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                   Distretto Nebrodense

Questo distretto comprende la catena montuosa dei monti Nebrodi e il tratto di costa  prospiciente, delimitato a ovest dalle Madonie ed a est dai Peloritani.  I rilievi hanno un altezza compresa tra i 1400-1800 m e culminano nella cima di Monte Soro (1847 m). Sono costituiti prevalentemente dall'alternanza di arenarie e argille (flysh numidico) e limitatamente al settore orientale da rocce metamorfiche, con isolati affioramenti di calcari mesozoici. E’ probabilmente l’area più povera di endemismi della Sicilia ma presenta una copertura boschiva che non ha eguali nel resto dell’’isola. Sono particolarmente diffuse ed estese le  cerrete e le faggete che offrono rifugio a numerose specie nemorali e mesofile, che qui trovano le loro uniche stazioni siciliane.  Ma l’aspetto più peculiare di quest’area è dato dagli ambienti umidi montani, rappresentati principalmente dai numerosi laghetti naturali sparsi in tutto il territorio con una caratteristica flora igrofila.

Clima

Come nel resto della Sicilia nord-orientale il distretto nebrodense presenta valori pluviometrici elevati a livello regionale. Le aree costiere raggiungono i 600-700 mm, mentre sulle colline del versante tirrenico si arriva fino a 1000 mm. Le aree montane presentano accumuli particolarmente significativi con i circa 1300 mm del Biviere di Cesarò (1200 mslm), ma nelle quote superiori di Monte Soro sono ipotizzabili valori superiori intorno ai 1400 mm. Il versante meridionale del comprensorio risulta invece molto meno piovoso con 500-600 mm.

Altri aspetti climatici particolarmente significativi sono le abbondanti nevicate che cadono nel territorio montano durante il periodo invernale e le frequenti nebbie che sottoforma di precipitazioni occulte possono ridurre la siccità estiva. Le temperature medie annue delle zone costiere si attestano intorno ai 16-17°, mentre nelle zone collinari si abbassano gradulamente sino ad arrivare alla zona montana con i 9° del Biviere di Cesarò e temperature minime assolute di -17°.

Endemismi esclusivi del distretto Nebrodense

Carduus rugulosus, Centaurea heywoodiana, Fraxinus excelsior subsp. siciliensis, Malus crescimannoi, Petagnaea gussonei, Pyrus ciancioi, Pyrus vallis-demonis, Salix nebrodensis.

Specie non endemiche in Sicilia esclusive del distretto Nebrodense

Alopecurus aequalis, Anthyllis barba-jovis, Aristolochia clematis, Bidens aurea, Bupleurum rollii, Callitriche hamulata, Callitriche lenisulca, Carex digitata, Carex intricata, Cerastium dubium, Circaea lutetiana, Dianthus armeria, Dianthus deltoides subsp. deltoides, Epipactis palustris, Equisetum palustre, Gagea lutea, Glechoma hirsuta, Marrubium incanum, Ononis hispida, Persicaria amphibia, Picnomon acarna, Polygonatum gussonei, Potamogeton filiformis, Potamogeton perfoliatus, Rhynchocorys elephas, Scleranthus annuus subsp. verticillatus, Sparganium emersum, Spirodela polyrrhiza, Stachys sylvatica, Taxus baccata, Turritis pseudoturritis, Utricularia australis, Wolffia arrhiza.

1. LA FASCIA TERMOMEDITERRANEA

La fascia termomediterranea in questa parte dell'isola è poco sviluppata, essendo ristretta alle zone costiere nella porzione occidentale, mentre in quella orientale si estende sino a 400-500 m. Tutta l'area costiera e collinare è ampiamente antropizzata lasciando pochi spazi alla vegetazione, prevalgono quindi le coltivazioni di agrumi e ulivi.  Dai pochi frammenti ancora esistenti e dai dati climatici è comunque deducibile che le formazioni boschive ricoprivano ampiamente l'area fin dal livello del mare. Risulta invece pressochè scomparsa la vegetazione delle dune sabbiose che un tempo era caratterizzata dall'ormai estinta Ephedra distachya.

 

Costa nebrodense 

 

1.1 La costa rocciosa

Anche la vegetazione relativa agli ambienti rupestri costieri risulta poco rappresentata visto che persino in questi ambienti poco accessibili l'uomo è riuscito a impoverire e banalizzare la flora.  Si rinvengono comunque aspetti unici in Sicilia come nei pressi di Tusa dove si insedia l'Anthyllido- Erucastretum virgati caratterizzato dalla presenza di Erucastrum virgatum e Anthyllis barba jovis che qui trova le sue uniche stazioni siciliane, mentre è più diffuso l'Hyoseridetum taurinae con un corteggio simile a quanto visto per i Peloritani.

 

Litorale di Castel di Tusa                                                                                                                   Anthyllido-Erucastretum virgati

 

1.2 La costa sabbiosa

La costa nebrodense è povera di spiagge con sabbia fine, mentre sono molto più frequenti quelle con ghiaie più o meno grossolane, talvolta frammiste a sabbie. Sulle spiagge con i ciottoli più grossolani si insediano comunità monospecifiche di Crithmum maritimum, a cui seguono immediatemente i coltivi, mentre laddove il moto ondoso permette il deposito di particelle più fini tra i ciottoli più grandi che formano delle vere e proprio barriere naturali, si sviluppano cenosi di pianta psammofile, dove trovano spazio specie pioniere quali Medicago marina, Lotus creticus, Salsola kali, Cakile maritima, ecc. La formazione più diffusa è il Salsolo kali-Cakiletum maritimae, sostituita nelle sabbie più grossolane e con un carattere nitrofilo meno accentuato dal Salsolo kali-Euphorbietum peplis, dove Cakile maritima tende a rarefarsi.

 

1.3 Le praterie

Nelle aree più degradate, soprattutto lungo i pendii si rinvengono aspetti erbacei contraddistinti nei versanti più freschi da Ampelodesmos mauritanicus e Astragalus monspessulanus e in quelli più caldi da Hyparrhenia hirta e Andropogon distachyus. attribuibili rispettivamente all'Astragalo monspessulani-Ampelodesmetum mauritanici e all'Hyparrhenietum hirto-pubescentis. Particolarmente signfiicativa in questi contesti è la presenza di Ononis hispida, specie nordafricana che nei pressi di Mistretta trova la sua unica stazione italiana.  Si rinvengono inoltre formazioni prative di terofite pioniere dominate da Stipa capensis, riferibili all'alleanza Trachynion distachyon. Come sui Peloritani, gli incolti e i bordistrada sono colonizzati dal Centrantho-Euphorbietum ceratocarpae, sia nella fascia termomediterranea che in quella mesomediterranea.

