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Distretto Peloritano

Comprende la porzione nord-orientale della Sicilia con la catena montuosa dei Peloritani le cui cime non vanno oltre i 1300 mslm (Montagna Grande 1374 m) ed è costituita principalmente da rocce di natura silicea metamorfosate quali graniti, gneis e filladi scistose mentre sono molto più rari i substrati calcarei, in genere limitati alle aree sommitali. L’ambiente più caratteristico di questi monti è rappresentato dalle valli alluvionali conosciute come fiumare, attraversate da corsi d’acqua generalmente a regime torrentizio. L’importanza di questa area sta soprattutto negli ambienti di forra ricchi di elementi relittuali e nella presenza di specie diffuse nel continente ma assenti nel resto dell’isola, a testimonianza di ripetuti contatti nel passato con la Calabria.

Clima

La zona peloritana appare ben caratterizzata dal punto di vista climatico, risultando una delle parti più piovose dell'isola.  Infatti le zone costiere ricevono un quantitativo annuale di pioggia compreso tra i 700 mm della costa tirrenica e gli 800-900 mm della costa ionica. Salendo di quota la precipitazioni aumentano superando i 1000 mm ed è ipotizzabile che le zone sommitali arrivino a 1400 mm annui. La temperatura media annuale nelle zone costiere è compresa tra i 17 e i 18 gradi con inverni molto miti (temperatura media del mese più freddo di 12°) e estati calde ma senza grandi picchi con una temperatura media ad agosto di 26-27 C°. A quote superiori le temperature vanno diminuendo scendendo anche sotto i 13°  nelle aree più elevate.

So

Endemismi esclusivi del distretto Peloritano

Anthemis cretica subsp. messanensis, Asperula peloritana, Brassica raimondoi, Cardamine dubia, Centaurea panormitana subsp. sequenzae, Colymbada tauromenitana, Festuca morisiana subsp. sicula, Festuca humifusa, Hieracium hypochoeroides subsp.montis-scuderii, Limonium jonicum, Limonium sibthorpianum, Limonium tauromenitanum, Linaria multicaulis var. messanensis, Plantago peloritana, Salix gussonei, Serapias francavillae, Silene peloritana, Stipa valdemonensis, Thapsia garganica subsp. messanensis, Thymus praecox subsp. parvulus, Trifolium uniflorum subsp. savianum, Vicia brulloi.

 

Specie non endemiche in Sicilia esclusive del distretto Peloritano

Adenocarpus commutatus, Anthemis chia, Anthemis tomentosa, Arctium nemorosum, Aristolochia lutea, Artemisia variabilis, Bellis margaritaefolia, Cardamine chelidonia, Carduus cephalanthus, Centaurea deusta subsp. divaricata, Cistus crispus, Conringia orientalis, Cosentinia vellea subsp. bivalens, Cytisus scoparius, Echinops spinosissimum, Epilobium dodonaei, Erucastrum virgatum, Fritillaria messanensis, Hypochoeris pinnatifida, Petasites hybridus, Pteris cretica, Ruta angustifolia, Senecio gibbosus, Silene cretica, Silene tenuiflora, Tilia platyphyllos, Tolpis grandiflora, Tricholaena teneriffae, Tuberaria lignosa, Viola messanensis, Woodwardia radicans.

1. LA FASCIA TERMOMEDITERRANEA

La fascia termo-mediterranea nella zona peloritana, come in buona parte della Sicilia settentrionale, si estende dal livello del mare sino a circa 450 mslm ed è caratterizzata da temperature medie annue elevate (16-19 C°) e una marcata siccità estiva, benchè le aree nordorientali beneficino di una maggiore quantità di precipitazioni rispetto alle altre zone costiere dell'isola, superando spesso i 700 mm annui, specialmente nel litorale tirrenico.

 

1.1 Il litorale sabbioso
Il tratto costiero presente in questo territorio si affaccia in parte sul Tirreno e in parte sul mar Ionio ed è caratterizzato da tratti di costa alta e rocciosa, piccoli promontori con ripidi pendii alternati a tratti sabbiosi ormai di limitata estensione a causa dell'espansione edilizia sul litorale. Di quest’ultima tipologia gli esempi migliori si rinvengono nei pressi dei laghetti di Marinello e presso Messina tra torre Faro e Ganzirri.

Isola Bella a Taormina

Litorale di Ganzirri a Messina                                                                                                      Spiaggia a Capo Tindari

 

In questi siti si riscontra un ambiente dunale piuttosto degradato ma con una flora ancora abbastanza significativa, benchè sia ormai difficilmente osservabile la normale successione delle comunità psammofile dei litorali sabbiosi. E'  comunque ancora ben identificabile una prima fascia in prossimità della linea della battigia, caratterizzata dall'associazione Salsolo-Cakiletum maritimae  in cui si riscontrano terofite nitrofile che si avvantaggiano del materiale organico depositato sulle spiagge dalle mareggiate. Tra queste si possono ricordare Cakile maritima, Euphorbia peplis, Polygonum maritimum, Salsola kali ecc.  Nelle foci delle fiumare, grazie all'apporto di acqua dolce che diminuisce la salinità il Salsolo-Cakiletum maritimae è sostituito dal Cakilo-Xanthietum italici dove sono ben rappresentati Xanthium italicum e Glaucium flavum. Nelle spiagge ghiaiose con una bassa percentuale in sabbia (ad esempio a Milazzo) si sviluppa una formazione dominata da Glaucium flavum, riferita al Glaucio flavi-Matthioletum tricuspidatae.​ Allontanandosi dal mare sulle dune embrionali si insedia il Cypero mucronati-Agropyretum farcti, dove domina la graminacea Agropyron junceum, a cui si associano Cyperus kali, Sporobolus arenarius, Matthiola sinuata, Lotus creticus, Medicago marina, Vicia pseudocracca, Echinophora spinosa, Pancratium maritimum, Eryngium maritimum, Euphorbia paralias, Achillea maritima ecc.  ​Si tratta tuttavia di una vegetazione attualmente molto frammentata e spesso impoverita o banalizzata da specie nitrofile o esotiche (Carpobrotus acinaciformis), mentre risulta del tutto scomparsa dall'area la succesiva fascia di Ammophila arenaria. In situazioni poco disturbate dietro l'ammofileto si insedia una caratteristica vegetazione con camefite ed emicriptofite attribuibile all'associazione Centaureo-Ononidetum ramosissimae, ben rappresentata nella Sicilia meridionale, ma pressochè scomparsa dall'area peloritana, se si escludono alcune comunità impoverite dove si rinvengono alcune specie rare per l'area come Calystegia soldanella, Euphorbia terracina, Centaurea sphaerocephala, Centaurea sonchifolia, Silene nicaeensis.

 

 

Sempre in ambiente retrodunale frammista a questo tipo di vegetazione si dovrebbe sviluppare una comunità terofitica che nell'area peloritana è attribuibile all'Anthemido-Centauretum conocephalae, associazione endemica della Calabria e dei Peloritani particolarmente importante per la presenza di specie rare ed endemiche come Centaurea deusta subsp. divaricata, Anthemis tomentosa, Linaria multicaulis var. messanensis, Crepis foetida, a cui si accompagnano Jasione montana, Andryala integrifolia, Corynephorus fasciculatus, Echium sabulicolum, ecc. Aspetti di vegetazione psammofila molto impoverita si rinvengono inoltre lungo i ripidi pendii sabbiosi di capo Rasocolmo e vedono la presenza di densi popolamenti di Pancratium maritimum, talvolta associato a Agropyron junceum, Eryngium maritimum, Matthiola sinuata ed Echinophora spinosa.

