensis subass. rhamnetosum alaterni, dove prevale Celtis aetnensis, associata a Pistacia tarebinthus, Rhamnus alaternus e Phillyrea latifolia. Una forma di querceto caducifoglio decisamente più frequente sempre nel versante occidentale tra 800 e 1200 mslm è il Festuco heterophyllae-Quercetum congestae, una formazione più mesofila della precedente dove prevale Quercus virgiliana a cui si accompagnano Quercus dalechampii e Quercus ilex. Lo strato erbaceo è differenziato dalla presenza di Festuca heterophylla, Conopodium capillifolium e Potentilla detomasii.​ Sul più umido versante orientale alle stesse quote si insedia invece l'Arabido turritae-Quercetum congestae, dove domina sempre Quercus congesta ma lo strato erbaceo si differenzia a causa della presenza di Arabis turrita, entità molto rara in Sicilia. Su suoli profondi, maturi e ricchi di humus, sopra gli 800 m (soprattutto nei versanti meridionale e occidentale) si rinvengono boschi di Castagno, la cui origine è controversa, infatti benchè è inconfutabile che la loro diffusione sia stata favorita dall'uomo, alcuni autori suggeriscono che il castagno possa essere indigeno visto la presenza di esemplari millenari come il famoso Castagno dei Cento Cavalli. E' stata anche descritta una specifica associazione per i castagneti etnei, si tratta del Doronico orientalis-Castanetum sativae, che presenta un caratteristico sottobosco con Doronicum orientale, Lathyrus pratensis, Daphne laureola, Lamium flexuosum, Viola reichenbachiana, ecc.

Festuco heterophyllae-Quercetum congestae al Bosco Chiuso (Bronte)                             Pistacio terebinthi-Celtidetum aetnensis a Bronte

Aceri obtusati-Ostryetum carpinifoliae alla Valle S. GIacomo                      

Lecceta di Monte Minardo (Bronte)                                                                        Aceri obtusati-Ostryetum carpinifoliae subass. quercetosum congestae al Bosco di Milo

Teucrio-Quercetum ilicis al Bosco Centorbi                                                                                Arabido turritae-Quercetum congestae al bosco di Milo

3. LA FASCIA SUPRAMEDITERRANEA

A differenza del resto dell'isola, la fascia supramediterranea è molto sviluppata sull' Etna, estendendosi da 1000 a 2000 mslm. Le temperature medie annue sono di 8- 13°C. Comprende la vegetazione forestale della zona altomontana, costituita prevalentemente da pinete e faggete, ma non mancano neppure particolari forme di leccete, cerrete e betulleti.

 

2.1 La vegetazione erbacea

Oltre gli aspetti pionieri del Centrantho-Senecionetum ambigui che colonizzano le lave recenti, la vegetazione erbacea è dominata da emicriptofite dal carattere orofilo, che formano saltuari popolamenti  nelle zone degradate, nelle schiarite dei boschi e in ambienti estremi dove la copertura forestale ha difficoltà ad affermarsi. Il Phleo ambigui-Secaletum stricti si insedia sulle superfici piane o leggermente inclinate, caratterizzate da accumulo di sabbie vulcaniche e particelli fini dove assume un ruolo primario tra 1500 e 1900 mslm specialmente negli avvallamenti poco ventosi, mentre più in basso predilige le schiarite dei boschi. Prevalgono le graminacee Phleum ambiguum e Secale strictum. Sui pendii rocciosi esposti a nord e sulle fratture dei dicchi vulcanici, si insedia una partiolare vegetazione casmofitica riferita al Cerastio tomentosi-Hieracietum pallidi, dove dominano Cerastium tomentosum e Hieracium pallidum, a cui si accompagnano Anthemis aetnensis, Senecio aetnensis, Robertia taraxoides, Rumex aetnensis, ecc.. Questa cenosi è comunque molto rara, essendo localizzata solo nella parte meridionale della valle del Bove, tra 1600 e 2000 mslm. Nelle zone più disturbate sono presenti aspetti nitrofili, riferibili al Pteridio-Tanacetum siculi, dove dominano Pteridium aquilinum e Tanacetum siculum, a cui si accompangano Scolymus grandiflorus, Carthamus lanatus, Notobasis syriaca, Picris hieracioides, Verbascum thapsus, ecc.. Nelle radure dei boschi, in piccole depressioni umide, sono talvolta presenti formazioni prative dove si riscontrano due rare geofite quali Sternbergia colchiciflora subsp. aetnensis e Colchicum alpinum subsp. parvulum.

