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Abies nebrodensis (Lojac.) Mattei

Famiglia: Pinaceae

Forma biologica: P scap

Descrizione: Albero alto sino a 13 m. Le piante adulte presentano fusto robusto, avolte nudo alla base, sopratutto negli individui ombreggiati. La chioma è larga, tendenzialmente appiattita, spesso asimmetrica o irregolare. Nelle piante isolate, localizzate nell'ambito dei macereti, i palchi basali lambiscono il suolo. Diversi sono gli individui con biforcazioni del fusto alla base. La corteccia si presenta di colore brunastro o grigio-pallido, desquamante in placche sottili. I rametti giovani sono glabrescenti, di colore grigio-brunastro. Gli aghi, a simmetria dorso-ventrale, sono marcatamente rigidi, a sezione appiattita, corti (7-13 X 2 mm) e mozzi, con estremità smarginata, disposti a spazzola. Le foglie dell'asse principale si presentano invece appuntite. Il sistema vascolare è costituito da una sola nervatura in posizione mediana che divide in due metà la lamina.  Ai margini dei lembi fogliari ci sono due canali resiniferi.  I coni maschili sono di colore giallo, talvolta leggermente arrossati. Sono riuniti in gruppi compatti e portati sopratutto sui rami dei palchi della parte mediana della chioma. I coni femminili sono resinosi, lunghi 12-19 cm e larghi 5-6 cm, di forma conica e terminanti in una punta leggermente attenuata, con squame ovulifere fulve e tomentose e brattee sporgenti. Dopo la disarticolazione dello strobilo, persiste sulla pianta per almeno un anno. Gli strobili sono portati in posizione eretta, sulle ramificazioni medio-alte della chioma.  I semi sono lunghi 10-15 mm, di forma schiacciata, quasi triangolare, di colore marrone. Si distingue da Abies alba Miller sopratutto per gli aghi più corti (in A. alba 10-20 mm, in A. nebrodensis 7-13 mm), rigidi e subspinosi, i rami giovani glabrescenti e per le pigne lunghe fino a 20 cm (in A. alba sino a 9 cm).

Biologia: Fiorisce a Maggio.

Ecologia: Boschi, Faggete (1600-1800 mslm).

Corologia: Endem. Sic.

Distribuzione nazionale: Rarissimo in Sicilia

Distribuzione regionale: Allo stato naturale esistono solo 30 esemplari adulti nel Vallone Madonna degli Angeli sulle Madonie. Tuttavia negli ultimi anni si è avuta una certa rigenerazione naturale, con la germinazione di diverse decine di piante in prossimità degli adulti.  L'epiteto specifico fa riferimento al vecchio nome delle Madonie che era appunto Nebrodi.

E' comunque possibile che in passato formasse estese formazioni forestali nei principali monti della Sicilia settentrionale, costituendo uno dei principali componenti della fascia colchica.

​Si tratta forse del più noto endemismo della Sicilia, ma anche di uno tra i più rari e minacciati benchè le misure di conservazione applicate lasciano ben sperare per il futuro. Un rischio è rappresentato dalla possibilità di un ibridazione con varie specie di abete esotici (Abies cephalonica e Abies alba) utilizzati per i rimboschimenti sulle Madonie. Proprio per questo è stato avviato un progetto volto all'innesto degli abeti esotici con la pianta autoctona. In siciliano è chiamato "Arvulu cruci cruci" in riferimento alla disposizione decussata dei rami.  Dal punto di vista sistematico la situazione di questa specie è piuttosto contr oversa, inzialmente descritta da Lojacono come varietà di Abies alba, è stato poi riconosciuta come specie da Mattei. Oggi è molto discussa la relazione con gli altri abeti mediterranei. In particolare dal punto di vista morfologico Abies nebrodensis appare come intermedio tra A. alba (con cui ha molti caratteri in comune),  A. cephalonica (per gli strobili femminili)  e  A. numidica (per gli aghi corti, ma le brattee non sono sporgenti). 

Secondo uno studio di L. Parducci & Al. condotto mediante l'analisi degli allozimi delle sopracitate specie di Abies, per spiegare l'origine dell'Abete dei Nebrodi, è stato proposto che all'inizio del Miocene un Abies progenitore fosse ampiamente distribuito in tutto l'emisfero Nord e arrivasse nell'Europa meridionale. Durante la crisi climatica del Miocene l'areale di questo ancestrale Abies si è frammentato, permettendo la differenzazione di nuove specie. In quel momento A. alba era probabilmente confinato all'Europa centrale e scendeva a sud sino all'Appennino, mentre altre specie erano presenti in alcune catene montuose di Spagna, Nord Africa e Penisola Balcanica. Alla fine del Miocene, con la crisi di salinirà del Messiniano, si è creato un collegamento tra Europa e Africa, permettendo alle specie africane (come A. numidica) di entrare in contatto con A. alba, e tramite ibridazione la comparsa di A. nebrodensis.  Nella succesiva era glaciale del Pleistocene, il cambiamento del livello del mare può aver favorito ulteriori contatti tra le tre specie. Con il successivo riscaldamento del clima nell'Olocene, A. nebrodensis si è definitivamente isolato dalle altre specie. Il declino sarebbe poi avvennuto principalmente negli ultimi 200 anni a causa dell'azione antropica.

 

In Sicilia è inoltre presente Abies cephalonica Loud., come naturalizzato sui mon ti della Sicilia settentrionale, risultato della opere di rimboschimento con altre conifere esotiche come Cupressus sempervirens L., Cedrus atlantica (Manetti ex Endl.) Carriere e Cedrus deodara (D. Don) G Don.

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