Dune di Ganzirri

Vegetazione psammofila a Capo Rasocolmo                                                                         Ripidi pendii sabiosi con Pancratium maritimum a Capo Rasocolmo

1.2  I pantani e le lagune salmastre

Gli ambienti salmastri costieri sono rappresentati dai laghetti di Ganzirri (Messina) e da quelli di Marinello.  Se i primi si presentano pressochè privi di vegetazione naturale (a parte per alcuni lembi di Phragmitetum communis), i secondi sono ancora di grande interesse naturalistico. Secondo la durata del periodo di inondamento si disitnguono diverse fascie a partire dal centro dei laghi. La vegetazione sommersa è rappresentata dal Cymodoceetum nodosae e dal Ruppion maritimae, contraddistinta da diverse fanerogame acquatiche ben adattate alle acque salmastre delle lagune come Cymodocea nodosa, Ruppia maritima, Ruppia cirrhosa e Halophila stipulacea. Segue nella zone più interne del bacino permanentemente inondate il Cyperetum distachyi, dove domina Schoenoplectus litoralis, a cui si associano Cyperus laevigatus var. distachyos e Phragmites australis.​

Laghetti di Marinello

​Nellla fascia maggiormente sottoposta alla variazione del livello idrico tra l'inverno e l'estate si insedia l'Inulo-Juncetum maritimi, una comunità dominata da Inula crithmoides e Juncus maritimus. Più esternamente, nella fascia che viene inondata solo per brevi periodi si trova lo Juncetum maritimi-acuti, dove si notano grossi cespi di Juncus maritimus e Juncus acutus, a cui si accompagnano Carex extensa, Phragmites australis, Polypogon maritimus ecc.

Laghetti di Marinello                                                                                                                    Capo Milazzo

1.3 La costa rocciosa

I tratti rocciosi presentano una vegetazione caratterizzata da specie ben adattate ad un ambiente così selettivo. Si tratta di formazioni attribuibili alla classe Crithmo-Limonietea, dove si riscontrano Chritmum maritimum, Lotus cytisoides, Hyoseris taurina, Inula crithmoides  e diverse specie endemiche ad areale puntiforme come Limonium jonicum (Isola Bella), Limonium minutiflorum (Capo Milazzo e Isole Eolie), Limonium tauromeritanum (Giardini Naxos), Limonium sibthorpianum (Capo Alì). Invece è più sporadica la presenza di Matthiola incana subsp. rupestris, Reichardia maritima, Allium commutatum, Senecio gibbosus, Senecio ambiguus, Daucus gingidium, Plantago macrorrhiza. Dal punto di vista fitosociologico queste formazioni sono attribuite a varie associazioni come Limonietum minutiflori, Limonietum tauromeritani, Limonietum jonici e Hyoseridetum taurinae.

1.4 Le praterie

Questo tipo di vegetazione è oggi abbondantemente rappresentato in tutta l'area a causa dell'attività umana che ha portato alla distruzione dell'originaria copertura forestale che doveva coprire gran parte del territorio. Si tratta di formazioni dominate da graminacee cespitose a cui si associano diverse specie erbacee. La più comune forma di prateria presente nelle zone più calde, spesso sui pendii più soleggiati, è il Ferulo-Hyparrhenietum, associazione dominata da Hyparrhenia hirta accompagnata da Andropogon distachyus, Heteropogon contortus, Asphodelus fistulosus, Echinops spinosissimus, Artemisia campestris ssp. variabilis, Opoponax chironium, Cachrys pungens, Thapsia garganica subsp. messanensis, Calmintha nepeta, Echium vulgaris, Galactites tomentosa, Lobularia maritima, Foeniculum vulgare, Ferula communis, Carlina corymbosa, Onopordium illyricus, Atractylis gummifera, Ophrys panormitana ecc., a cui si aggiungono in substrati  più rocciosi l'endemica puntiforme Festuca humifusa (solo a Capo TIndari), Cenchrus ciliaris (Taormina) e Lavandula multifida presente unicamente sui substrati calcarei di Capo S. Alessio. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Praterie con Artemisia variabilis a Gravitelli (Messina) 

 

alis, Muscari comosum, Seseli tortuosum, Urginea mariitma, Verbascum sinuatum, Orchis italica, Serapias lingua, Bellardia trixago, Convolvulus althaeoides. Infine una vegetazione peculiare di camefite ed emicriptofite con carattere pioniero si insedia su substrati incoerenti, come l'arenile di Tindari. Si tratta dell'Echinopo spinosissimi-Helichrysetum italici dove domina Helichrysum italicum subsp. siculum, a cui si accompagnano Echinops spinosissimum, Dittrichia viscosa e Scrophularia canina subsp. bicolor.

Hyoseridetum taurinae a Capo Calavà                                                                                    Limonietum jonici presso Taormina

Nelle basse colline a substrato sabbioso vicino Messina si riscontra invece il Tricholaeno-Hyparrhenietum hirtae, dove domina Tricholaena teneriffae, interessante specie sahariana probabile residuo di periodi a clima più arido. In condizioni meno calde e su suoli più profondi sino a 700 mslm (soprattutto sul versante tirrenico) Hyparrhenia hirta è sostituita da Ampelodesmos mauritanicus che caratterizza il Galio-Ampelodesmetum mauritanici. L'instaurarsi di questa vegetazione è dovuto al ripetuto verificarsi di incendi che sembrano impedire l'evoluzione della prateria verso formazioni arbustive e avvantagiano l'ampelodesma che rigermoglia velocemente dopo il passaggio del fuoco. Gli ampelodesmeti nonostante rappresentino delle comunità secondarie, presentano una notevole biodiversità, con una grande quantità di specie erbacee come Galium aetnicum, Aristolochia lutea, Bellis perennis var. peloritana, Gynandriris sisyrinchium, Ophrys lutea, Anemone hortensis,  Mandragola autumnalis, Anacamptis  pyramid_

Ifarrenieto a Marinello                                                                                                                 Echinopo spinosissimi-Helichrysetum italici alla riserva dei Laghetti di Marinello

1.5 Le formazioni arbustive

La naturale evoluzione dell'ampelodesmeto va verso la costituzione di formazioni arbustive come garighe e macchie che possono preludere a un ritorno della vegetazione forestale.  Nei pendii argillosi assolati e ventosi non sottoposti a incendi frequenti si riscontrano delle garighe attribuibili alla classe Cisto-Micromerietea caratteristiche del Mediterraneo centro-orientale, che si insediano indifferentemente su substrati silicei e calcarei. Tra le specie più comuni di queste garighe si possono ricordare Cistus creticus, Cistus monspeliensis, Cistus salvifolius, Daphne gnidium, Dorycnium hirsutum, Micromeria graeca, Spartium junceum, Rhamnus alaternus, Pistacia lentiscus, Ruta chalepensis, Prasium majus, Teucrium fruticans. Le garighe peloritane di questo tipo risultano piuttosto povere floristicamente e poco caratterizzate probabilmente a causa del clima troppo piovoso per questo tipo di vegetazione che riesce dunque a svilupparsi solo in particolari nicchie grazie alla particolarità del substrato. La classe Cisto-Lavanduletea è invece caratteristica del mediterraneo occidentale su substrati silicei e nei Peloritani è rappresentata dall'associazione Cisto crispi-Pinetum pineae, nota solo nelle colline vicino Messina su substrati sabbiosi oligotrofici tra 60 e 600 mslm in una zona con elevata piovosità. Si tratta di una comunità arboreo-arbustiva dove si riscontra una scarsa copertura arborea di Pinus pinea e un fitto strato arbustivo con Cistus crispus, Erica arborea, Calicotome infesta, Ampelodesmos mauritanicus, Cistus creticus, Cistus salvifolius, Cistus monspeliensis, ecc. Tra le erbacee sono considerate caratteristiche di questa formazione la rara Tuberaria lignosa e l'endemica Bellis margaritaefolia. In ambienti semirupestri assolati, in condizioni xeriche è piuttosto comune una formazione arbustiva attribuibile all' Oleo-Euphorbietum dendroidis, contraddistinta da Euphorbia dendroides e Olea europaea var. sylvestris a cui si associano Pistacia lentiscus, Artemisia arborescens, Teucrium flavum, Prasium majus, Phlomis fruticosa, Ruta chalepensis, Ruta angustifolia, Myrtus communis ecc. Da segnalare l'assenza di Chamaerops humilis (tranne qualche esemplare a Capo Tindari) normalmente presente in questo tipo di vegetazione nel resto della Sicilia. Questa comunità in presenza di suoli più profondi di natura calcarea viene sostituita dal Teucrio fruticantis-Rhamnetum alaterni. Nei dintorni di Taormina, su substrati di origine metamorfica ed in presenza di superfici più o meno inclinate, si insedia una vegetazione arbustiva sparsa, di origine secondaria, originatasi dalla degradazione dei querceti caducifogli acidofili e caratterizzata dalla dominanza di Calicotome infesta. La cenosi, riferita al Cisto salvifolii-Calicotometum infestae, vede inoltre tra le specie più frequenti anche Cistus salvifolius, Euphorbia characias, Olea europaea var. sylvestris, Rhamnus alaternus, ecc. Un altro aspetto arbustivo di origine chiaramente secondaria è il Micromerio consentinae-Phlomidetum fruticosae, interpretabile come il risultato della degradazione delle leccete del Bupleuro-Quercetum ilicis, insediandosi sulle pareti calcaree normalmente interessate da questo tipo di vegetazione forestale. Le specie considerate caratteristiche sono Phlomis fruticosa, Micromeria graeca subsp. consentina e secondariamente Teucrium fruticans, Pistacia lentiscus, Ruta chalepensis, Prasium majus, ecc.