 

Phleo ambigui-Secaletum stricti sul versante Nord dell'Etna                                              Fioriture di Viola aetnensis ed Erysimum aetnense

3.2 La vegetazione arbustiva

In tutta la zona montana dell' Etna sono diffusi gli arbusteti dominati da Genista aetnensis, a cui si associa talvolta Adenocarpus bivonii. Si tratta di aspetti di transizione, che tendono ad evolvere verso formazioni più mature rappresentate da pinete e querceti, con cui sono talvolta frammisti.

 

3.3 La vegetazione forestale

Le formazioni forestali sono abbastanza estese nella zona montana dell'Etna e a differenza delle altre maggiori montagne siicliane non vedono una netta prevalenza di faggete, che anzi non coprono superfici particolarmente estese. Solo sul versante nord-occidentale, tra 1200 e 1400 m, nella zona di pertinenza di pinete e faggete, si rinvengono rari aspetti di lecceta orofili, ascrivibili al Sorbo graecae-Quercetum ilicis, una cenosi che predilige le vecchie colate laviche in cui tra i massi e blocchi si accumula humus. A Quercus ilex si associano Acer obtusatum subsp. aetnensis, Sorbus graeca e sporadicamente alcune querce caducifoglie. Nel sottobosco sono presenti Teucrium siculum, Cnidium silaifolium, Fragaria vesca, Festuca heterohpylla, ecc. Un altra cenosi rara è lo Hieracio criniti-Aceretum aetnensis, una forma di bosco misto dominata da Acer  obtusatum var. aetnense  a cui  si accompagna un ricco sottobosco

 

Genista aetnensis nei pressi di Nicolosi                                                                                Arbusteti con Genista aetnensis nella valle del Bove

Sorbo graecae-Quercetum ilicis presso il bosco La Nave

 

di specie nemorali, come Luzula sicula, Hieracium crinitum, Brachypodium sylvaticum, Lathyrus pratense e Viola reichenbachiana. Sull'Etna ha potuto affermarsi solo nei siti più umidi del versante orientale, vicariando l'Aceri obtusati-Ostryetum carpinifoliae sopra i 1200 m.

Lembi di faggeta nella Valle del Bove                                                                                        Pineta di Linguaglossa

Pineta di Linguaglossa

In condizioni leggermente meno umide su suoli molto evoluti, sempre sul versante orientale tra 1000 e 1500 mslm, si insedia un forma di querceto caducifoglio dallo spiccato carattere mesico, riferita all'Agropyro panormitani-Quercetum congestae, dove lo strato arboreo è dominato da Quercus congesta, mentre lo strato erbaceo è cartterizzato da specie mesofile come Agropyron panormitanum. I querceti caducifogli sopra i 1200 m entrano in contatto con le cerrete, che prediligono suoli vulcanici ricchi e profondi e sono riferite al Vicio cassubicae-Quercetum cerridis, che si distingue dalla cerrete dei Nebrodi per la minor presenza di specie nemorali. Nello strato arboreo a Quercus cerris si associano Quercus congesta, Q. dalechampii, Fraxinus ornus, Castanea sativa, Acer obtusatum subsp. aetnense e più sporadicamente Pinus nigra subsp. calabrica e Betula aetnensis, mentre in quello erbaceo prevalgono Vicia cassubica, Lathyrus pratensis, Lathyrus venetus ed Epipactis meridionalis. Il migliore esempio è presente nel Bosco Garrita.  Nella parte più elevata della fascia di pertinenza del cerreto si rinvengono aspetti di pineta riferiti al Daphno laureolae-Pinetum calabricae, presente solo nel versante orientale tra 1400 e 1600 mslm, dove predilige suoli profondi e ricchi di humus. Lo strato arboreo è decisamente dominato da Pinus nigra subsp. calabrica, a cui si accompagnano varie specie mesofile come Daphne laureola, Poa sylvicola, Rubus aetnicus, Epilobium angustifolium e Cephalanthera longifolia.