 

 

1.4 Le formazioni arbustive

A causa del clima particolarmente umido e fresco le formazioni a sclerofille mediterranee sono poco diffuse e si rinvengono solo su substrati particolarmente aridi come quelli caratterizzati da elavata rocciosità affiorante. In condiizoni particolarmente xeriche si rinviene una macchia bassa contraddistinta da Erica multiflora e Rosmarinus officinalis a cui si associano Calicotome infesta, Carlina corymbosa ecc, attribuita alla classe Cisto-Micromerietea, a cui vanno riferiti anche alcuni aspetti di cisteto piuttosto diffusi caratterizzati da Cistus creticus, C. salvifolius e C. monspeliensis. Solo nei pressi di Torre del Lauro si rinviene una particolare forma di macchia probabilmente interpretabile come primaria e attribuita al Myrto-Lentiscetum dove prevalgono Myrtus communis e Pistacia lentiscus a cui si aggiungono Phillyrea latifolia e Olea europaea var. sylvestris. 

Spartio juncei- Bupleuretum fruticosi a Caronia 

 

Anche l'Erico arboreae-Myrtetum communis ha una distribuzione puntiforme, essendo nota solo per Caronia e viene considerata una forma di degradazione del sughereto. Predominano Erica arborea e Myrtus communis a cui si associa Calicotome infesta.  E' invece molto diffusa negli affioramenti rocciosi la macchia ad Olea europaea var. sylvestris ed Euphorbia dendroides (Oleo-Euphorbietum dendroidis) in cui si rinvengono inoltre Teucrium fruticans, Osyris alba, Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus, Phillyrea latifolia, Prasium majus, Anagyris foetida ecc. Una variante peculiare dell'area nebrodense è la subass. brassicetosum incanae, differenziata dall'abbondante presenza di Brassica incana, che predilige le stazioni costiere o collinari molto inclinate. La cenosi precedente in presenza di condizioni di maggiore umidità ambientale viene sostituita dal Pruno cupanianae-Euphorbietum dendroidis che si insedia sulle rupi calcaree delle Rocche del Crasto, e vede la presenza di Prunus mahaleb, Euphorbia dendroides, Clematis vitalba, Prunus spinosa, Olea europaea, Pistacia lentiscus, Ptilostemon stellatus, Rubus ulmifolius, Eryngium campestre, ecc. Nei coltivi abbandonati si insediano vari fruticeti contraddistinti dalla presenza di Bupleurum fruticosum (che caratterizza lo Spartio juncei-Bupleuretum fruticosi) a cui si associano Rubus ulmifolius, Arundo pliniana, Spartium junceum, Coronilla emerus, Euphorbia melapetala, Euphorbia ceratocarpa a cui si aggiungono Calicotome infesta nelle aree più aride e Rhus coriaria considerata un residuo delle antiche coltivazioni di questa pianta per l'estrazione del tannino. Questi fruticeti contrariamente alle macchie di sclerofille vanno considerate forme instabili che tendono alla ricostituzione dell'originaria copertura forestale, rappresentata prevalentemente dal querceto caducifoglio.

Myrto-Lentiscetum a Torre del Lauro                                                                                             Gariga con Erica multiflora e Rosmarinus officinalis a Torrenova

Astragalo monspessulani-Ampelodesmetum mauritanici vicino S. Agata di Militello         Oleo-Euphorbietum a San Fratello

 

1.5 La vegetazione forestale

Nelle pianure costiere e nelle zone di fondovalle la vegetazione potenziale è rappresentata dai boschi di Quercus virgiliana, ormai ridotti a piccoli lembi residual,i dove a Q. virgiliana si associano altre quercie caducifogle come Quercus dalechampii e  Quercus amplifolia e specie erbacee come Prunella vulgaris e Paeonia mascula.  Dal punto di vista fitosociologico questa formazione è riferita all' Oleo-Quercetum virgiliana ed è caratteristica dei substrati basifili. Nel flysh e nei substrati arenacei la precedente è sostituita dall'Erico-Quercetum virgilianae, una formazione acidofila presente anche nel versante sud dei Nebrodi, dove si rinvengono Quercus dalechampii, Fraxinus ornus e nello strato arbustivo Erica arborea, Cytisus villosus e Pulicaria odora in quello erbaceo. Dal livello del mare sino a circa 700 m sui substrati silico-arenacei con suoli poco coerenti si sviluppano le sugherete, boschi termofili di Quercus suber, specie diff

Sughereta vicino San Fratello

 

usa nel settore occidentale del Mediterraneo nelle zone con un clima relativamente umido. Oltre alla sughera nello strato arboreo si rinvengono Quercus fontanesii (un ibrido tra Quercus suber e Quercus gussonei), Quercus ilex, Quercus virgiliana, Acer campestre, Pyrus sp. e Celtis australis nelle condizioni più xeriche. Il sottobosco è ricco di arbusti acidofili quali Erica arborea, Cytisus villosus, Teline monspessulana, Cistus salvifolius e Arbutus unedo. Altre specie presenti sono Daphne gnidium, Crataegus monogyna, Ruscus aculeatus, Rhamnus alaternus, Prunus spinosa, Asparagus acutifolius, Pulicaria odora, Rubus ulmifolius, Smilax aspera e altri arbusti già visti nella macchia. Tra le erbacee si rinvengono Eryngium bocconei, Echinops siculus, Genista aristata, Lavandula stoechas, Calamintha nepeta, Rubia peregrina, Dactylis hispanica, Allium subhirsutum, Buglossoides purpurocarulea, Aristolochia rotunda, Pteridium aqulinum ecc. Le sugherete dei Nebrodi come quelle delle Madonie sono riferite all'associazione Genisto aristatae-Quercetum suberis. Nelle depressioni umide presenti all'interno della sughereta si rinviene una peculiare vegetazione erbacea perenne, attribuita al Kickxio-Trifolietum bocconei, dove dominano Trifolium bocconei e Kickxia commutata, a cui si accompagnano Gastridium ventricosum e Lotus angustissimus.

Sughereta di Monte Tarderia (Tusa)                                                                                            Sugherete a Caronia

2. LA FASCIA MESOMEDITERRANEA

Questa fascia sui Nebrodi è estesa dalla zona subcostiera (nella parte occidentale)  fino a 900-1000 mslm ed è caratterizzata da temperature medie annue inferiori a 16°C e maggiori di 13°, mentre le precipitazioni sono comprese tra i 600 e i 1000 mm o oltre. Le zone collinari sono ampiamente antropizzate con la presenza di estesi noccioleti e oliveti alternati ad altre colture agrarie. A quote superiori comincia a svilupparsi la vegetazione forestale con la presenza di specie quercine decidue o sempreverdi.