 Macchia a Capo Milazzo                                                                                                             Cisto crispi-Pinetum pineae a Portella Castanea                                                                                                                                                                 

1.6 La vegetazione forestale

Il territorio peloritano grazie alla sua notevole piovosità è potenzialmente in grado di ospitare formazioni forestali fin dal livello del mare, tuttavia di queste non restano che modestissimi lembi nella zone più impervie a causa dell'intensa antropizzazione delle aree costiere. La vegetazione climax delle zone più basse su substrati di origine calcarei è rappresentata dall' Oleo-Quercetum virgilianae, dove lo strato arboreo è dominato da Quercus amplifolia e in condiizoni più fresche dalla più mesofila Quercus virgiliana. Lo strato arbustivo è costituito da Olea europaea var. sylvestris, Pistacia lentiscus, Teucrium flavum, Teucrium fruticans, Euphorbia dendroides, Anagyris foetida, Rhamnus alaternus. Le specie nemorali erbacee più rappresentate sono Carex distachya, Cyclamen repandum ed Arisarum vulgare. Sui substrati silicei, la cenosi precedente è sostituita dall'Erico-Quercetum virgilianae, formazione caratterizzata dall'abbondante presenza di specie acidofile, quali Erica

 

Pineta a Portella Castanea

 

arborea, Arbutus unedo, ecc. Solo sulle colline calcaree del versante ionico nei pressi di Messina, in corrispondenza di affioramenti calcarei esposti a nord si sviluppano dei peculiari aspetti di lecceta riferibili al Bupleuro fruticosi-Quercetum ilicis, caratterizzati dall'abbondante presenza di Bupleurum fruticosum.

2. LA FASCIA MESOMEDITERRANEA

Questa fascia si sviluppa tra i 450 e i 900 mslm nelle aree collinari e submontane dei Peloritani.  Rispetto alla fascia termomediterranea le precipitazioni sono più abbondanti (oltre i 1000 mm annui) e le temperature medie annue sono comprese tra gli 8 C° e i 16 C°.

2.1 Le formazioni erbacee

Anche in questa fascia sono ampiamente diffuse le praterie, grazie allla degradazione dell'originaria copertura forestale. Sono ancora ben rappresentati gli ampelodesmeti, del tutto simili a quelli termomediterranei. Solo nei dintorni di Taormina su substrati calcarei sopra i 400 m si rinvengono peculiari aspetti di ampelodesmeto riferiti al Seselio-Ampelodesmetum mauritanici, differenziati dalla presenza di Seseli tortuosum subsp. tortuosum. In stazioni soleggiate, ma ancora abbastanza umide, soprattutto negli incolti si insedia il Centrantho-Euphorbietum ceratocarpae, una comunità costituita da emicriptofite come l'endemica Euphorbia ceratocarpa, Centranthus ruber, Oryzopsis miliacea, Dittrichia viscosa, Arundo donax, ecc. Nelle piccole vallecole con subtrati argillosi umidi tale vegetazione è sostiuita dall' Euphorbio ceratocarpae-Arundinetum collinae, una cenosi subigrofila dove è abbondante la presenza di Arundo collina. In terreni molto ricchi di nitrati, sottoposti a una altissima pressione del pascolo, si riscontrano pascoli caratterizzati da grandi cardi, riconducibili all' Onopordo-Cirsietum scabri. Dominano Onopordium illyricum, Cirsium scabrum e Cynara cardunculus.

2.2 La vegetazione arbustiva

Gli arbusteti sono ben rappresentati in tutto il territorio collinare e submontano, con formazioni piuttosto varie.  Risulta abbastanza diffusa una macchia bassa dominata da Arbutus unedo, Cytisus villosus, Erica arborea e Cistus salvifolius, attribuibile all'Erico-Arbutetum unedonis che rappresenta lo stadio di succesiva evoluzione all'ampelodesmeto e resiste bene ad incendi occasionali. Sui pendii freschi e umidi rivolti a nord si rinviene invece l'Hippocrepido-Bupleuretum fruticosi, dove dominano Bupleurum fruticosum e Coronilla emerus. Ma la formazione arbustiva di gran lunga più diffusa è lo Spartio-Calicotometum infestae, che rappresenta un aspetto di transizione tra le comunità erbacee e quelle legnose. Caratteristico di questa associazione è Spartium junceum a cui si associano Calicotome infesta, Pteridium aquilinum e Rhus coriaria, specie originariamente coltivata e poi inselvatichita. In situazioni semirupestri nei pressi di Mandanici si inserisce inoltre Phlomis fruticosa, caratterizando il Calicotomo infestae-Phlomidetum fruticosae. Altre formazioni molto degradate e difficilmente tipificabili, sono attribuibili alla classe Crataego-Prunetea, presente in ambiente collinare e montano. Si rinvengono varie rosaceae come Rubus sp., Crataegus monogyna, Rosa canina, Prunus spinosa ecc. Solo nei monti nei dintorni di Taormina si rinvengono aspetti del Micromerio consentinae-Phlomidetum fruticosae particolarmente ricchi in specie orofile quali Odontites bocconei, che permettono di distinguere la subass. odontitetosum bocconei.

 

 

Arbusteti con Spartium junceum presso Itala                                                                         Erico-Arbutetum a Monte Scuderi

Gariga con Cistus crispus a Campo Italia (Messina)                                                             Sughereta sulle colline di Messina                                                                                                                                                                

 

2.3 La vegetazione forestale

​​Anche in questa fascia gran parte dei boschi sono stati eliminati dall'attività umana, restano comunque alcune piccole estensioni nella zone più impervie.  La comunità che doveva essere più comune è attribuibile all'Erico-Quercetum virgilianae, dove lo strato arboreo è dominato da Quercus virgiliana a cui si aggiunge in condizioni più fresche Quercus dalechampii. Lo strato arbustivo è piuttosto denso ed è costitutio da Erica arborea, Cytisus villosus, Teline monspessulana. Lo strato erbaceo è ricco di specie nemorali come Festuca exaltata, Pulicaria odorata, Fritillaria messanensis, Viola alba, Asplenium onopteris ecc.  Sopra i 700 mslm, sui versanti più acclivi, esposti a nord, il querceto caducifoglio è sostituito dalla leccetta, identificabile con il Teucrio siculi-Quercetum ilicis. Lo strato dominato è costituito esclusivamente da Quercus ilex, mentre lo strato arbustivo è dato da Erica arborea, Cytisus villosus e molto raramente Ilex aequifolium.