 

 

 

Pineta di Linguaglossa                                                                                                                  Vicio cassubicae-Quercetum cerridis nel bosco Cerrita. 

Più in alto le pinete si sviluppano in condizioni più xeriche e vengono riferite al Junipero hemisphaericae-Pinetum calabricae, un bosco quasi puro di Pinus nigra subsp. calabrica, a cui si associano Genista aetnensis e più raramente Betula aetnensis, mentre lo strato arbustivo annovera Berberis aetnensis e Juniperus communis subsp. hemisphaerica. Lo strato erbaceo è molto povero, è tuttavia  presente con una certa frequenza nelle zone più disturbate Pteridium aquilinum, mentre più raramente si rinvengono Epipactis placentina e Conopodium capillifolium. Questa cenosi è ampiamente diffusa tra 1400 e 2000 mslm, dove sostituisce la faggeta in condizioni più xeriche, su suoli più primitivi mostrando la sua natura pioniera. Le formazioni più estese sono presenti a Linguaglossa e a Serra la Nave. Le faggete prediligono invece suoli più profondi e umidi, ma solo raramente formano boschi estesi, mentre più spesso l'attività vulcanica porta alla formazione delle  "Dagale", cioè delle vere e proprie isole di vegetazione arborea fortunosamente sfuggite alle colate laviche.  Si tratta dell'Epipactido meridionalis-Fagetum sylvaticae, dove a Fagus sylvatica si accompagnano Quercus congesta e talvolta Sorbus aucuparia subsp. praemorsa e Pinus nigra subsp. calabrica. Lo strato erbaceo è piuttosto povero, sono comunque presenti Epipactis meridionalis, Cephalanthera longifolia e Hieracium crinitum. Una forma di faggeta extra-zonale si insedia più in basso (1200-1600 m), nei valloni umidi e ombrosi, e viene riferita al Rubo aetnici-Fagetum sylvaticae, differenziato dalla presenza di Acer obtusatum subsp. aetnense, Rubus aetnicus e Vicia cassubica.

Faggeta alla Dagala dell'Orso                                                                                                     Epipactido meridionalis-Fagetum sylvaticae a Monte Spagnolo

Agropyro panormitani-Populetum tremulae a Monte Maletto                                                 Agropyro panormitani-Quercetum congestae sopra Maletto

Pineta aperta a Piano Provenzana                                                                                              Rubo aetnici-Fagetum sylvaticae nella valle del Bove

​Nella fascia del faggeto, nelle zone più fredde tra 1400 e 2100 m, su substrati primitivi caratterizzati dalla presenza di scorie vulcaniche e impossibilitati a evolvere ulteriormente a causa dell'attività vulcanica, si insedia una formazione boschiva alquanto aperta dominata da Betula aetnensis e riferita al Cephalanthero longifoliae-Betuletum aetnensis. Si tratta di una vegetazione pioniera, piuttosto povera floristicamente, in cui sono comunque presenti  Adenocarpus bivonae, Cephalanthera longifolia, Calamagrostis epigejos, Pteridium aquilinum e Juniperus hemisphaerica. Infine sopra i 1000 m, all'interno dei querceti caduicfogli e delle faggete, nelle valli più umide, si insediano piccole formazioni di Populus traemula, riferite all'Agropyro panormitani-Populetum tremulae. Lo strato erbaceo è ricco di specie mesofile come Agropyron panormitanum ed Epilobium angustifolium.