 

2.1 Le formazioni erbacee

Gli ampelodesmeti sono ben rappresentati nelle aree degradate del territorio soprattutto sui versanti più impervi delle Rocche del Crasto dal livello del mare arrivano sino a 900-1000 mslm e sembrano essere favoriti dai frequenti incendi. Si tratta di formazioni piuttosto povere floristicamente attribuibili all'associazione Astragalo monspessulani-Ampelodesmetum mauritanici, cenosi esclusiva dei Nebrodi caratterizzata dalla presenza di Astragalus monspessulanus a cui si accompagnano Carlina corymbosa, Ferula communis, Foeniculum vulgare, Micromeria graeca, Avenula cincinnata, Origanum heracleoticum, Convolvolus cantabrica, Dactylis hispanica, Galium lucidum, Polygala preslii, Iris pseudopumila Bituminaria bituminosa, Phagnalon rupestre ecc. In questi ambienti abbondano anche diverse orchidee, tra le endemiche ricordiamo Ophrys lacaitae, Ophrys oxyrrhynchos, O. sphegodes ssp. sicula, Orchis brancifortii, Orchis commutata. Spesso nei pressi degli ampelodesmeti, si rinvengono praterelli con varie terofite (specie annue a ciclo breve) quali il lino delle fate annuale (Stipa capensis), il palèo annuale (Trachynia distachya), il fior gallinaccio comune (Tuberaria guttata), il toccamano (Sherardia arvensis)  ecc.. Ambienti peculiari e piuttosto rari sui Nebrodi si riscontrano lungo le creste aride con Helichrysum italicum ssp. siculum, Osyris alba, Jasone montana, Sedum  sediforme, Thymus longicaulis, Onosma canescens e Silene vulgaris.

2.2 Gli arbusteti

Nella fascia collinare sono molto diffusi arbusteti termofili che rappresentano una forma di degradazione della foresta, attribuibili soprattutto allo Spartio juncei-Bupleuretum fruticosi. Altri aspetti vedono la prevalenza di Calicotome infesta, Clematis vitalba, Tamus communis, Lonicera implexa, Lonicera etrusca. Nelle zone submontane sopra i 500 mslm prevalgono invece arbusteti dominati da varie rosacee come Rosa canina, Crataegus monogyna, Rubus sp., Prunus spinosa, Pyrus spinosus, Pyrus pyraster, Pyrus ciancioi, Malus sylvestris, Malus crescimannoi e solo nella parte orientale Genista aetnensis e Celtis tournefortii subsp. aetnensis. Queste cenosi, inquadrate nella classe Rhamno-Prunetea e nell'alleanza Pruno-Rubion ulmifolii, si insediano generalmente al margine dei boschi costituendo il cosidetto "mantello forestale" che rappresenta una tappa fondamentale per il ritorno della foresta. A volte il degrado della vegetazione forestale porta a una bassa gariga dominata da Cistus salvifolius e Genista aristata, riferita al Genisto aristatae-Cistetum salvifolii, una cenosi arricchita dalla presenza di Calicotome infesta, Cistus creticus, Trifolium bivonae, ecc. 

 

Pistacio terebinthi-Celtidetum aetnensis subass. artemisietosum arborescentis               Arbusteti vicino Floresta

2.3 La vegetazione forestale

I boschi naturali sono ancora abbastanza diffusi nell'area, si tratta sia di querceti sempreverdi come sugherete o leccete che di boschi caducifogli dominati da specie del gruppo della Roverella e dall'endemico Cerro di Gussone. Le sugherete che si sviluppano a quote submontane sono riferite al Doronico-Quercetum suberis, dove si rinviene un corteggio di specie mesofile solitamente assenti nelle sugherete termofile come Doronicum orientale. Nei substrati calcarei, tra gli  800 metri e i 1100 m si rinvengono delle leccete basifile riferite all'Ostryo-Quercetum ilicis, dove il leccio (Quercus ilex) si accompagna a Ostrya carpinifolia. Questa vegetazione è rappresentata prevalentemente nel massiccio calcareo delle Rocche del Crasto dove è tuttavia ridotta a piccoli lembi nelle aree più impervie ed è ampiamente sostituita da ampelodesmeti.  Nello strato arboreo si possono inoltre rinvenire Fraxinus ornus, Pistacia terebnthus, Acer campestre, Prunus mahaleb e in zone più xeriche anche Celtis australis. Nel sottobosco si rinvengono Coronilla emerus, Hedera helix, Clematis vitalba, Daphne laureola, Cornus sanguinea, Thalictrum calabricum, Hieracium crinitum, Silene viridiflora ecc. Una vegetazione forestale del tutto insolita è rappresentata dalla lecceta situata nei pressi delle gole del Catafurco dove il leccio entra in contatto con il tasso (Taxus baccata) normalmente presente nelle faggete, riferita all' Ilici-Taxetum baccatae subass. ruscetosum aculeati. In corrispondenza degli affioramenti rocciosi e nei suoli incoerenti la sughereta tra i 700-800 m  è sostituita dal lecceto acidofilo, la cui migliore espressione si manifesta vicino San Fratello e presenta tra le entità più caratteristiche Festuca drimeja e Teucrium siculum. Dal punto di vista fitosociologico questa formazione è attribuita all'associazione Teucrio siculi-Quercetum ilicis.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quercetum gussonei a Caronia                                                                                                    Stazione di contatto tra Quercus ilex e Taxus baccata nelle gole del Catafurco

 

Su suoli più profondi si instaura un bosco dominato dal cerro di Gussone (Quercus gussonei)  una specie endemica della Sicilia (diffusa oltre che sui Nebrodi a Ficuzza ) che rappresenta una forma termofila del cerro. I boschi di questa specie si rinvengono a quote tra i 700 e i 1100 m  con un sottobosco caratterizzato da Cytisus villosus, Hedera helix, Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Cistus salvifolius, Euphorbia characias, Euphorbia amygdaloides ssp. arbuscula, Lathyrus venetus, Thalictrum calabricum, Luzula forsteri, Brachypodium sylvaticum, Anthoxantum odoratus, Polystichum setiferum, Arctium minus, Viola alba ssp. dehnhardtII, Cyclamen repandum, Cyclamen hederifolium.  Da rilevare anche la presenza di Geranium sanguineum, Genista aristata, Clinopodium vulgare e Hieracium crinitum. Questa cenosi è riferita al Quercetum gussonei. Altri querceti caducifogli di entità del ciclo della Roverella si rinvengono nel versante sud dei Nebrodi con la  presenza di formazioni del Festuco heterophyllae-Quercetum congestae dove prevale Quercus congesta. Una microcenosi forestale molto peculiare si insedia nelle fessure delle rocce quarzarenitiche sul versante meridionale nei pressi di Cesarò. Si tratta del Pistacio terebinthi-Celtidetum aetnensis subass. artemisietosum arborescentis, una formazione dominata da Celtis aetnensis a cui si associano Pistacia tarebinthus, Artemisia arborescens, Ruscus aculeatus e Anagyris foetida. Tra i boschi artificiali oltre i rimboschimenti con Pinus nigra si ricordano i castagneti e i noccioleti che hanno acquisito un caratteristico corteggio comprendente varie specie erbacee come Lupinus albus, Leopoldia comosa, Moricandia arvensis ecc.