Formazioni monotipiche con Pteridium aquilinum a Novara di Sicilia                               Arbusteti con Erica arborea sopra Rometta

Tra le erbacee sono abbondanti Teucrium scorodonia e Melica arrecta, si rinvengono inoltre specie più rare come Symphytum gussonei e Limodorum abortivum. Nelle forre e nei valloni si insedia il Geranio versicoloris- Quercetum ilicis, in cui si rinviene un denso strato arbustivo costituito da Ilex aquifolium, come avviene nei lecceti con agrifoglio delle Madonie e della Sardegna. Le leccete basifile sono rarissime, essendo note solo in ridottissimi lembi alla Rocca di Novara, dove sono presenti rari esemplari di Ostrya carpinifolia. Nell’estremità nord-orientale dei Monti Peloritani, su suoli fortemente acidi, si rinvengono piccoli relitti di sughereta, attribuiti al Genisto aristatae-Quercetum suberis subass. pistacietosum lentisci nelle zone più calde a basse altitudini con la presenza di specie termofile come Pistacia lentiscus e Artemisia arborescens, mentre nei versanti più freschi e umidi si insedia il Doronico-Quercetum suberis, caratterizzata dalla dominanza di Quercus suber, a cui si associa Quercus dalechampii. E' considerata caratteristica la presenza nel sottobosco di Doronicum orientale, specie mesofila normalmente assente nelle sugherete. Si tratta infatti del bosco a sughera meno termofilo tra quelli presenti in Sicilia. Se i boschi naturali come già detto non sono molto estesi e diffusi, sono invece molto rappresentati i rimboschimenti effettuati dalla forestale già a partire dagli anni ’50. Questi boschi artificiali pur presentando una copertura arborea aliena alla flora nativa (soprattutto Pinus pinea, Robinia pseudoacacia, Castanea sativa, Eucalyptus sp. e nelle zone montane Pinus pinaster, Pinus nigra e Pseudotsuga menziesii) presentano talvolta un sottobosco ricco di specie indigene come Cytisus villosus, Erica arborea, Cyclamen repandum, Fritillaria messanensis, ecc.

Querceti sopra Rometta

Castagneti di Monte Scuderi                                                                                                            Querceti caducifogli a Rometta

Querceto caducifoglio nella valle del Mela                                                                                    Lembi di lecceta basifila alla rocca di Novara

 

3. LA FASCIA SUPRAMEDITERRANEA

Questa fascia si sviluppa a partire dai 900 mslm fino alle maggiori cime della dorsale peloritana (1374 mslm). La temperatura media annua varia tra 8 e 13 C°.  Le precipitazioni medie annue sono superiori ai 1000 mm, arrivando sino a 1600 mm nelle maggiori altitudini.

3.1 Le formazioni erbacee

L'ampelodesmeto generalmente non supera i 750 m di altitudine, le formazioni erbacee più diffuse della fascia supramediterranea sono i pascoli montani, attribuibili all'associazione Cynosuro-Leontodontetum siculi, ampiamente diffusa sopra i 900 mslm e presente principalmente su Nebrodi e Peloritani. Sono caratteristici di questi pascoli Cynosurus cristatus, Leontodon siculus, Trifolium incarnatum subsp. molinerii, Crepis leontodontoides var. preslii, Centaurium erythraea ssp. majus, Trifolium squarrosum, Trifolium striatum, Polygala preslii, Trifolium phleoides, spesso frammiste a specie più tipiche delle comunità terofitiche. In corrispondenza delle depressioni umide si localizzano Barbarea sicula, Veronica anagallis aquatica, Molineriella minuta ecc. In seguito all'abbandono di questi pascoli subentra lo Pteridio-Tanacetetum siculi, associazione subnitrofila pre-arbustiva caratterizzata da un abbondante copertura di Pteridium aquilinum a cui si associa l'endemico Tanacetum siculum. Una peculiare cenosi erbaceo-camefitica, localizzata a Pizzo Muallio (Mandanici)è il Micromerio canescentis-Trifolietum saviani,  che si sviluppa in ambienti di cresta tra i 900 e i 1200 m, su pendii scistosi fortemente acclivi ed è caratterizzata dalla presenza dell'endemico Trifolium savianum, associato a Micromeria canescens, Anthemis sphacelata, Plantago cupanii, Tolpis sexaristata, Helianthemum nummularium subsp. obscurum, Hypochoeris laevigata, ecc. Un altra peculiare formazione orofila si sviluppa esclusivamente sul pianoro sommitale del Monte Scuderi, colonizzando quindi substrati calcarei ed è attribuibile al  Plantago humilis-Asperuletum peloritani,  caratterizzata da specie bas

Etna visto da Portella Mandrazzi

Pascoli montani a Montalbano Elicona

ofile pulvinanti come Asperula peloritana, Plantago humilis, Festuca nigrescens ssp. microphylla, Viola messanensis, Linum punctatum, Minuartia grandiflora, Centaurea parlatoris, Acinos alpinus, Onosma canescens e Cerastium tomentosum. Questa vegetazione rappresenta una variante del Plantagini-Armerietum nebrodensis che si sviluppa in alcune montagne delle Madonie a maggiori altitudini e in substrati non calcarei. I terrazzamenti abbandonati e i pascoli derivanti dal taglio di querceti caducifogli sono talvolta interessati da una peculiare forma di prateria secondaria dominata da Brachypodium rupestre, riferibile al Tanaceto siculi-Brachypodietum rupestris.

Micromerio canescentis-Trifolietum saviani a Pizzo Muallio                                              Plantago humlis-Asperuletum peloritani sulla cima di Monte Scuderi

 

3.2 Le formazioni arbustive

Oltre gli arbusteti dominati da varie rosaceae del Crataego-Prunetea, la formazione arbustiva più peculiare della fascia montana peloritana sopra i 900 mslm è il Calicotomo infestae-Adenocarpetum commutati che si insedia negli ambienti cacuminali sugli affioramenti di metamorfiti. Si tratta di una comunità bistratificata con uno strato arbustivo costituito da Adenocarpus commutatus, Calicotome infesta, Erica arborea e Cistus salvifolius. Tra le erbacee si rilevano Anthemis messanensis, Hypochoeris pinnatifida, Luzula multiflora, Pteridium aquilinum, Viola messanensis, Thymus longicaulis, Helianthemum nummularium, Tolpis grandiflora, Fritillaria messanensis, ecc. In condizioni di maggiore umidità lungo gli impluvi si insedia lo Pteridio-Euphorbietum corallioidis, in cui lo strato arbustivo è dominato da Erica arborea e Cytisus scoparius. Tra le erbacee è rilevante la presenza della subendemica Euphorbia corallioides, di Geranium sanguineum e Conopodium capillifolium.  E' inoltre significativa la copertura di Pteridium aquilinum.

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Calicotomo infestae-Adenocarpetum commutati a Monte Antennamare                                 Rupi con Anthemis messanensis ad Antennamare

 Praterie e arbusteti alle Rocche dell'Argimusco                                                                          Mantello forestale nel bosco di Malabotta

 

3.3 La vegetazione forestale

Nelle zone montane tra 700 e 1300 mslm si riscontrano limitati boschi di cerro (Quercus cerris) e faggio (Fagus sylvatica) di cui i migliori esempi si riscontrano nel bosco di Malabotta ove si verifica una caratteristica inversione altitudinale con la presenza del cerreto alle quote più alte e più in basso il  faggeto nelle valli più umide. Lembi di cerreto si sviluppano in prossimità delle creste, dove lo strato di suolo è l’umidità non è sufficiente per il faggio. Ma soprattutto le faggete rivestono un importanza particolare per la quota insolitamente bassa in cui vegetano. Il faggio infatti in Sicilia trova le condizioni più favorevoli  tra i 1400-1900 m, le faggete peloritane sono dunque formazioni extra zonali, termofile, attribuibili al  Melitto albidae-Fagetum, caratterizzato da  Ilex  aequifolium,  Acer  obtusatum  e  ricco  di  specie  rare  come ​Polygonatum multiflorum, Epipactis meridionalis, Neottia nidus-avi, Melittis albida,