Junipero-Pinetum calabrIcae a Piano Provenzana                                                                 Daphno-Pinetum calabricae sul versante nord dell'Etna

Dagale con faggete nella valle del Bove                                                                                   Cephalanthero longifoliae-betuletum aetnensis vicino il rifugio Citelli

4. LA FASCIA OROMEDITERRANEA

La fascia oromediterranea, che in Sicilia è rappresentata solo sull'Etna,  si estende sopra i 2000 m, giungendo sino al limite della vegetazione, posto a 2900 m a cui segue il deserto vulcanico nel piano crioromedittaraneo. La vegetazione è fortemente influenzata non solo dalle rigide condizioni climatiche ma anche dalla continua attività vulcanica. La vegetazione forestale e quindi quasi del tutto assente se si escludono lembi di betulleto alle quote più basse. Prevalgono invece gli astragaleti e altre forme erbacee pioniere.

4.1 La vegetazione erbacea

Le lave più recenti vengono colonizzate dal lichene Stereocaulon vesuvianum. Dopo diversi decenni si insediano le prime embriofite pioniere come Anthemis aetnensis, Senecio aetnensis, Rumex aetnensis, Robertia taraxacoides, Galium aetnicum, Saponaria sicula, Cardamine glauca e Scleranthus vulcanicus, che caratterizzano il Senecioni aetnensis-Anthemidetum aetnensis. Si tratta della cenosi che raggiunge la maggiore altitudine, avendo il suo optimum tra 2200 e 2900, ma non di rado si insedia più in basso come primo stadio di colonizzazione sulle lave recenti.  Tra 1700 e 2300 mslm, sui substrati più erosi e sui pendii rocciosi più ventosi, si insedia una vegetazione dominata da Bellardiochloa aetnensis, a cui si associano altre emicriptofite cespitose come Festuca circummediterranea, riferita al Festuco circummediterraneae-Bellardiochloetum aetnensis.

 

Deserto vulcanico vicino i Crateri centrali                                                                                Vegetazione pioniera con Rumex aetnensis al limite della vegetazione

4.2 La vegetazione arbustiva

Tra 1500 e 2500 m, ma come forma secondaria anche più in basso, si insedia l'Astragaletum siculi, una vegetazione orofila caratterizzata dagli arbusti pulvinanti di Astragalus siculus, affine alle altre specie presenti sulle maggiori montagne mediterranee.​ Colonizza le sabbie vulcaniche, i substrati erosi, i ripidi versanti ventosi e contribuisce a stabilizzare i substrati più incoerenti. I cuscinetti formati dall'astragalo forniscono inoltre un habitat riparato per un ricco contigente di specie endemiche e rare come  Viola aetnensis, Senecio aethnensis, Erysimum etnense, Rumex aetnensis, Cerastium tomentosum, Saponaria sicula, Sagina subulata,  Scleranthus perennis ssp. vulcanicus, Scleranthus aetnensis, Taraxacum gasparrinii e Robertia taraxacoides. E' invece molto più localizzata una formazione fisionomizzata da esemplari nani di Populus traemula e da Festuca circummediterranea, che si

Vegetazione di alta quota dell'Etna

 

nsedia tra 2300 e 2400 m, sui cumuli di lave coperte da un sottile strato di sabbia che si mantiene umido grazie allo scoglimento delle nevi invernali che tendono a ristagnare. Tale formazione è ascritta al Festuco circummediterraneae-Populetum tremulae.

Pulviini di Saponaria sicula nelle alte quote etnee                                                                Astragaletum siculi vicino il rifugio Sapienza

5. LA VEGETAZIONE AZONALE

 

 

 