 

 

Quercetum gussonei a Caronia                                                                                                  Lembi di lecceta basifila sulle rocche del Crasto

3. LA FASCIA SUPRAMEDITERRANEA

La Fascia supramediterranea si estende dai 1000 metri sino alle massime quote nebrodensi rappresentate dai 1800 m di Monte Soro. Si possono distinguere due zone: tra i 1000 e i 1350 m le precipitazioni non superano i 1000 mm e le temperature medie annue sono comprese tra gli 8 e i 13°C, la seconda zona si estende tra i 1350 e 1800 m e presenta precipitazioni sopra i 1000 mm e temperature lievemente inferiori. Questa fascia è ancora ricoperta da una densa copertura forestale costituita da cerrete e faggete, purtroppo danneggiate dal pascolo eccessivo e dal taglio per ottenere legname.

3.1 Le formazioni erbacee

Su substrati argillosii nelle zone ad altitudini tra i 1100 e i 1450 m si insediano dei caratteristici aspetti erbacei dei pascoli montani attribuiti al Cynosuro-Leontodontetum siculi, che  rappresentano  delle form_

 

Paesaggio tipico dei Nebrodi

 

azioni secondarie che non hanno nulla a che vedere con i pascoli alpini situati sopra il limite del bosco.  Dominano diverse graminacee come Cynosurus cristatus, Lolium perenne, Anthoxanthum odoratum, Dactylis glomerata, Bromus hordeaceus, Arrhenatherum elatius, Aira cupaniana, Poa trivialis, Vulpia sicula, Phleum pratense e Festuca rubra.  Si rinvengono inoltre Lathyrus pratensis, Trifolium incarnatum, Trifolium repens, Trifolium pratense, Trifolium fragiferum., Cirsium vallis demonis, Cichorium pumillum, Hypochoeris laevigata, Bellis perennis, Crepis leontodontoides, Linaria purpurea, Filago heterantha, Lepidium nebrodensis, Prunella vulgaris, Prunella laciniata, Plantago cupanii, Plantago lanceolata, Oenanthe lachenalii, Cynoglossum appenninus, Androsace elongata ssp. breistofferi, Euphorbia gasparrinii Centaurea jacea, Daucus carota, Dianthus deltoides, Polygala preslii, Colchicum alpinum subsp. parvulum, Colchicum bivonae, Crocus siculus, Crocus biflorus, Crocus longiflorus, Silene italica, Silene vulgaris, Centaurium erythraea, Leontodon siculus. In condizioni più xeriche si aggiungono alcune piccole camefite come Thymus longicaulis, Teucrium chamaedrys e Helianthemum croceum. In condizioni più umide su substrati argillosi con falda freatica superficiale si sviluppano praterie meso igrofile dove dominano diversi giunchi come Juncus striatus, Juncus conglomeratus, Juncus gerardii, Juncus effusus, Juncus acutiflorus, Juncus inflexus e carici come Carex distans, Carex leporina, Carex otrubae, Carex flacca. 

Altre specie ben rappresentate sono Epilobium parviflorum, Lythrum junceum, Ranunculus lanuginosus, Cirsium creticum subsp. triumfetti, Ajuga orientalis, Mentha longifolia, Holcus lanatus, Ranunculus pratensis, Oenanthe globulosa, Eleocharis palustris, Equisetum palustre, Montia fontana  ecc. Questa vegetazione è riferibile al Dactylorhizo-Juncetum effusi. Nei siti ancora più umidi si determinano aspetti palustri riferiti al Caricetum intricato-oederi, che si insediano ai margini dei laghetti montani o dei ruscelli  Prevalgono specie igrofile come Carex oederi, Juncus ger ardii, Juncus conglomeratus, Eleocharis palustris, Orchis laxiflora, Ajuga reptans, Veronica beccabunga, Apium nodiflorum, Nasturtium officinale ecc.   Nelle rare aree cacuminali in cui non c'è una densa copertura della faggeta, presenti soprattutto a Monte Soro, si rinvengono formazioni prative dominate da Potentilla calabra, Anthemis arvensis subsp. sphacelata,  Gensita  aristata,  Acinos  alpinus,  Plantago  cupanii, Pe

Pascoli mesofili con Cirsium vallis-demonis nelle radure dei faggeti 

 

trorhagia illyrica, Polycarpon alsinifolium ecc. Questa formazione è attribuita al Gensito aristatae-Potentilletum calabrae e almeno in ambiti semi rupestri può essere considerata una formazione primaria. Infine in corrispondenza del contatto tra i fruticeti e le formazioni prative si insediano formazioni attribuibili al Pteridio-Tanacetetum siculi, dove predominano Pteridium aquilinum e Tanacetum siculum.

Pascoli montani a Monte Pelato                                                                         Pascoli igrofili nell'alta valle dell'Alcantara

 

3.2 Gli arbusteti

Le formazioni arbustive che si insediano ai margini della foresta sono dominati da varie rosacee come Rosa sp., Pyrus pyraster, P. spinosa, P. ciancioi, Malus sylvestris, Malus crescimannoi, Rubus canescens, Rubus idaeus e da Crataegus laciniata che caratterizza il Crataegetum laciniatae. Queste formazioni svolgono spesso un ruolo importante nelle costituzione del mantello forestale, una sorta di orlo che delimita il bosco e ne favorisce l'espansione, fornendo le condizioni di scarsa luminosità essenziali per lo sviluppo delle giovani plantule di Fagaceae.

