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VEGETAZIONE DELLA SICILIA

 

BREVE STORIA DELLA VEGETAZIONE DELLA SICILIA

La vegetazione come ci appare oggi è il risultato di una complessa serie di processi geologici, climatici e biologici che si sono susseguiti nel corso del tempo fin dalla nascita geologica dell'isola.  Facendo un passo indietro bisogna innanzitutto rivolgere l'attenzione alla formazione del mar Mediterraneo: circa 250 milioni di anni,  durante il Triassico, il supercontinente Pangea cominciò a fratturarsi, con la formazione di un vasto golfo (Tetide)  che fini per dividere due continenti noti come Eurasia (Nord) e Gondwana (sud). Nel Giurassico (circa 180 milioni di anni fa) in corrispondenza della linea di separazione di Pangea si formò il primo abbozzo del Mediterraneo, noto come Oceano Ligure-Piemontese, che tuttavia alla fine del Cretaceo (80 milioni di anni fa) in seguito al movimento della placca africana verso nord e il conseguente avvicinamento alla placca euroasiatica, si ridusse fino a sparire del tutto. In seguito allo scontro tra le due placche si crearono imponenti fenomeni orogenetici con la formazione di grandi catene montuose quali Alpi e Cucaso ma anche di Corsica, Baleari, parti della Spagna, monti della Cabilia (Algeria) e alcune porzioni di Calabria e Sicilia come l' Aspromonte e i monti Peloritani. Circa 30 mlioni di anni fa la Corsica e la Sardegna si staccarono da Francia e Spagna, compiendo una rotazione in senso antiorario sino a raggiungere la posizione attuale, determinando l'apertura di un piccolo oceano noto come Mare Algero-provenzale. Inoltre dalla collisione del blocco sardo-corso con Adria (appartenente alla placca africana) si originarono dei primordiali Appennini che si completano solo in seguito ala nascita e all'espansione del mar Tirreno circa 6-8 milioni di anni fa. In quel momento assunse la sua posizione attuale anche la Sicilia settentrionale. A completare la formazione dell'isola contribuirono nel corso del Quaternario fenomeni di vulcanesimo, come quelli responsabili della formazione dell'Etna circa 600.000 anni fa. La flora che esisteva nel Terziario, di cui si ha notizia soprattutto grazie alla presenza di pollini fossili nelle torbiere o alle impronte delle foglie nel travertino, è tipica di climi subtropicali caldi e umidi. Al livello del mare dominavano le foreste di specie laurilliche, alberi o arbusti sempreverdi appartenenti a varie famiglie come Lauraceae, Oleaceae, Rhamnaceae, Magnoliaceae, ecc. Di queste entità, ancora ben rappresentate nella laurisilva della Macaronesia, oggi in Sicilia si rinvengono solo pochissimi esempi, tra cui Laurus nobilis, Rhamnus lojaconoi, Ilex aequifolium, Daphne laureola, Viburnum tinus, che per lo più si sono potuti conservare solo in particolari condizioni di umidità, in alcune gole e valloni a bassa quota. Insieme alle laurifille era presente una ricca flora pteridofitica comprendente specie ancora oggi presenti in Sicilia come Woodwardia radicans, Pteris vittata, ecc.  