5.1 La vegetazione sinantropica

Le colture arboree più diffuse nel territorio etneo sono gli agrumeti, i vigneti, gli uliveti e nel versante occidentale i pistacchieti come a Bronte. Una delle cenosi più tipiche è il Loto-Anthemidetum incrassatae, che predilige suoli sabbiosi, e vede la dominanza di Lotus subbiflorus, Anthemis arvensis subsp. incrassata e Medicago tornata. Nelle colture fertilizzate, ma anche nei bordi strada, è frequente l' Heliotropietum bocconei, dove prevale l'endemico Heliotropium bocconei. Negli agurmeti è invece molto diffuso il Setario ambiguae-Cyperetum rotundi, una cenosi terofitica sciafila, che negli agrumeti più maturi è sostituito dal Fumario-Stellarietum neglectae. Nele coltivazioni di ortaggi si sviluppa infine il Setario glaucae-Echinochloetum colonum. Nelle stazioni ombrose solo debolmente nitrofile si rinviene raramente una peculiare cenosi riferita al Cruciato-Buglossoidetum splitgerberi, per la presenza di Cruciata pedomontana e Buglossoides splitgerberi.

Incolti a Randazzo

Agrumeto sul versante nord dell'Etna                                                                                     Ranunculetum penicillati a Fiumefreddo

 

5.2 La vegetazione dei corsi d'acqua

La natura vulcanica del territorio non offre la possibilità di un grande sviluppo dei corsi d'acqua. Durante l'inizio della primavera, nelle "Sciare di Santa Venera" vicino Bronte, si formano alcuni torrenti effimeri dovuti allo scoglimento delle nevi, che ospitano alcune specie igrofile, quali Montia fontana e Ranunculus trichophyllus. Sono quindi presenti soprattutto piccoli torrenti nelle zone basali, mentre l'unico fiume che mantiene una certa portata anche in estate è il Fiumefreddo, nella zona costiera settentrionale del settore. Si tratta di un corso d'acqua molto breve di soli 2 km, alimentato da piccole sorgenti derivanti dall'affioramento delle acque della falda etnea. Nonostante ciò ospita una variegata flora igrofila molto specializzata. Nelle acque con minore idrodinamismo, la vegetazione galleggiante è rappresentata dal Lemnetum gibbae, dove domina Lemna gibba, a cui si associano Lemna minor e l'esotica felce Azolla filiculoides. Nelle acque fredde e lentamente fluenti si insedia il Ranunculetum penicillati, dove prevale il raro Ranunculus penicillatus, che impreziosisce il corso d'acqua con la sua vistosa fioritura primaverile. In questa cenosi sono inoltre presenti altre idrofite radicanti quali Ranunculus trichophyllus, Potamogeton pectinatus, Callitriche stagnalis. Potamogeton nodosus e Potamogeton crispus. La vegetazione elofitica è molto varia secondo l'idrodinamismo delle acque e il periodo di sommersione. Nelle acque più basse e calme lungo le sponde del fiume, si insedia l'Helosciadietum nodiflori dove prevalgono Apium nodifiorum, Nasturtium officinale e Veronica anagallis-aquatica. E' invece molto più raro, essendo prevalentemente limitato alla foce, lo Sparganietum erecti, un popolamento quasi puro di Sparganium erectum. Alla foce sono anche presenti densi popolamenti di Typha angustifolia, ascrivibili al Typhetum angustifoliae, una cenosi che predilige acque mesotrofiche. In passato lungo le sponde del fiume erano molto diffusi i canneti dominati da Phragmites australis, riferiti al Polygono salicifolii-Phragmitetum subass. cyperetosum, oggi molto più limitati perchè ampiamente sostituiti da popolamenti di Arundo donax (Calystegio sylvaticae-Arundinetum donacis).  Le specie più rappresentative sono Polygonum salicifolium, Cyperus papyrus subsp. siculus, Phragmites australis, Apium nodiflorum, Sonchus maritimus, Iris pseudacorus, Cirsium triumfetti, Schoenoplectus lacustris, Lythrum salicaria, Alisma plantago-aquatica, Galium elongatum, Glyceria spicata e Cyperus longus.