3.3 La vegetazione forestale

Tra i 1000 e i 1400 metri sono molto sviluppate le cerrete (Arrhenathero nebrodensis-Quercetum cerridis), boschi dominati dal cerro (Quercus cerris). Questa quercia caducifoglia dunque sostituisce il cerro di gussone in condizioni più fresche e umide. Le  cerrete dei Nebrodi si presentano talvolta molto degradate, quasi prive di sottobosco a causa del pascolo e del taglio. Tuttavia non mancano cerreti con un sottobosco significativo con varie specie nemorali quali Primula vulgaris, Viola reichenbachiana, Polystichum setiferum, Brachypodium sylvaticum, Trifolium bivonae, Geum urbanum, Luzula sylvatica, Melittis albida, Ruscus aculeatus, Mercurialis perennis, Fragraria vesca, Paeonia mascula, Pimpinella anisoides, Arrhenatherum nebrodensis, Aristolochia sicula, Hypericum androsaenum, Symphytum gussonei, Saxifraga rotundifolia, Daphne laureola, Lamium bifidum, Dactylorhiza sambucina, Aristolochia clusii, mentre nelle schiarite si rinvengono pure Genista aristata, Geranium sanguineum e Prunella vulgaris. Il cerro inoltre è spesso associato a altre entità arboree e arbustive tra cui Malus sylvestris, Acer campestre, Euonymus europaeus, Crataegus monogyna, Crataegus laciniata, Quercus congesta, Malus crescimannoi e Sorbus torminalis.

 

 

Arbusteti con Rosacee a Portella dell'Obolo                                                                                Cerreta a Monte Pelato

Cerrete al Bosco Giumenta (Mistretta)                                                                                            Ilici aquifolii-Quercetum cerridis a Monte Sambugheti

 

Nelle stazioni più umide sottoposte a un regime di nebbie frequenti le cerrete si arrichiscono di alcuni elementi delle faggete come Ilex aequifolium e Taxus baccata e solo a Monte Soro anche Quercus petraea, che contrariamente a quanto avviene sulle Madonie non caratterizza una propria espressione forestale. La presenza di queste ultime specie si spiega con il fatto che il cerro occupa una nicchia apertasi in seguito alla salita del faggio verso quote maggiori a causa del progressivo riscaldamento del clima. Queste cerrete con agrifoglio sono state riferite all'Ilici aquifolii-Quercetum cerridis, che va interpretata come vicariante dell’Ilici-Quercetum austrothyrrenicae delle Madonie. Oltre Ilex aequifolium sono considerate caratteristiche Scutellaria rubicunda subsp. linneana, Euphorbia meuselii ed Euonymus europaeus. Tra i 1400 e i 1800 m prevalgono nettamente le faggete che arr ivano fin sulle maggiori vette e dal punto di vista fitosociologico sono attribuite all'Anemono apenninae-Fagetum (Aquifolio-Fagetum).  Il faggio (Fagus sylvatica) è specie che vegeta solo su suoli profondi che conservino bene l’umidità, richiedendo precipitazioni relativamente costanti.  Tali condizioni risultano  piuttosto rare in Sicilia e infatti il faggio si trova  solo alle quote più alte (1300-1900 m, sull’Etna sino ai 2000 mslm) dove la siccità estiva è meno marcata e le temperature più fresche.

Cerrete nei monti di Caronia                                                                                                             Faggeta di Sollazzo Verde

Bosco Mangalaviti e Monte Soro                                                                                                       Bosco di Mangalaviti

 

La presenza del faggio nell’isola può dunque essere considerata un residuo delle glaciazioni, quando le condizioni dovevano essere favorevoli anche a quote più basse. Tuttavia sui Nebrodi in condizioni particolarmente umide il faggio puà scendere sino ai 1000 m compenetrandosi con il cerreto. Tra le faggete più conservate sui Nebrodi si ricordano il bosco di Mangalaviti, il bosco di Pomiere e Moglia, la faggeta di Monte Soro e Sollazzo verde, la Foresta Vecchia e il bosco Medda e Mascellino.  Nella faggeta a Fagus sylvatica si accompagnano nello strato arboreo Malus sylvestris, Malus crescimannoi, Pyrus vallis-demonis, Sorbus torminalis, Acer pseudoplatanus con esemplari monumentali a Monte Soro, Acer campestre, Ilex aequifolium e Taxus baccata.  Nello strato erbaceo si rinvengono Primula vulgaris, Viola reichenbachiana, Daphne laureola, Geranium versicolor,  Lamium flexuosum, Anemone apennina, Galium odoratum, Galium scabrum, Milium vernale subsp. montanum,  Muscari atlanticum, Scilla bifolia, Potentilla micrantha, Euphorbia amygdaloides ssp. arbuscula, Lathyrus venetus, Allium ursinum, Allium pendulinum, Lysimachia nemorum, Galium rotundifolium, Circaea lutetiana, Myosotis gussonei, Luzula sieberi ssp. sicula, Hedera helix, Festuca drimeja, Aremonia agrimonioides, Calamintha grandiflora, Ajuga tenorii, Corydalis solida, Melica uniflora, Viola riviniana, Euphorbia corallioides, Sanicula europaea, Rubus canescens, Crepis leontodontoides, Aquilegia sicula, Cephalantera damasonium, Glechoma hirsuta,  Mercurialis perennis, Arum cylindraceum, Myosotis sylvatica, Atropa belladonna, Mycelis muralis,  Polystichum aculeatum, Trifolium pratense, Conopodium capillifolium, Lathrea squamaria e Polygonatum gussonei.  Una formazione di grande rilievo fitogeografico è rappresentata dalle cenosi dominate dal Tasso (Taxus baccata), di cui il miglior esempio si riscontra nel bosco della Tassita dove peraltro sono stati censiti esemplari monumentali tra i più antichi d’Italia. Tali formazioni, attribuite all'ilici-Taxetum baccatae subass. typicum, rivestono grande valore a causa del loro valore relittuale, insieme infatti ad altre specie quali l’agrifoglio o la dafne  rappresentano residui della flora del terziario che si sono potuti conservare solo in condizioni umide, attualmente garantite dalla presenza di frequenti nebbie. In queste formazioni si rinvengono anche specie di grande interesse come Ulmus glabra, Fraxinus excelsior ssp. siciliensis, Pyrus vallis-demonis, Ilex aequifolium, Sambucus nigra, Daphne laureola, Rubus canescens, Polygonatum gussonei, Galanthus nivalis, Allium ursinum, Ranunculus lanuginosus, Anthriscus nemorosa, Neottia nidus-avi, Epipactis helleborine, Dryopteris filix-mas, Phyllitis scolopendrium e altre specie del faggeto.