Anche alcuni paleoendemismi ancora oggi rappresentati sulle rupi, hanno probabilmente origine nel Terziario come Ptilostemon greuteri, Bupleurum elatum, Iberis semperflorens o Hieracium lucidum, tutte caratterizzate dalla lignificazione dei fusti e da cui probabilmente si sono originate le specie terofite attuali. A quote superiori si insediava invece una foresta caducifoglia, affine alle formazioni attualmente presenti nella regione caucasica, comprendente specie appartenenti a generi come Castanea, Zelkova, Carpinus, Quercus, Acer, Taxus, Tillia, ecc. L'esempio più interessante che si è sorprendentemente conservato è certamente Zelova sicula, localizzata in un impluvio sui monti Iblei. Infine a quote superiori erano probabilmente presenti formazioni dominate da conifere, quali Abies, Cedrus e Pinus, di cui si rinviene ancora qualche esempio nell'area Mediterranea, come sull'Etna e sulle Madonie, benchè Abies nebrodensis si sia differenziato in tempi più recenti. La vegetazione subtropicale ebbe un improvviso tracollo in seguito alla chiusura della stretto di Gibilterra circa 6 milioni di anni fa, che provoco un graduale essiccamento del Mediterraneo e un conseguente cambio climatico, portando a condizioni di marcata aridità. E' in questo periodo che si diffondono specie xerofile provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente, spesso caratterizzate da un habitus a pulvino come alcuni gruppi di Astragalus e Centaurea, che si conservano oggi solo in condizioni di marcata aridità edafica anche ad alta quota, particolarmente in ambienti molto ventosi sulle creste. In questo periodo inoltre si diffondono varie graminacee che finiscono per costituire estese steppe, mentre nel Mediterraneo ormai ridotto a un pantano salmastro si diffusero specie alofile dei generi Limonium, Salsola, Suaeda e Limoniastrum, generalmente di origine asiatica. Questo periodo, noto come Crisi del Messiniano, lasciò inoltre evidenti tracce geologiche in Sicilia, come le estese formazioni evaporitiche della parte centro-meridionale dell'isola, tra cui le famose scogliere marnose (Trubi) dell'agrigentino, che testimoniano la riapertura dello stretto di Gibilterra e il riempimento del Mediterraneo circa 5 milioni di anni fa. Tuttavia il ritorno del mare non comportò la restaurazione della flora subtropicale del Terziario, infatti in seguito alla chiusura dello Stretto di Panama si modificarono le correnti a livello globale, determinando la formazione degli anticicloni estivi, responsabili dell'instaurarsi di un clima mediterraneo caratterizzato da una marcata stagionalità delle precipitazioni. Si affermano quindi specie sclerofille, ben adattate a superare periodi critici di aridità, come Quercus ilex, Quercus suber, Myrtus communis, Pistacia lentiscus e le altre tipiche specie della macchia ancora oggi ben rappresentate. In seguito le glaciazioni del Quaternario (l'ultima nota come Wurmiana 10.000 anni fa), benchè non abbiano stravolto in modo radicale la vegetazione della Sicilia, comportarono delle fluttuazioni nella diffusione altimetrica delle sclerofille, a favore di specie settentrionali e orientali che in Sicilia trovarono stazioni di rifugio, come Fagus orientalis o Betula pendula, che nei periodi più caldi interglaciali si rifugiavano nelle zone più alte come accade ancora oggi. Nel quaternario vi furono inoltre frequenti collegamenti con l'italia e Malta, che determinarono l'arrivo in Sicilia di entità appenino-balcaniche dalla Calabria  e africane da Malta. Infine non va dimenticato nelle ultime migliaglia di anni l'impatto delle attività umane nella modifica dell'assetto della vegetazione, sia per lo sfruttamento agricolo del territorio, l'allevamento, l'urbanizzazione ma anche per l'introduzione di specie esotiche invasive che caratterizzano il paesaggio vegetale attuale delle aree antropizzate, come Oxalis pes-caprae, Opuntia sp., Agave sp., ecc.