 

 

 

 

 

Fiume Fiumefreddo                                                                                                                     Helosciadietum nodiflori alla foce del Fiumefreddo

In posizione più rialzata si sviluppa il Caricetum ripariae, dove dominano Carex riparia e Iris pseudocorus. Questa cenosi è attualmente rarissima a causa della pressione antropica, come il Cypero-Caricetum otrubae che prediligeva i canali che si prosciugano in estate, con la dominanza di Carex otrubae, Carex riparia, Cyperus longus, Ga!ium elongatum. Nei tratti più antropizzati, dove la vegetazione palustre è stata eliminata, si insedia una comunità nitrofila riferita all'Angelico sylvestris-Urticetum dioicae, dove dominano Angelica sylvestris e Urtica dioica, a cui si accompagnano Ballota nigra e Calystegia sylvatica. Le rare formazioni di ripisilva sono riferite alla classe Populetalia albae e vedono la dominanza di Populus alba e Salix alba, con un sottobosco caratterizzato da Carex remota, Carex pendula, Sambucus nigra, Arum italicum, Eupatorium cannabinum, ecc..

Ripisilva con Populus alba a Fiumefreddo

5.3 Gli ambienti lacustri

Nell'area etne sono praticamente inesistenti i laghi o gli stagni, se si esclude l'ambiente umido costiero della Gurna e il lago Gurrida. Nella pantano Gurna di si insediano aspetti del Lemnetum gibbae  e del Ranunculetum penicillati nelle zone centrali, mentre più esternamente si affermano vari aspetti ad elofite, quali Polygono salicifolii-Phragmitetum, Helosciadietum nodiflori, Scirpetum maritimo-compacti, e più esternamente aspetti nitrofili dell'Urtico-Sambucetum ebulis e dell'Angelico sylvestris-Urticetum dioicae. Il lago Gurrida è invece un piccolo bacino posto a 835 m nel versante nord-occidentale dell'Etna e si è creato naturalmente in seguito allo sbarramento del fiume Flascio per azione di una colata lavica. Anche in questo caso la vegetazione naturale è stata pesantemente manomessa anche in seguito a lavori che hanno reso più esteso e profondo il bacino. Sono presenti aspetti sommersi dominati da Myriophyllum spicatum, mentre nei margini si insediano radi canneti ed alcuni esemplari di Salix gussonei e Populus nigra. Tuttavia è di maggiore interesse la presenza nelle depressioni umide adiacenti il lago, in aree ormai occupate da vigneti, del Coronopo-Sisymbrielletum dentatae, una formazione erbacea effimera ricca di specie rare come Coronopus squamatus, Sisymbriella dentata, Eryngium pusillum, Teucrium campanulatum, Galium elongatum, Ranunculus sardous subsp. xatardii, Eryngium barrelieri, Ranunculus pratensis, ecc.

Lago Gurrida                                                                                                                              Coronopo-Sisymbrielletum dentatae nelle depressioni intorno il lago Gurrida

5.4 La vegetazione rupestre

Una vegetazione casmofila si sviluppa nelle fratture delle rocce basaltiche ed è rappresentata perlopiù  da felci come Cheilanthes maderensis ed Asplenium obovatum nelle zona basale, mentre ad altitudini maggiori, in condizioni particolarmente ombrose ed umide come in alcune grotte di scorrimento lavico, si insediano il Pohlio crudae-Cystopteridetum dickieanae, differenziato da Cystopteris dickieana e l' Asplenio septentironalis-Dryopteridetum villarii, dove prevalgono Asplenium septentironalis e Dryopteris pallida.

Grotta del Freddo (Bronte)                                                                                                       Grotta Intraleo (Adrano)

 

 

5. LUOGHI DI PARTICOLARE INTERESSE BOTANICO

 

1) Valle San Giacomo: Situata nei pressi di Zafferana Etnea, grazie al clima particolarmente umido ospita formazioni di bosco misto, in cui è di grande importanza la presenza di Acer platanoides, Arabis turrita, Silene viridiflora e Ulmus glabra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Valle S. Giacomo

2) Bosco della Cerrita: Si tratta della maggiore cerretta dell'Etna, posta nel versante orientale non lontano da Sant'Alfio. Ospita una delle poche stazioni siciliane di Epipactis meridionalis. Il sottobosco inoltre annovera diverse specie nemorali poco frequenti sull'etna quali Lathyrus pratensis, Vicia cassubica, Limodorum abortivum, ecc. 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bosco Cerrita

 

 

 

3) Lago Gurrida: L'unico lago naturale dell'Etna, oltre un grande valore paesaggistico, nonostante le pesanti manomissioni umane, presenta ancora una flora di grande interesse, legata in particolare alle piccole depressioni inondate solo in inverno che ospitano specie rarissime come Teucrium campanulatum e Sisymbriella dentata. Di grande interesse inoltre la presenza di Asparagus aetnensis.