 

Successione di cerreta e faggeta vicino Pizzo Battaglia                                                          Faggeta nei boschi di Medda e Mascellino

Faggeta con tassi nel sottobosco a Monte Pomieri                                                                   Bosco della Tassita

3.4 I laghetti e gli ambienti umidi montani

I laghetti montani rappresentano forse l’ambiente più caratteristico e unico dei monti Nebrodi. Qui infatti si rinvengono molte specie lacustri piuttosto rare, che in questi monti trovano le loro uniche stazioni dell’Isola.  Si tratta in realtà di piccoli ristagni di acqua piovana o risorgive da falde sottostanti. Tra i più significativi si possono ricordare il Biviere di Cesarò, l’urio Quattrocchi, il lago Zilio e il lago Trearie. Le varie associazioni risultano distribuite in fasce concentriche (cinture) rispetto la profondità dell’acqua e la sua variazione stagionale di livello. In particolare si distinguono le piante galleggianti fluttuanti sulla superficie dell’ acqua, le piante sommerse che vivono totalmente o parzialmente nell’acqua come i ranuncoli o la lingua d’acqua e le piante palustri che mantengono nell’acqua le sole radici e emergono con la porzione aerea del germoglio, incluse le piante anfibie che possono indifferentemente vivere sia in ambiente acquatico che terrestre.

Lago Maulazzo

Tra le piante galleggianti prevalgono Lemna gibba, Lemna minor, L. trisulca e molto più raramente la wolffia (Wolffia arrhiza) e Spirodela polyrrhiza. La vegetazione natante è attribuita a varie associazioni come Lemnetum minoris, Lemnetum trisulcae, Wolffietum arrhizae e Lemno -Spirodeletum polyrrhizae che è nota solo per gli stagni di Contrada Pantana. La vegetazione di idrofite sommerse è invece riferita al Myriophylletum verticcilati, frequente in acque profonde con la prevalenza di Myriophyllum verticillatum, mentre il Polygono-Potametum natansis è limitato al solo Biviere di Cesarò e vede la prevalenza di Persicaria amphibia e Potamogeton natans a cui si accompagnano Myriophyllum verticillatum, Myriophyllum spicatum, Potamogeton polygonifolius e Potamogeton pusillus.

 

Stagno con Ranunculus aquatilis presso Monte Soro                                                              Stagno a Monte Soro

Biviere di Cesarò                                                                                                                              Wolffietum arrhizaee in uno stagno di Contrada Pantana

 

Un'altra associazione abbastanza diffusa nei piccoli stagni è l'Utriculario-Potametum natantis, dove si rinvengono le rare Utricularia australis e Utricularia vulgaris. Nei piccoli stagni caratterizzati da acque superficiali e fondi melmosi si insedia il Groenlandietum densae, dove domina Groenlandia densa a cui si accompagnano Potamogeton natans, Ranunculus peltatus, Callitriche obtusangula, Callitriche stagnalis e Callitriche truncata. Altri aspetti con localizzazione puntiforme sono il Potametum perfoliati dove domina Potamogeton perfoliatus, il Myriophylletum alterniflori dove prevale Myriophyllum alterniflorum limitato al solo Biviere di Cesarò. Spostandosi verso l'esterno dello specchio d'acqua è possibile rinvenire una fascia di vegetazione semi sommersa riferibile all'Oenantho fistulosae-Glycerietum spicatae dove prevale Oenanthe fistulosa, Glyceria spicata, Alopecurus aequalis, Lythrum portula, Apium inundatum, Ran unculus flammula, Ranunculus aquatilis, Ranunculus tricophyllus, Ranunculus fontanus, Ranunculus ophioglossifolius e Ranunculus orniophyllus. In questi ambienti solo nei pressi di Pizzo Nido si rinviene la rarissima Epipactis palustris.

Eleocharido-Alismetum lanceolati all'Urio Quattrocchi                                                           Stagno nella faggeta di Sollazzo Verde 

Polygono-Potametum natansis nella parti più profonde del Biviere di Cesarò                   Utriculario-Potametum natansis in uno stagno a Sollazzo Verde

 

Molto meno frequente è il Glycerio spicatae-Oenanthetum aquaticae che predilige acque ricche di sostanze nutritive e vede la prevalenza di Oenanthe aquatica, Glyceria spicata, Alopecurus aequalis e Lythrum portula. Una cenosi affine, ma ancora più rara, che predilige ambienti con acque oligotrofiche, soggetti a periodi più o meno prolungati di aridità estiva è il Trifolio micheliani-Glycerietum spicatae, nota solo per l'area del bosco di Mangalaviti, dove è significativa la presenza del raro Trifolium michelianum, a cui si associano Eleocharis palustris, Oenanthe fistulosa, Glyceria spicata, Oenanthe globulosa, Ranunculus ophioglossifolius, Neoschischkinia pourrretii. Nelle acque leggermente più profonde si insedia il Glycerio spicatae-Callitrichetum obtusangulae, dove prevalgono Callitriche hamulata, Callitriche stagnalis, Callitriche obtusangula, Glyceria spicata, Ranunculus peltatus, Nasturtium officinale ecc. 

 

Vegetazione idrofila con Ranunculus tricophyllus                                                                   Scirpetum lacustris al Biviere di Cesarò

 

 

La vegetazione palustre direttamente rivolta verso il centro del lago è rappresentata dall'Eleocharido-Alismetum lanceolati che predilige ambienti con suoli melmosi e acque stagnanti sotto posti a parziale prosciugamento nel periodo estivo. Prevalgono Alisma lanceolatum, Eleocharis palustris, Eleocharis nebrodensis, Veronica nagallis-aquatica ecc. Più esternamente si insedia il Dactylorhizo-Juncetum effusi dove dominano Juncus sp. e Dactylorhiza saccifera. Nei laghi più grandi come il Biviere di Cesarò si sviluppa un altro aspetto di vegetazione palustre attribuibile al Scirpetum lacustris dove domina Schoenoplectus lacustris a cui si associano Typha latifolia, Typha angustifolia, Sparganium erectum subsp. neglectum, Alisma lanceolatum, Eleocharis nebrodensis ecc. Risulta abbastanza diffuso anche il Phragmitetum communis dove prevale Phragmites australis. infine raramente negli acquitrini all'interno dei cerreti si rinvegono aspetti dell'Iridetum pseudoacori dove si rinviene la vistosa Iris pseudacorus.

Biviere di Cesarò

4. LA VEGETAZIONE AZONALE

4.1 La vegetazione sinantropica

Anche nell'area nebrodense sono diffuse forme di vegetazione legate agli ambienti antropizzati come le comunità infestanti delle colture, in genere riferibili alla classe Stellarietea mediae, mentre nelle fessure dei muri di campagna o dei centri abitati si rinvengono aspetti della classe Parietarietea judaica. Sono particolarmente caratteristiche le specie infestanti dei noccioleti spesso frammisti ai castagneti grazie alle tecniche di coltura tradizionali, mentre negli agrumeti abbonda la sudafricana Oxalis pes-caprae.