Faggeta nel bosco di Malabotta

 

Luzula sicula, Aquilegia sicula, Saxifraga rotundifolia, Galium rotundifolium, Huetia cynapioides, Symphytum gussonei, Polystichum setiferum, Paeonia mascula, Anemone apennina, Ajuga orientalis, Geranium sanguineum, Aristolochia clusii, Scrophularia scopolii, Platanthera clorantha, Dactylorhiza sambucina, Limodorum abortivum ecc. Nei ruscelli della faggetta si rinvengono inoltre Circaea lutetiana, Mycelis muralis, Carex remota e Lysimachia nemorum, mentre in condizioni più nitrofile si riscontrano Aquilegia sicula, Anthriscus nemorosa e Geranium robertianum. Il cerreto, attribuito all'Arrhenathero nebrodensis-Quercetum cerridis, ampiamente diffuso sui Nebrodi, nell'area peloritana è invece ridotto a piccoli lembi, di cui il più significativo si riscontra nel bosco di Malabotta. A Quercus cerris nello strato arboreo si uniscono Quercus congesta e Quercus dalechampii. Lo strato arbustivo è costituito dagli individui in via di sviluppo delle specie che costituiscono lo strato arboreo,.mentre lo strato erbaceo è dominato da Arrhenatherum nebrodensis, Doronicum orientale, Poa sylvicola, Brachypodium sylvaticum e in condizioni di disturbo, da Pteridium aquilinum. Infine, in maniera localizzata tra 1000 e 1150 m, in stazioni sommitali con suoli superficiali ed elevate pendenze si sviluppa una forma di querceto caducifoglio particolarmente mesofilo, attribuito al Conopodio capillifolii-Quercetum congestae, dove prevale nello strato arboreo Quercus congesta, a cui si accompagna Quercus ilex e talvolta Ilex aquifolium, mentra quello è erbaceo è caratterizzato da Conopodium capillifolium.

 

 


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Cerreta nel Bosco di Malabotta                                                                                                 Visione sul bosco di Malabotta

Conopodio capillifolii-Quercetum congestae a Pizzo delle Acque Bianche                   Aspetti secondari con Erica arborea lungo la dorsale peloritana vicino M. Cavallo

 

4. LA VEGETAZIONE AZONALE

 

4.1 La vegetazione terofitica

La vegetazione terofitica, originariamente rappresentata soltanto su frane, greti fluviali, microambienti semirupestri e retrodunali, è ormai diventata uno dei tipi di vegetazione più diffusi a causa dell'attività umana. Particolarmente comuni risultano le formazioni del Tuberarietea guttatae, formazioni terofitiche dei substrati acidi che si insediano ai margini delle strade, nei greti delle fiumare, sui bordi dei sentieri, spesso frammiste alle praterie, ecc. Le cenosi più significative di questa classe rappresentate sui Peloritani sono:  Tolpidetum grandiflorae, Helianthemo-plantaginetum bellardii, Tuberario-Aphanetum microcarpae, Sclerantho-Crassuletum tillaeae, Loto conimbricensis-Tuberarietum plantagineaeAstragalo sesamaei-Medicaginetum rectae, ecc. Tra le specie presenti si possono ricordare Tuberaria guttata, T. plantaginea, Plantago bellardii, Anagallis arvensis, Bromus tectorum, Sherardia arvensis, Tolpis grandiflora, Coleostephus myconis,  Aira cupaniana, Astragalus sesameus, Ornithopus compressus, Sedum coeruleum, Sedum rubens, Rumex bucephalophorus, Crassula tillaea, Scleranthus annuus, Poa bulbosa e Vulpia ciliata.  Sono invece più rari gli aspetti di vegetazione annuale legati ai substrati calcarei, riferiti al Poo bulbosae-Trifolietum subterranei subass. plantaginetosum serrariae, cenosi caratterizzata dalla presenza di Trifolium subterraneum, T. suffocatum, Moraea sisyrinchium, Scorzonera villosa subsp. columnae, Trifolium nigrescens, Parentucellia latifolia, Ranunculus paludosus, Romulea columnae, ecc. Una particolare vegetazione terofitica, attribuibile al  Polygono-Xanthietum italici si insedia in  ambiente ripariale sulla parte ciottolosa di greto che resta emersa soltanto durante i mesi di magra.  Questa tipologia, localizzata nel tratto terminale delle fiumare, è caratterizzata da Amaranthus retroflexus, Xanthium italicum, Polygonum lapathifolium, Polypogon viridis ed Echinochloa crus-galli. Particolare importanza rivestono le formazioni terofitiche che si insediano nella fascia retrodunale di cui si è parlato in precedenza.

4.2 La vegetazione sinantropica

La vegetazione sinantropica comprende per lo più specie nitrofile o subnitrofile che vivono nei bordi strada, negli insediamenti urbani, negli incolti, ecc.  La classe Polygono arenastri-Poetea annuae comprende delle formazioni che si insediano nei terreni sottoposti a costante calpestio come i marciapiedi o i sentieri. Tra le specie più comuni si possono ricordare Oxalis corniculata, Euphorbia chamaesyce, Polycarpon tetraphyllum, Cardamine hirsuta, Spergularia rubra. Sono ben rappresentate negli incolti, negli ambienti urbani e ruderali delle formazioni dominate da terofite nitrofile, della classe Stellarietea mediae. Tra le entità più comuni si possono ricordare Anthemis arvensis ssp. incrassata, Geranium purpureum, Hordeum leporinum, Stellaria neglecta Smyrnium olusatrum, Medicago tornata, Rumex bucephalophorus, Oxalis pes-caprae, Chrysanthemum coronarium, Galactites tomentosa, Echiumi italicum ecc. Nelle colture di cereali alternate a quelle di vari ortaggi, la vegetazione infestante è spesso riferibile al Legousio-Brizetum minoris, differenziato dalla presenza di Briza minor e Bunias erucago. Nelle culture sottoposte a irrigazione estiva si rinvengono inoltre Amaranthus sp., Mercurialis annua, Galinsoga parviflora, Fumaria sp.  In condizioni ombrose si manifesta una vegetazione nitrofila e sciafila, dominata da Parietaria judaica, Achyranthes sicula, Urtica sp. ecc. Le formazioni di piante perenni nelle zone sinantropiche sono rappresentate dal Thapsio-Feruletum communis in esposizioni calde e soleggiate, mentre in condizioni più umide si sviluppa il Diplotaxio-Oryzopsietum miliaceae e nelle zone submontane il Sinapio pubescentis-Oryzopsietum miliaceae. In suoli che restano umidi tutto l'anno e ricchi di nitrati si rinviene il Lolio-Plantaginetum majoris, dove domina Plantago major. Infine in terreni molto ricchi di nitrati predominano Urtica pilulifera e Silybum marianum.

4.3 La vegetazione delle rupi, dei ghiaioni e dei brecciai

Benchè  i Peloritani siano privi di grandi pareti rocciose, la natura geologica delle rocce rende possibile il crearsi di anfratti e cavità favorevoli alla colonizzazione degli organismi vegetali. Come altrove, anche qui le rupi forniscono un importante habitat di rifugio per diverse specie di grande interesse biogeografico, spesso considerate relitti del Terziario.  Inoltre la presenza di rocce silicee e calcaree permette una notevole varietà nella flora rupestre. Nelle rocce sottoposte a continuo stillicidio si rinviene una vegetazione brio-pteridofitica riferibile alla classe Adiantetea (che include varie associazioni quali Conocephalo-Woodwardietum radicantis e Thamnobryo-Phyllitidetum scolopendrium). Tra le pteridofite è molto comune Adiantum capillus veneris, mentre sono molto più rare e localizzate Osmunda regalis, Phyllitis scolopendrium, Blechnum spicant e le subtropicali Pteris vittata e Woodwardia radicans che sopravvive solo in poche strette gole molto umide in prossimità di piccole cascate. Nei muri e negli affioramenti rocciosi all'interno dei boschi si rinviene il Bartramio strictae-Polypodietum cambrici, dove diverse briofite si associano a Polypodium cambricum. Questa associazione in condizioni di maggiore umidità è sostituita dal  Selaginello-Anogrammetum leptophyllae dove domina Anogramma leptophylla e Selaginella denticulata.