 

Lago Gurrida

 

 

 

4) Pineta di Linguaglossa: Si tratta della maggiore pineta di Pinus nigra subsp. calabrica sull'Etna. E' una formazione flor isticamente molto povera, raramente si rinvengono Betula aetnensis, Genista aetnensis e Populus traemula. Sono comunque presenti esemplari di pino piuttosto vetusti.

 

 

Pineta di Linguaglossa

 

 

5) Valle del Bove: E' una grande depressione, posta sul fianco orientale del vulcano, formatasi per lo sprofondamento di alcuni crateri. Si presenta piuttosto desertica per la presenza di colate laviche recenti, ma frammentariamente si rinvengono lembi di faggeta o pineta che originano le caratteristiche "dagale". Da segnalare la presenza di Hieracium pallidum.

 

Valle del Bove

 

6) Crateri Silvestri: Famosi crateri inattivi posti nei pressi del rifugio Sapienza, dov e si notano diversi stadi di colonizzazione vegetale di specie pioniere sulle lave recenti. E' dI grande bellezza il paesaggio dall'aspetto lunare che si osserva.

Monti Silvestri

 

 

 

7) Zona sommitale dell'Etna: La zona più elevata del vulcano, ormai facilmente raggiungibile da entrambi i versanti, presenta un enorme interesse per le varie fasi di colonizzazione dei vegetali, con estesi astragaleti, sostituiti più in alto  da comunità pioniere di Rumex aetnensis e Anthemis aetnensis.

 

 

Zone sommitali dell'Etna

 

 

8) Monti Rossi: Sono due coni piroclastici, posti vicino Nicolosi, che si sono originati da un eruzione del 1669. Oggi si presentano ricoperti da un vecchio rimboschimento di Pinus pinea. Sui marigini è frequente Genista aetnensis.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Monti Rossi

 

 

 

 

9) Bosco d'Aci: Grande foresta che in passato occupava buona parte della fascia basale del versante orientale dell'Etna, ormai ridotta a pochi lembi, tra cui spiccano quelli di Santa Maria La Stella e Monte Guardia.

 

 

 

 

 

 

 

 

Bosco di S. Maria la Stella

 

 

10) Bosco di Milo: Formazione boschiva posta nel versante orientale, presenta soprattutto querceti caducifogli di Quercus congesta, mentre nei valloni più umidi prevale il bosco misto di Ostrya carpinifolia e Acer obtusatum e più raramente aspetti di lecceta acidofila.

 

Bosco di Milo

 

 

11) Monte Minardo e Bosco Centorbi: La più estesa lecceta etnea, posta nel versante occidentale, vicino Bronte, ospita anche arbusteti di Gensita aetnensis. E' di grande interesse anche la presenza di Celtis tournerfortii subsp. aetnensis e Linaria multicaulis var. aetnensis.

 

 

Monte Minardo

 

 

 

12) Timpa di Acireale: Scarpata lavica posta nelle vicinanze di Acireale. Ospita le migliori formazioni di macchia di Euphorbia dendroides presenti nella zone basale dell'Etna. Si riscontrano anche rari lembi di querceto e aspetti impoveriti di vegetazione alofila.

 

 

 

 

 

Timpa di Acireale

 

 

 

13) Fiume Fiumefreddo e pantano Gurna:  Piccolo corso d'acqua di 2 km, post nei pressi del paese di Fiumefreddo, ospita rilevanti cenosi igrofile, tra cui spiccano quelle caratterizzate dal papiro. La flora idrofitica è ben rappresentata da popolamenti di Ranunculus penicellatus. La gurna è un piccolo pantano di acqua dolce, residuo di una vsta area paludosa,  con una flora abbastanza caratteristica.