 

4.2 La vegetazione dei corsi d'acqua

La vegetazione dei corsi d’acqua è abbastanza simile a quella vista per i Monti Peloritani, si rinvengono tipiche formazioni di ripisilve attribuite al Ulmo canescentis-Salicetum pedicellatae e al Salicetum albo-pedicellatae, dove dominano Salix pedicellata, S. alba e S. purpurea, associati a Populus nigra, Populus alba, Ficus carica var. caprificus, Laurus nobilis, Sambucus ebulus, Cornus sanguinea, Prunus mahaleb e Alnus cordata.

Rhynchocoro-Salicetum rubentis  lungo l'alta valle dell'Alcantara                                        Alta valle dell'Alcantara

Nel sottobosco di questi boschi ripariali nello strato arbustivo sono frequenti Hypericum hircinum, Dorycnium rectum, Rosa sempervirens, Vitis vinifera subsp. sylvestris. Nello strato erbaceo si rinvengono Equisetum ramosissimum, E. arvense, E. talmateja, Eupatorium cannabinum, Dactylorhiza saccifera, Euphorbia corallioides, Juncus effusus, Mentha aquatica, Oenanthe globulosa, Ajuga orientalis, Althaea cannabina e raramente Dryopteris affinis, Osmunda regalis, Polystichum setiferum, Athyrium filix-foemina, Calamintha sylvatica. Delle formazioni più peculiari dell'area nebrodense sono il Salicetum nebrodensis, una comunità dominata dall'endemico Salix nebrodensis, che si insedia lungo i piccoli torrenti montani prevalentemente nella fascia della faggeta, associandosi a Salix pedicellata, Sambucus nigra e Fraxinus ornus. Il Rhynchocoro-Salicetum rubentis è invece attualmente noto soltanto per l'alta valle del fiume Flascio nei pressi di Floresta ed è caratterizzato dalla dominanza  di  Salix rubens, Salix  alba e  Populus nigra nello strato arboreo. Tra gli arbusti prevalgono invece S. pedicellata, S. caprea, mentre il ricco strato arbaceo annovera Rhynchocorys elephas, Ranunculus acris, Taraxacum siculum, Equisetum arvensis, E. palustris, E. telmateja e Symphytum tuberosum.   Soprattutto nel settore orientale si rivengono inoltre fiumare con la caratteristica vegetazione glareicola (Loto-Helichrysetum italici) già vista per i Peloritani. E' invece molto più caratteristica la flora relitta del Petagnetum gussonei, una cenosi nemorale  che  contraddistingue alcuni torrenti a  quote  comprese tra 500 e 1300 metri con acque fredde sempre fluenti, in zone  particolarmente fresche e ombrose. Qui si rinviene il più noto endemismo nebrodense, cioè Petagnaea gussonei che rappresenta peraltro l’unica specie del genere Petagnaea,  endemico dell’isola. In questo contesto si rinvengono inoltre Equisetum palustre, Ranunculus repens,  Sanicula europaea, Rhynchocorys elephas, Chaerophyllum temulum, Lysimachia nemorum, Heracleum sphondylium, Carex remota, Calamintha sylvatica, Clinopodium vulgare, Viola  riviniana, V. reichenbachiana e Helleborus bocconei.

Torrente nelle faggete di Caronia con rari esemplari di Salix nebrodensis

 

4.3 La vegetazione delle rupi calcaree

Una vegetazione unica per i Nebrodi si rinviene nelle cosiddette  “rocche del Crasto”, che risultano ben distinte dal resto del territorio per la natura calcarea di queste montagne. La flora è composta in prevalenza da specie ben adattate all’ambiente rupestre quali Erucastrum virgatum, Dianthus rupicola, Brassica incana, Iberis semperflorens, Odontites bocconei, Galium pallidum, Scabiosa cretica, Silene fruticosa, Capparis spinosa ssp. rupestris, Coronilla valentina, Convolvolus cantabrica, Ruta chalepensis, Allium ampeloprasum ecc. Questa vegetazione è attribuita all'Erucastretum virgati. Nella garighe alla base delle rupi si rinvengono Galium lucidum. Tragopogon nebrodensis, Astragalus monspessulanus e Micromeria consentina. Alla base delle pareti si rivengono inoltre piccole xerofite succulente come Sedum caeruleum, Sedum dasyphyllum, e Sedum album. Tali aspetti terofitici sono riferiti alla classe Helianthemetea guttatae.

Petagnetum gussonei presso Galati Mamertino

Erucastretum virgati vicino il torrente Rosmarino                                                                          Rocche del Crasto

5. LUOGHI DI PARTICOLARE INTERESSE BOTANICO

 

1) Biviere di Cesarò: Rappresenta il più importante lago montano della Sicilia, ad un atlitudine di circa 1200 mslm ai piedi di Monte Soro. La vegetazione risulta chiaramente organizzata in fasce concentriche dalla vegetazione so mmersa sino alle specie palustri. Almeno tre specie in Sicilia sono note solo in questa stazione: Dianthus deltoides, Sparganium emersum e Persicaria amphibia.

 

Biviere di Cesarò

2) Monte Soro e faggeta di Sollazzo Verde: L'area sommitale dei Nebrodi è interamente ricoperta da dense faggete ricche di piccoli stagni naturali dove si rinvengono specie molto rare come Wollfia arrhiza e Utricularia australis. E' inoltre presente il lago Maulazzo, un invaso artificiale che sta acquisendo una certà naturalità. Le rare aree prative presenti ospitano specie poco comuni come Centaurea jacea, Colchicum alpinum subsp. parvulum, Crocus siculus, Ajuga tenorei, ecc. Un grave problema per l'area è il pascolo eccessivo e la presenza di una strada asfaltata che conduce alla cima invasa da antenne televisive.

 

Lago Maulazzo e Monte Soro

3) Bosco Tassita e Monte Pomiere: L'area situata nel comune di Caronia e protetta nel Parco regionale dei Nebrodi, include una formazione forestale nota come "Tassita" unica a livello nazionale grazie alla  presenza di vetusti esemplari di tasso (Taxus baccata) associato a Fraxinus excelsior subsp. siciliensis, Pyrus vallis-demonis e Fagus sylvatica, con un ricco corteggio floristico di specie nemorali. Tutta la zona è comunque ricoperta di estese faggete, tra le più integre di tutto il comprensorio.

4) Lago Trearie:  Si tratta del più alto lago montano della Sicilia a circa a 1420 mslm, tuttavia si presenta oggi piuttosto daneggiato da intensi rimaneggiamenti operati dall'uomo nel passato.