Popolazione di Woodwardia radicans nella valle del Mela                                                     Rupi calcaree a Capo Tindari

Per quanto riguarda la vera e propria flora casmofitica, l'Erucastretum virgati si insedia indifferentemente su roccie calcaree e metamorfiti, dal livello del mare sino alle maggiori vette. Ad Erucastrum virgatum si accompagnano Lomelosia cretica,  Brassica incana, Dianthus rupicola subsp. rupicola,  Senecio gibbosus, Silene fruticosa, Athamantha sicula, Hypochoeris laevigata.  A queste si aggiungono alcune specie localizzate nelle zone costiere come  Ephedra podostilax, Centaurea panormitana subsp. seguenzae, Dianthus rupicola subsp. aeolica,  mentre  altre  sono esclusive delle zone montane come Aubrieta deltoidea subsp. sicula, Edraianthus graminifolius ssp. siculus, Scabiosa crenata var. hirsuta, Odontites bocconei e Saxifraga callosa. Queste formazioni rupestri, benchè meno a rischio di altri ambienti grazie alla loro inaccessibilità, sono comunque minacciate da alcune specie esotiche, tra cui spicca Opuntia ficus indica, che tende a banalizzare il paesaggio vegetale costiero.

Erucastretum virgatum a Capo Milazzo frammisto all'Oleo-Euphorbietum

Rocca Novara                                                                                                                                    Rupi calcaree a Rocca Novara

Solamente sulle rupi calcaree nei monti intorno Taormina si insedia un insolito aspetto di vegetazione casmofitica riferito alla subassociazione centauretosum tauromenitani, differenziato dalla presenza dell'endemica Colymbada tauromenitana. Sugli esigui affioramenti cacuminali costituiti da calcescisti filladici appartenenti all’unità stratigrafica di Mandanici si insedia invece l'Arabido-Hypochoeridetum laevigatae. La fragilità e la scarsa potenza di questi affioramenti non offre fenditure adatte all’insediamento delle casmofite caratteristiche dell’Erucastretum virgati, che  vengono quindi sostituite da piante con un apparato radicale meno sviluppato come Arabis rosea, Arabis collina e Odontites bocconei. Solo a Capo Tindari sulle pareti assolate costituite da feldspati misti a marmi, si rinviene il Cheilantho maderensis-Cosentinietum velleae, caratterizzato da Cosentinia vellea ssp. bivalens e Cheilanthes maderensis. Quest'ultima nei pressi di Taormina partecipa ad un altra cenosi che si sviluppa nelle piccole fessure delle rupi calcaree ombrose tra 200 e 800 m. Si tratta del Sedo dasyphylli-Cheilanthetum maderensis, che annovera inoltre tra le specie più tipiche anche Ceterach officinarum, Sedum dasyphyllum, Selaginella denticulata. A minori altitudini (0-100 m) questa comunità è sostituita dal Sedo albi-Cosentinietum velleae, differenziato dalla presenza di Cosentinea vellea. In ambienti sinantropici, sui muri si rinvengono formazioni dell'Oxalido-Parietarietum judaicae dove dominano Oxalis pes-caprae e Parietaria judaica, mentre solo nei pressi di Taormina in condizioni più umide si rinviene il Cymbalario-Trachelietum coerulei, dove domina Trachelium coeruleum, Cymbalaria muralis e Parietaria judaica. Nella parte superiore delle pareti soleggiate, in condizioni non troppo xeriche si rinviene il Centranthetum rubri, mentre in situazioni lievemente più xeriche si insedia l'Antirrhinetum siculi. In muri e rocce nitrificati sottoposti a condizioni ancora più xeriche si sviluppa il Capparidetum rupestris. Sui detriti alla base degli affioramenti rocciosi colonizzati dall'Erucastretum virgati e sulle frane recenti si rinviene il Galio aetnici-Rumicetum glaucescentis, dominato da Galium aetnicum, Linaria purpurea e Rumex scutatus ssp. glaucescens. Sui brecciai consoli dati e costoni roccio si alle pendici di Monte Scuderi, a quote comprese tra 980 e 1140 e anche a Rocca Novara si sviluppa l' Helichryso italici-Onosmetum canescentis, dominato da Onosma canescens e da Helychrysum italicum, a cui si associano Pimpinella tragium var. galuca, Euphorbia myrsinites e Galium lucidum ssp. venustum su brecciaî consolidati o da Scabiosa crenata ssp. hirsuta su substrati più rocciosi.

 

Helichryso-Onosmetum canescentin a Monte Scuderi                                                      Arabido-Hypochoeridetum laevigatae sugli affioramenti metamorfici a Mandanici

Versante orientale di Monte Scuderi                                                                                        Rupi calcaree con Edraianthus graminifolius a Monte Scuderi

 

4.4 Le fiumare

Le fiumare rappresentano l’ambiente più caratteristico dei monti Peloritani, si tratta di brevi corsi d'acqua di tipo torrentizio, con ampi greti ghiaioso-sabbiosi nel tratto vallivo. La loro presenza si spiega con le abbondanti precipitazioni e la facile erodibilità delle rocce metamorfiche. La vegetazione sommersa o gallegiante di idrofite risulta poco diffusa se si escludono saltuari popolamenti di Lemna sp. e la presenza nell'Alcantara di una piccola stazione di Ranunculus pennicelatus. Lungo il corso d'acqua a stretto contatto con l'acqua si insedia l'Helosciadetum nodiflori dove dominano elofite semisommerse come Apium nodiflorum, Nasturtium officinale, Veronica anagallis-aquatica, Veronica beccabunga ecc.

Fiumara del Mela

 

In prossimità delle sorgenti questa vegetazione si compenetra con il Dactylorhizo-Juncetum effusi, dove predominano Juncus effusus, Dactylorhiza saccifera, Montia fontana ssp. chondrosperma e Carex sp. Allontanandosi dal corso d'acqua si sviluppa il Cirsio-Eupatorietum cannabini, dove dominano Eupatorium cannabinum e Cirsium creticum ssp. triumfetti. Sui vasti greti vallivi delle fiumare si rinviene il Loto- Helichrysetum italici, una vegetazione glareicola, costituita da piccoli cespugli perenni, considerati “pionieri”  perché in grado di colonizzare per prime le ghiaie e le sabbie nude dopo le piene.  Tra le specie più tipiche si ricordano Helichrysum italicum subsp. siculum, Scrophularia canina subsp. bicolor, Dittrichia viscosa, Micromeria graeca, Verbascum thapsus, Verbascum macrurum, Lotus commutatus, Euphorbia rigida, Calamintha nepeta, Misopates orontium, Anthyllis tetraphylla, Melilotus sulcatus, Aegilops geniculata, Epilobium dodonei, Gnaphalium uliginosum var. prostratum ecc.