 

 

Fiumefreddo

14) Faggeta del Vallone Acqua Rocca degli Zappini: Posta all'ingresso della valle del Bove, non lontana da Piano del vescovo, ospita alcuni dei più grandi e vecchi  faggi etnei. Sono presenti specie rare come Rubus aetnicus, Centaurea giardinae e Lathryus grandiflorus.

 

 

Faggeta del Vallone Acqua Rocca degli Zappini

 

 

 

15) Monti Sartorius: Si tratta di 7 coni vulcanici situati nel versante orientale del vulcano, nati da una colata lavica del 1865, a circa 1700, ospitano interessanti formazioni boschive dominate da Betula aetnensis.

 

 

 

Betulleti e pinete sui Monti Sartorius

 

 

16) Monte Intraleo: Rilievo posto nel versante sud-occidentale del vulcano, nei pressi di Adrano, che raggiunge i 1580 m. Ospita lembi di querceto caducifoglio, pinete ed estesi ginestreti. A 1370 m si apre un interessante grotta che ospita la rara felce Asplenium septentrionale.

 

 

Monte Intraleo

 

 

17)  Complesso Immacolatelle e Micio Conti: Sito posto nei pressi di S. Gregorio alle falde del versante sud etneo. Benchè la vegetazione sia fortemente altereta rappresenta comunque uno dei rari esempi di naturalità alle basse quote etnee. Sono in particolare molto significativi gli aspetti di macchia di Euphorbia dendroides.

Complesso Immacolatelle e Micio Conti

 

 

 

18) Costa dei Ciclopi : Tratto costiero noto per il particolare panorama con le piccole isole formatisi con le eruzioni vulcaniche, tra cui spicca l'isola Lachea.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Isole dei Ciclopi

 

 

 

19) Monte San Leo: Si tratta di un cono avventizio che raggiunge i 1198 m sul versante sud-ovest dell'Etna, tra Belpasso e Ragalna, ospita interessanti aspetti forestali caratterizzati da querceti caducifogli con Celtis aetnensis, leccete e castagneti. Sono inoltre presenti arbusteti con Genista aetnensis e formazioni pioniere sulle lave più recenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Monte San Leo

 

 

 

20) Bosco Chiuso: Estesa formazione forestale situata sul versante Nord-occidentale dell'Etna, nei pressi di Maletto, costituita principalmente da estesi querceti caducifogli a dominanza di Quercus virgiliana e Q. congesta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bosco Chiuso

 

21) La Gurna: Ambiente umido costiero vicino Mascali, ormai fortemente ridotto dai lavori idraulici operati negli ultimi decenni. Lungo i canali artificiali sussiste una residua popolazione del raro Ranunculus penicillatus.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vegetazione idrofitica con Ranunculus penicillatus

22) Monte Spagnolo: Cono avventizio posto nel versante nord-occidentale dell'Etna nei pressi di Maletto. Ospita la più estesa faggetta dell'Etna al cui interno sono presenti alcune specie rare nel vulcano quali Epipactis meridionalis e Monotropa hypopitys.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Monte Spagnolo

23) Bosco di Monte La Nave: Estesa formazione boschiva situata tra Bronte e Maletto nel versante nord-occidentale del vulcano. Sono rappresentate varie tipologie forestali quali pinete, faggete, querceti caducifogli e marginalmente leccete mesofile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bosco La Nave

24) Monte Nero: Si tratta di uno dei principali crateri avventizi del versante settentrionale dell'Etna. Dal punto di vista floristico è rilevante la presenza di Cardamine glauca all'interno della tipica vegetazione orofila del vulcano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Monte Nero

Bibliografia

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Brullo S. et Al. 2012- The class Querco-Fagetea sylvaticae in Sicily: An exemple of boreo-temperate vegetation in the central mediterranean region. Annali di Botanica, Roma.

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