 

Bosco Tassita

 

 

5) Urio Quattrocchi:  Il mistrettese nonostante l'aggressione umana presenta ancora ambienti di grande interesse come il piccolo Urio Quattrocchi, un laghetto immerso nel cerreto con una rilevante flora igrofila che annovera diverse specie rare, tra cui Utricularia vulgaris, Oenanthe aquatica e Berula erecta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Urio Quattrocchi

 

 

​​​6) Laghetto di Zilio: Piccolo ma espressivo laghetto immerso nelle ceretta, rappresenta forse il più integro ambiente umido dei Nebrodi. Rilevante la presenza di Utricularia vulgaris, Wollfia arrhiza ecc.

7) Bosco di Mangalaviti e Foresta vecchia: Si tratta di alcune delle più integre faggete siciliane ricche di esemplari monumentali di faggio, poste nel versante settentrionale di Serra del Re. Anche in questi boschi sono frequenti piccoli ambienti umidi.

 

 

 

 

​Foresta Vecchia

 

 

 

 

​​​​8) Alta valle dell'Alcantara e del Flascio: L'area situata nel comune di Floresta ai limiti orientali del Parco, presenta interessanti aspetti di vegetazione arbustiva fis ionomizzata da Malus crescimannoi e lembi di ripisilva con Salix alba, Salix gussonei, Populus nigra ecc. Sono inoltre presenti alcune stazioni di Petagnea gussonei.

 

 

 

Alta valle dell'Alcantara

 

​9) Vallone Calagna: Sito nel comune di Tortorici, il sito è protetto come riserva naturale integrale per chè ospita alcuni dei migliori popolamenti di Petagnea gussonei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vallone di Calagna ​

 

 

10) Cascate del Catafurco: Oltre a un apprezzabile valore paesaggistico, l'area ospita piccoli popolamenti di Petagnea gussonei e una interessante stazione di contatto tra il leccio e il tasso. Inoltre si tratta dell'unico sito siciliano di Bupleurum rollii.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

​Cascate del Catafurco , Galati Mamertino

 

 

 

​11) Rocche del Crasto: Area decisamente inusuale nel comprensorio dei Nebrodi per la prevalenza di substrati calcarei che permettono l'insediamento di interessanti comunità rupestri ospitanti alcuni casmofite rare nella Sicilia nord-orientale (Brassica incana, Scabiosa cretica, Iberis semperflorens, ecc.) Sono invece ormai ridotti a lembi sui versanti più impervi le espressioni di lecceto basifilo, spesso sostituite da densi ampelodesmeti in cui è insolitamente frequente Astragalus monspessulanus

 

 

 

Rocche del Crasto viste dal biviere di Cesarò

12) Laghetto di San Giorgio: Piccolo ambiente umido posto negli estesi boschi di Caronia, ospita l'unica stazione siciliana di Epipactis palustris, ma anche Utricularia vulgaris, Galium palustre, Epilobium tetragonum, ecc.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Laghetto di San Giorgio

 

 

 

13) Monte Sambugheti e Laghetti del Campanito: L'are protetta come riserva naturale comprende un sistema di rilievi posti a sud della dorsale principale dei Nebrodi, nella provincia di Enna dove costitutisce una delle rare espressioni forestali. Sono infatti da rilevare estese cerrete con un ricco sottobosco di Ilex aequifolium e faggete e laghetti montani di grande importanza. E' inoltre da ricordare la presenza nell'area dell'unica stazione siciliana certa dI Linaria vulgaris.

 

 

 

 

 

 

 

 

Monte Sambugheti

 

​14) Lecceta di San Fratello: Costituisce la più grande formazione forestale di Quercus ilex dei Nebrodi, è inoltre rilevante per l'insolita successione altitudinale che vede la lecceta a quote superiori del cerreto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lecceta di San Fratello

 

 

 

15) Litorale tra Tusa e Caronia: Il litorale nebrodense si presenta decisamente manomesso dall'intensa antropizzazione e da una fitta rete stradale. Restano comunque aspetti di grande rilevanza come la vegetazione rupestre di Castel di Tusa ospitante l'unica stazione isolana di Anthyllis barba-jovis, mentre nel litorale di Caronia si rinvengono ancora buoni esempi di vegetazione forestale e macchia di sclerofille fin dal livello del mare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sugherete al livello del mare nei pressi di Torre del Lauro (Caronia) 

 

 

 

16) Lago Ancipa: Invaso artificiale situato nel versante meriidonale dei Nebrodi nei pressi di Troina, circondato da rimboschimenti e lembi di querceti naturali. Sulle sue sponde si rinvengono esempi di vegetazione tipici dei bacini artificiali, ben adattati a notevoli fluttuazioni nel livello delle acque. Da rilevare la presenza nei dintorni del lago della rara Orchis pauciflora. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lago Ancipa

 

 

17) Pizzo Michele: Rilievo alto circa 900 m, posto in prossimità della costa di Caronia, coperto integralmente dal livello del mare sino alla cima da sugherete e marginalmente da querceti di Quercus gussonei. Rarissimi nelle zone costiere le formazioni di macchia primaria con Pistacia lentiscus e Myrtus communis. Sono inoltre presenti alcuni interessanti ambienti umidi. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sugherete a Pizzo Michele

 

 

 

18) Boschi di Medda e Mascellino: Estesa area boschiva situata nei pressi di Mistretta, poco sopra l'Urio Quattrocchi. Si tratta principalmente di una faggetta con una ricca flora nemorale che include anche alcune specie poco frequenti quali Atropa belladonna, Aristolochia sicula e Circaea lutetiana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Boschi di Medda e Mascellino

 

 

 

 

19) Stagni di contrada Pantana: Sono quattro piccoli stagni montani localizzati all'interno della cerreta di Pizzo Battaglia, vicino San Fratello. Ospitano diverse specie rare quali Utricularia vulgaris, Callitriche obtusangola, Wollfia arrhiza e soprattutto Spirodela polyrhizza che qui trova la sua unica stazione siciliana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stagno di Contrada Pantana

 

 

 

Bibliografia

Blasi C. (ed.), 2010 - La vegetazione d'Italia. Palombi & Partner S.r.l. Roma.

Gianguzzi L., 1999 – Flora e vegetazione dei Nebrodi. Regione Siciliana.

F.M. Raimondo- V. Ilardi, 2009 Indagini fitosociologiche sulla vegetazione a Bupleurum fruticosum del versante tirrenico della Sicilia orientale. Il Naturalista siciliano.

F.M. Raimondo- R. Schicchi, G. Bazan, 2009 -Studio fitosociologico dei cerreti con agrifoglio della Sicilia. Il Naturalista siciliano.

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