 

 

 

Fiumara di Mandanici                                                                                                                          Fiumara di Saponara

 

Fiumara Fiumedinisi                                                                                                                          Fiumara Fiumedinisi

Solo in alcune fiumare non molto ampie nel settore settentrionale dell'area si aggiunge Senecio gibbosus che permette di distinguere un ulteriore associazione, il Senecioni-Helichrysetum italici. Verso l'esterno della fiumara al Loto-Helichrysetum italici subentra lo Spartio-Nerietum oleandri, che si insedia nelle terazze alluvionali sopraelevati rispetto alla fiumara e dunque solo occasionalmente colpiti dalle piene, un associazione arboreo-arbustiva dominata da Spartium junceum e Nerium oleander. Nei tratti terminali delle fiumare questa vegetazione è sostituita dal Tamarici africanae-Viticetum agni-casti, dove prevalgono Tamarix africana, Vitex agnus-castus e Rubus ulmifolius. Lungo le fiumare che riescono a mantenere una minima portata anche d’estate, si afferma il Salicetum albo-purpureae, una ripisilva dominata da Salix alba e Salix purpurea, a cui si accompagnano Salix gussonei, Populus nigra, Saponaria officinalis, Hypericum hircinum, Alnus glutinosa, Fraxinus angustifolia, Platanus orientalis, Vitis vinifera subsp. sylvestris, Ficus carica ecc. Questa vegetazione è molto rara, essendo limitata al fiume Alcantara l'unico che riesce a mantenere una portata sufficiente nel periodo estivo. Un altro aspetto di ripisilva è dato dal Platano-Salicetum gussonei che si insedia esclusivamente dove le fiumare scorrono incassate tra ripidi versanti in parte rocciosi, permettendo il mantenimento di un elevata umidità. Rari aspetti di plataneti meno strettamente igrofili sono riferiti alla subass. fraxinetosum, caratterizzata dalla presenza di Fraxinus ornus. In seguito al degrado del bosco ripariale su substrati silicei si insediano aspetti arbustivi riferibili al Roso sempervirentis-Rubetum ulmifolii, una densa formazione costituita da Rosa sempervirens, Rubus ulmifolius, Prunus spinosa, Hypericum hircinum, ecc. Su superfici di origine calcarea si insedia invece una cenosi riferita al Rubo ulmifolii-Nerietum oleandri subass. hypericetosum maioris, caratterizzata da Nerium oleander e Hypericum hircinum.

Gole della Santissima                                                                                                                Comunità con Petasites hybridus lungo il torrente Roccella

 

Dominano Platanus orientalis, Salix gussonei e Alnus glutinosa a cui si accompagnano specie presenti anche negli altri tipi di ripisilva. Questa associazione endemica peloritana è una variante del Platano-Salicetum pedicel latae diffusa sui substrati calcarei della zona iblea. In un piccolo vallone nei pressi di Monte Scuderi si rinviene inoltre Osmunda regalis, che caratterizza l' Osmundo-Salicetum gussonei. L’associazione Rubo-Dorycnietum recti è presente esclusivamente nel tratto incassato del corso delle fiumare, a ridosso di pareti rocciose umidificate da acque di percolamento che spesso danno origine a stillicidio. Dominano Dorycnium rectum e Rubus ulmifolius.  Nel tratto più a monte di alcune fiumare, quali il Mela o  Fiumedinisi, l'acqua scorre in valli strette e impervie dando spesso vita a suggestive cascate come il salto di Ferrà lungo il torrente Mela. La costanza delle temperature e dell’umidità consente l’insediamento di una flora caratteristica, talvolta con elementi subtropicali residui di formazioni più ampiamente rappresentate nel terziario. In questi ambieenti si insedia una formazione forestale riferita all'Aceri obtusati-Ostryetum carpinifoliae, dove dominano  Ostrya carpinifolia, Acer obtusatum e più sporadicamente anche Laurus nobilis e Tilia platyphyllos (subass. tilietosum platyphylli). Nello strato erbaceo si rinvengono alcune specie nemorali come Thalictrum calabricum, Ajuga orientalis, Rhynchocoris elephas, Lysimachia nemorum, Angelica sylvestris, Galanthus reginae-olgae ssp. regina-olgae, G.  reginae-olgae ssp. corcyrensis, Saxifraga rotundifolia, Symphytum tuberosum e Hieracium pallidum. In alcuni stretti valloni particolarmente umidi si rinvengono inoltre piccoli boschi di alloro allo stato arboreo, attribuiti al Lauro nobilis-Quercetum ilicis noto anche sulle Madonie. Si tratta di cenosi interpretabili come residui dei laureti ben più estesi nel terziario. Infine solo in pochi torrenti montani con elevata pendenza, spesso all'interno di strette gole dove il flusso dell'acqua risulta abbastanza rapido, si insediano peculiari popolamenti di Petasites hybridus.

 Gole del fiume Alcantara                                                                                                          Gole della Santissima

Basalti lungo l'Alcantara                                                                                                             Fiume Alcantara

4.5 Gli ambienti lacustri

Sui monti Peloritani mancano del tutto i laghi naturali e anche i piccoli stagni temporanei sono piuttosto rari. Nelle aree costiere e collinari si rinvengono sporadicamente aspetti della classe Nanojuncetea a dominanza di Isoetes sp. nei piccoli acquitrini soggetti a sommersione solo durante il periodo invernale. Nelle aree montane sopra i 600 m su substrati silicei si rinvengono raramente piccoli stagni che in genere non si disseccano del tutto neanche durante il periodo estivo e sono colonizzati da una peculiare vegetazione anfibia riferita al Plantago intermediae-Cyperetum fusci. Le specie più comuni di questa cenosi sono Cyperus fuscus, Plantago intermedia, Juncus bufonius, Mentha pulegium, Juncus hybridus, Polypogon maritimus e Lythrum hyssopifolia.

5. LUOGHI DI PARTICOLARE INTERESSE BOTANICO

1) Capo Peloro: Il litorale sabbioso dello stretto di Messina si presenta fortemente alterato dall'azione antropica, ma tuttavia conserva ancora un notevole interesse floristico e vegetazionale grazie alla presenza di numerose specie molto rare e generalmente assenti nel resto della Sicilia. In particolare si possono ricordare Centaurea deusta subsp. divaricata, Anthemis peregrina, Matthiola sinuata ed Hypecoum procumbens.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2) Laghi di Ganzirri: Il sito, posto all'interno della città di Messina, è stato incluso in una riserva naturale, tuttavia si presenta attualmente molto degradato soprattutto per l'intensa urbanizzazione delle aree circostanti. Il lago grande di Ganzirri e il Pantano Piccolo hanno perso gran parte della loro vegetazione naturale, si rinvengono in ogni caso ancora specie rare come Hypecoum procumbens e Cynanchum acutum.

 

 

 

 

 

3) Capo Milazzo: Il promontorio di Capo Milazzo, protettto come Sito di interesse comunitario, presenta aspetti floristici e vegetazionali di notevole interesse, come quelli legati agli ambienti rocciosi costieri caratterizzati dall'endemico Limonium minutiflorum.  Altre specie importanti sono Echinops spinosissimus e Ephedra podostilax.

Lago di Ganzirri

Capo Milazzo, versante occidentale

Spiaggia di Torre Faro

4) Laghetti di Marinello: L'area protetta come Riserva naturale orientata, comprende delle interessanti lagune costiere ricche di specie adattate agli ambienti salmastri, a cui si affiancano praterie di Hyparrhenia hirta in cui assume un certo rilievo la presenza di Echinops spinosissimus. Sono inoltre molto signfiicativi gli ambienti rupestri di Capo Tindari dove si rinvengono le le endemiche puntiformi Centaurea seguenzae e Festuca humifusa, oltre ad altre casmofite. E' inoltre piuttosto curiosa l'origine della spiaggia, risalendo solo al secolo scorso in seguito a una riforma agraria che portò al massiccio disboscamento dell'adiacente valle del Timeto, con il conseguente trasporto di materiale da parte dei corsi d'acqua.

Laghetti di Marinello

Fiiume Alcantara

5) Rupi di Taormina e Gole dell'Alcantara: Nonostante la cementificazione e l'intenso disturbo antropico i dintorni di Taormina presentano ancora un certo interesse naturalistico. Negli ambienti rocciosi è relativamente abbondante l'endemica Colymbada tauromenitana, mentre a Castelmola si rinviene l'endemica Brassica raimondoi. Il fiume Alcantara presenta alcuni interessanti lembi di ripisilva con Platanus orientalis e Alnus glutinosa. Nell'area sono inoltre particolarmente note per il loro valore paesaggistico le "gole dell'Alcantara" dove il fiume ha scavato un profondo canyon in una colata lavica proveniente dal vicino Etna.