Per quanto riguarda la vegetazione naturale attuale si possono sinteticamente considerare alcune fasce secondo l’altitudine:
- Fascia litoranea e collinare: rappresenta la zona mediterranea che in origine doveva essere occupata da foreste di quercie sempreverdi come il leccio (Quercus ilex) e la sughera (Quercus suber) o di specie caducifoglie appartenenti al gruppo della roverella. Nelle zone più calde vicine al mare le formazioni forestali possono essere sostituite da aspetti di macchia come quelli caratterizzati dai ginepri (Juniperus turbinata, Juniperus oxycedrus), lentisco e altri arbusti sclerofilli che in genere formano una stretta fascia interposta tra le formazioni alofitiche più prossime al mare e la vegetazione boschiva dell'interno. Tuttavia oggi resta ben poco dell’originaria vegetazione, che è stata sostituita da diverse forme di degradazione come gli ampelodesmeti o altre forme di prateria e da comunità arbustive di vario genere. Sono comunque ancora rappresentati lembi più o meno estesi delle formazioni boschive originarie, benchè spesso degradate, dominate da specie quercine: le sugherete su suoli quarzarenitici e le leccete, che si sviluppano soprattutto su substrati calcarei. Sui suoli profondi prevalgono invece le quercie caducifoglie appartenenti al ciclo della roverella (Quercus pubescens). Ancor più rari sono i boschi naturali di conifere mediterranee come Pinus halepensis, Pinus pinea e Pinus pinaster, che assumono in genere il significato di formazioni pioniere.
- Fascia submontana: Alle quote di media montagna la vegetazione naturale è caratterizzata dai boschi di querce caducifoglie. Le specie quercine dominanti nelle condizioni più calde e aride di questa fascia appartengono all’ampio gruppo della roverella (Quercus pubescens), mentre in condizioni climatiche più fresche, con una marcato carattere oceanico, vegetano il cerro (Quercus cerris) soprattutto sui Nebrodi, la rovere (Quercus petraea) sulle Madonie, l’endemico cerro di gussone (Quercus gussonei) sui Nebrodi e a Ficuzza.  Spesso l’uomo ha sostituito tali specie con il nocciolo (Corylus avellana) o il castagno (Castanea sativa). Le forme di degradazione sono rappresentate da arbusteti mesofili dominati da varie rosacee come i peri selvatici (Pyrus sp.) o dalle praterie di ampelodesma.
- Fascia montana: La fascia montana comprende solo le quote più alte di Nebrodi, Madonie ed Etna. La formazione forestale prevalente è rappresentata dalle faggete, boschi che vedono la prevalenza di Fagus sylvatica, a cui si accompagnano talvolta Acer peudoplatanus, Taxus baccata, llex aequifolium ecc.  E’ comunque da sottolineare che tra le varie fasce non vi sono limiti rigidi, infatti sono frequenti boschi misti dove le formazioni forestali tipiche di fasce diverse entrano in contatto, come nelle zone sommitali delle Madonie in cui il leccio entra in contatto con il faggio. Un cenno a parte meritano due specie arboree endemiche:  l’abete delle Madonie che in passato doveva formare boschi piuttosto estesi, oggi ridotto a pochi esemplari e la betulla dell’Etna (Betula aetnensis), talvolta associato al pioppo tremolo (Populus traemula) e al pino laricio (Pinus nigra ssp. laricio) che forma ampi boschi sul vulcano con l’endemica ginestra dell’etna (Genista atnensis). In alcune aree scoperte si rinvengono arbusteti montani carattetizzati da varie specie di sorbi (Sorbus sp. pl.), il crespino dell’Etna (Berberis aetnensis) ecc.  Una vera e propria vegetazione sopra il limite del bosco si riscontra solo sull’Etna, ma anche nella alte Madonie a causa della degradazione dell’originaria copertura vegetale si trovano aspetti simili. Tale vegetazione è dominata dagli arbusti pulvinanti di Astragalus nebrodensis sulle Madonie e da Astragalus siculum sull’Etna, mentre a quote ancora superiori gli astragaleti (solo sull'Etna) sono sostituiti da rade praterie di Bellardiochloa aetnensis.

Seconda la suddivisione fitogeografica più utilizzata, la Sicilia appartiene al Regno Olartico, alla regione Mediterranea e alla provincia Ligure-Tirrenica, al cui interno differenzia il Dominio Siculo, a sua volta diviso nel settore Eusiculo e Pelagico (comprendente Malta e le isole Pelagie). Ciascun settore comprende poi diversi distretti che saranno trattati separatamente.

 

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