 

 

6)  Affluenti del fiume Mela: La parte montana del fiume Mela, in cui è stato instituito un SIC, presenta oltre i tipici aspetti di fiumara dei Peloritani anche alcune strette gole e cascate dove grazie al clima umido si sono conservate diverse rare felci di origine subtropicale come Woodwardia radicans. Sono inoltre presenti rilevanti aspetti di ripisilva, dominati da Alnus glutinosa.

 

Valle del Mela

Gole della Santissima

Rocca Novara

Bosco di Malabotta in inverno

Monte Scuderi

Pinete sulle Colline sopra Messina

Arbusteti con Cytisus scoparius a Monte Antennamare

Monti di Mandanici

Capo Rasocolmo

Capo S. Alessio

Gole della Ranciara

Monti di Rometta

Capo Alì

7) Fiumara Fiumedinisi e gole della Santissima: L'area, protetta come Riserva naturale, presenta i tipici ambienti di fiumara dei Peloritani e alcune gole dovre grazie al clima più umido si sono conservate entittà relittuali tra cui spicca Tilia platyphyllos localizzata con pochi individui nelle Gole della Santissima dove partecipa a tipici boschettti di forra, associandosi a Laurus nobilis, Acer obtusatum e Ostrya carpinifolia.

8)  Rocca di  Novara: Rilievo calcareo soprannominato il "Cervino della Sicilia", con i suoi 1340 mslm rappresenta una delle cime più alte dei Peloritani.  Assume una notevole rilevanza la flora casmofila che annovera tra le altre Aubrieta sicula, Saxifraga callosa e Daphne oleoides che qui trovano la loro unica stazione peloritana.

9) Bosco di Malabotta: Sicuramente uno dei boschi meglio conservati dell'intera isola, si trova al confine tra i Peloritani e i Nebrodi ed è protetto come Riserva naturale orientata. Diversamente da quanto avviene sui Nebrodi la faggeta si riscontra a quote insolitamente basse con un peculiare corteggio floristico, mentre più in alto è sostituita dal cerreto. Tra le specie più rara si possono ricordare Aquilegia sicula, Polygonatum gussonei, Epipactis meridionalis, Monotropa hypopitys, ecc.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

​​10)  Monte Scuderi:  Pur non essendo la maggiore cima dei Peloritani, Monte Scuderi con i suoi 1253 mslm,  rappresenta il biotopo più importante dal punto di vista floristico dell'intero comprensorio Peloritano soprattutto grazie alla presenza di substrati calcarei che sono alquanto rari in questa parte della Sicilia. Tra le specie rare o endemiche si possono ricordare: Asperula peloritana, Silene peloritana, Hieracium hypochoeroides subsp. montis-scuderii, Fritillaria messanensis, Edraianthus graminifolius subsp. graminifolius, Linum punctatum, Viola messanensis, Onosma canescens ecc.

 

 

11) Portella Castanea-Colli San Rizzo: Le colline sopra Messina, attualmente sprovviste di reali misure di protezione, presentano alcuni lembi di querceto e soprattutto un rarissimo esempio di formazioni naturali di Pinus pinea. In questo contesto si rinvengono specie uniche in Sicilia come Cistus crispus, Tuberaria lignosa e Bellis margaritifolia.

12) Monte Antennamare: Alto circa 1100 mslm, rappresenta il più alto rilievo marittimo dei Peloritani, Benchè prevalgano estesi rimboschimenti, non mancano lembi di pinete naturali e soprattutto la zona sommitale è di grande interesse per la presenza di formazioni dominate da Adenocarpus commutatus che ospitano l'unica stazione dell'endemica puntiforme Anthemis messanensis.

13) Monti di Mandanici: I rilievi che si sviluppano alle spalle dell'abitato di Mandanici includono alcuni delle cime più alte del versante ionico peloritano quali Pizzo Ilizi, Pizzo Muallio, Pizzo Luci, ecc. La vegetazione boschiva naturale è rappresentata da lembi di querceti caducifogli, mentre è di grande interesse la vegetazione di cresta con Trifolium savianum. Altre specie rare sono Silene cretica, Micromeria canescens, Thymus praecox subsp. parvulus, ecc.

14) Capo Rasocolmo: Singolare promontorio situato sul versante tirrenico poco a ovest di Messina, che presente dei ripidi versanti sabbiosi ospitanti un interessante vegetazione psammofila e alcune specie rare come Hyoseris taurina.

15) Capo S. Alessio: Promontorio calcareo posto sulla costa ionica, a nord di Taormina. Nonostante il forte impatto umano, ospita ancora specie rare come Brassica incana, Lavandula multifida e Ruta angustifolia.

16) Valle dell'Agrò: Sito posto nel versante jionico ai piedi di Montagna Grande, presenta significativi aspetti di fiumara e nel tratto montano alcuni stretti valloni e forre umide dove si riscontrano elementi relittuali come Pteris vittata e Cheilanthes vallea.

 

17) Monti di Rometta: I rilievi posti alle spalle del centro abitata di Rometta, sul versante tirrenico dei Peloritani, sono caratterizzati da aspetti boschivi naturali e artificiali, rappresentati rispettivamente da querceti caducifogli e da rimboschimenti con conifere. Nelle aree più alte sono presenti aspetti di macchia con Erica arborea e Arbutus unedo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

18) Capo Alì: Promontorio calcareo situato presso Alì Terme, sulla costa ionica. Ospita l'unica popolazione dell'endemico Limonium sibthorpianum, ormai ridotto a pochi esemplari lungo le rupi meno disturbate.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

19) Capo Schisò: La punta estrema che delimita a sud il lungomare di Giardini Naxos rappresenta il tratto più settentrionale della costa ionica con rocce vulcaniche. Nonostante il pesante impatto antropico, il sito è caratterizzato dalla presenza dell'endemico puntiforme Limonium tauromenitanum.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capo Schisò

Torrente Roccella presso Rocche di Palazzolo

Monte Cavallo

20) Rocche di Roccella Valdemone: Si tratta delle ultime alture dei Peloritani a diretto contatto con i Nebrodi. Lungo il torrente Roccella sono presenti interessanti ambienti umidi che ospitano Petasites hybridus, mentre sulle creste è presente l'endemica Stipa valdemonensis. Inoltre sugli affioramenti calcarei posti nei pressi diel paese si localizzano alcuni interessanti aspetti di vegetazione rupicola con Brassica rupestris, che qui raggiunge la sua stazione più orientale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

21) Monte Cavallo: Con i suoi 1216 m di altitudine rappresenta una delle cime più alte dei Peloritani. Situato nei pressi di Mandanici ospita interessanti aspetti di vegetazione orofila e rupicola. Inoltre nella parte più elevata lungo la dorsale sono presenti lembi forestali dominati da Quercus congesta, talvolta associata con Ilex aquifolium.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

22) Foci del torrente Muto e Niceto: Il sito, un tempo ospitante estese paludi, presenta ancora una certa valenza naturalistica.  Rilevante la presenza delle uniche stazione per i Peloritani di  Iris pseudacorus e Schoenoplectus tabaernemontani.

23) Capo Calavà: Singolare promontorio di natura granitica posto nei pressi di Gioiosa Marea sulla costa tirrenica. In passato ospitava entità di grande interesse come Anthyllis barba-jovis, Lavandula multifida, Ephedra distachya, oggi scomparse. Resta la vegetazione delle scogliere con la rara Hysoeris taurina.

​Bibliografia

R. Guarino, 1998- La vegetazione dei monti Peloritani (Sicilia nord-orientale). Tesi di dottorato. Catania.

R.M. Picone, A. Crisafulli & S. Zaccone- Habitat forestali di particolare valore naturalistico dei monti Peloritani.

S. Sciandrello, S. D'agostino & P. Minissale, 2013- Vegetation analysis of the Taormina Region in Sicily: a plant landscape characterized by geomorphology variability and both ancient and recent anthropogenic influences. Lazaroa 34.

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